Mentre la Ue contesta i conti italiani, il ministero di Padoan avvia le cessioni alla controllata che formalmente è fuori dal perimetro pubblico. Via XX Settembre intende mantenere in portafoglio piccole quote dei due gruppi in modo da continuare ad avere un ruolo nella nomina dei consigli di amministrazione
La Cassa depositi e prestiti ha ricevuto nei giorni scorsi una lettera del Tesoro che formalizza la vendita di quote di Eni ed Enav e la sta valutando. Lo riporta Reuters, dopo che Il Sole 24 Ore ha scritto che il ministero dell’Economia ha formalmente avviato il processo di cessione delle quote, rispettivamente il 3,3% e il 50,37%, con una lettera al gruppo guidato da Fabio Gallia. Che è controllato dalla stessa via XX Settembre ma sulla carta è fuori dal perimetro della pubblica amministrazione, cosa che consente “partite di giro” di questo genere mirate a ridurre, sulla carta, il debito pubblico. Un’urgenza sempre più pressante per il ministro Pier Carlo Padoan alla luce delle contestazioni della Commissione europea sui conti italiani.
L’introito atteso, in base agli attuali valori di Borsa delle due società, è di circa 2,8 miliardi di euro. Per quest’anno il target del governo per i proventi da privatizzazione è stato ridotto a 0,2 punti di pil, circa 3,5 miliardi di euro. Il Tesoro intende mantenere in portafoglio il 3% di Enav e l’1% di Eni in modo da continuare ad avere un ruolo nella presentazione delle liste per il rinnovo dei consigli di amministrazione. Nessuna delle parti in causa per ora ha commentato. Secondo il quotidiano di Confindustria, la formalizzazione dell’operazione sarà all’ordine del giorno di un cda della Cdp a dicembre.
La settimana scorsa Giuseppe Guzzetti, presidente della lobby delle fondazioni bancarie (Acri) che hanno il 16% di Cdp, aveva dato il via libera all’eventuale conferimento alla Cassa della quota del Tesoro in Enav perché “non è una società in crisi, distribuisce dividendi”. Al contrario, ha ribadito, Cdp non può essere messa in mezzo per il salvataggio di aziende in crisi come Alitalia o per esigenze di risanamento pubblico. “Molti dimenticano che lo statuto della Cdp vieta di investire in aziende in passivo”, ha ricordato. “Cdp non può per statuto metter soldi in Alitalia, non può essere la Croce rossa, non è un ente a disposizione delle esigenze di risanamento, deve investire in aziende sane”. “Fin qui questo limite di non avviare Cdp su strade vietate è stato difeso. Qualora questo dovesse verificarsi non voteremo mai o impediremo qualsiasi iniziativa che compromettesse gli equilibri di bilancio di Cdp, questo deve essere chiaro a tutti”.
Guzzetti ha espresso riserve anche sul progetto Capricorn sponsorizzato da Matteo Renzi, cioè l’ipotesi emersa di conferire alla Cassa le più importante partecipazioni del Tesoro. “Noi ipotesi di questo genere non le conosciamo. Ci hanno smentito che si stiano approfondendo. Senza il nostro voto lo statuto di Cdp non si cambia”.