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Nazionale, Tommasi: “Difficile ripartire se Tavecchio non lascia. Ora nuove elezoni”

Un primo e un secondo tempo finiti in parità in attesa dei supplementari e senza escludere i rigori. Trascorre così la giornata in via Allegri dove, dopo il disastro della mancata qualificazione ai mondiali, Carlo Tavecchio riunisce i vertici del calcio per una riunione informale. Che il capo del calcio non abbia nessuna intenzione di dimettersi è cosa nota, altrettanto vale per il destino segnato di Gian Piero Ventura. La partita però è tutta da giocare e che la situazione non sia propriamente idilliaca lo si capisce già raccogliendo le voci del pre incontro. L’unico a gongolare è il capo degli arbitri Marcello Nicchi che fa notare come i suoi fischietti saranno gli unici che il mondiale lo faranno comunque: “e faremo bella figura”, assicura. Gabriele Gravina, uno non certo vicino alle posizioni di Tavecchio con la sua Lega Pro dice che le eventuali dimissioni del numero uno del calcio italiano sono “un fatto soggettivo” e che a lui interessa soprattutto: “fare in modo che questo fatto negativo dia il via ad una vera rivoluzione del calcio italiano”. Dalla parte di Tavecchio c’è senza dubbio Renzo Ulivieri, che con l’assoallenatori ha contribuito alla sua elezione. “Abbiamo fiducia nel programma – argomenta – anche se non qualificarsi costituisce in problema, non siamo stupidi da non capire”.

Frasi da zero a zero. Poi la partita si infiamma quando Damiano Tommasi esce anzitempo dalla riunione. “Tavecchio ha comunicato che non si dimette. Noi invece pensiamo che non si possa non ripartire dalle elezioni”, dichiara senza giri di parole. “Volevamo sentirci, dire che si riparte da zero e si va a nuove elezioni. Se questa è la premessa, per noi è difficile parlare di altro”, aggiunge. Se il primo gol è dei ‘dissidentì, a stretto giro di posta Tavecchio pareggia e, almeno dal suo punto di vista, passa in vantaggio. Il metodo è un comunicato stampa tanto scarno quanto denso di notizie. La prima, quella più attesa dal popolo dei calciofili, è l’esonero di Gian Piero Ventura dalla panchina della Nazionale (anche se la parola esonero non viene espressamente scritta nella nota, ndr). La seconda, invece, è “l’indisponibilità” di Tavecchio a rimettere il mandato.

A spiegare meglio cosa succederà è Cosimo Sibilia, una delle figure chiave con la sua Lega Dilettanti. “Ci sarà a breve un consiglio federale dopo questa riunione. Ora Tavecchio porterà un programma sul quale chiederà la fiducia. Prima vedremo cosa dirà nel consiglio federale e poi ci esprimeremo, non in modo pregiudiziale”. E per la prima volta dopo la maledetta notte di San Siro è proprio lo stesso Tavecchio a scendere in campo davanti alle telecamere con una dichiarazione dove glissa sul suo futuro e rilancia. La carta da spendere è quella del nuovo Ct, dopo aver comunicato a Ventura “che non abbiamo più bisogno dei suoi servizi”. Il numero uno di Via Allegri rivela a tal proposito di valutare “orizzonti di allenatori importanti” sperando “di poterli portare a termine”. Il piano di gioco di Tavecchio insomma è chiaro: arrivare al consiglio federale di lunedì dove si farà l’effettiva conta dei voti con un nome grosso da mettere sul tavolo che possa rendere più malleabile l’opinione pubblica e ricompattare la sua maggioranza per portare a termine il suo mandato fino alla naturale scadenza. A pareggiare i conti in serata arriva però l’intervento di Giovanni Malagò. Il presidente del Coni, dopo aver detto ieri che se fosse stato in Tavecchio si sarebbe dimesso, “prende atto” dell’esito della riunione odierna e continua “a riconoscere Tavecchio come capo del calcio perché è stato eletto su questi presupposti democratici” ma “questo non vuol dire che non mi sento di esprimere un’opinione secondo me più che legittima”. Da stasera a lunedì, dove fra le altre cose si svolgeranno anche gli stati generali dello Sport, insomma si cercherà una sorta di ‘moral suasion’ verso chi in consiglio ha in mano il destino di Tavecchio. Poi sarà la volta dei tempi supplementari.