Non ha fine la crisi di banca Carige. Nella notte è saltata la costituzione del consorzio di garanzia per l’aumento di capitale da 560 milioni di euro, deliberato dal consiglio di amministrazione dell’istituto per mettere in sicurezza i conti nell’ambito del piano di risanamento dell’ad Paolo Fiorentino. Il cda si è riunito di nuovo giovedì mattina per “informare consiglieri e sindaci della situazione e valutare i prossimi passi” e si aggiornerà in serata. Fiorentino “verificherà nelle prossime ore l’esistenza dei presupposti per il proseguimento del piano di risanamento della Banca e per una eventuale proroga dei termini dell’operazione”. La Bce ha dato tempo a Carige fino a fine 2017 per rafforzare il proprio capitale per la terza volta dopo le ricapitalizzazioni del 2014 e del 2015. L’ex presidente Giovanni Berneschi, arrestato nel 2014, è stato nel frattempo condannato a 8 anni e due mesi per truffa ai danni dell’istituto.
Secondo alcune fonti il cda ha fissato il prezzo dell’aumento a 1 centesimo ad azione contro gli 1,7 euro ad azione pagati nel 2015 dalla famiglia Malacalza per diventare primo socio dell’istituto. I vertici starebbero cercando di convincere Unipol a prendere parte alla ricapitalizzazione. Gli analisti di Banca Akros evocano invece nella loro nota mattutina la possibilità di un intervento dello Stato. Con l’avvio di una risoluzione, si legge nel report, “seguirebbe probabilmente una separazione delle attività buone dalle cattive, con la banca ponte che potrebbe essere ricapitalizzata con l’intervento dello Stato e fusa a un istituto più grande”. Lo stock di crediti deteriorati “sarebbe probabilmente trasferito a un investitore specializzato per il recupero futuro”. Un quadro simile a quello visto per Veneto Banca e Popolare di Vicenza, cedute a Intesa con una corposa dote di soldi pubblici. Un altro analista spiega a Reuters che in assenza di aumento o dell’intervento di un cavaliere bianco a pagare il conto saranno i contribuenti o il sistema bancario italiano. In attesa di un nuovo comunicato, il titolo è sospeso dalle contrattazioni di borsa. E a Piazza Affari gli altri titoli bancari sono in profondo rosso.
Il terzo aumento in pochi anni avrebbe dovuto partire lunedì prossimo e terminare entro i primi di dicembre coinvolgendo i primi due azionisti, Malacalza Investimenti e Gabriele Volpi, che oggi hanno rispettivamente il 17,6% e il 6% della banca. La banca genovese fa notare che il problema della mancata formazione del consorzio di garanzia si è creato “nonostante l‘ottenimento dell‘autorizzazione da parte delle autorità di vigilanza e i positivi riscontri ricevuti per l‘acquisizione formale di manifestazioni di interesse e di specifici obblighi di garanzia da parte di nuovi investitori istituzionali”. Nelle scorse settimane era stato reso noto che Barclays, Credit Suisse e Deutsche Bank avevano aderito a un pre-consorzio di garanzia subordinato a una serie di condizioni, tra cui un buon andamento del processo di cessione di asset e di sofferenze e la mancanza di incertezze sulla continuità aziendale.