Ancora Fausto Brizzi, ancora molestie. Dopo che due attrici e modelle intervistate da Le Iene hanno indicato nel regista romano il possibile autore di avance aggressive e reiterate durante finti provini nella sua casa/studio di San Lorenzo a Roma, è il turno della direttrice di una scuola di recitazione e della tatuatrice Vanya Stone. Intervistata dal settimanale Grazia la doppiatrice Rossella Izzo in veste di direttrice dell’accademia Actor’s Planet ha ricordato uno spiacevole episodio accaduto a diverse allieve della sua scuola di recitazione. “Abbiamo allontanato lui e anche altri – ha spiegato la Izzo al settimanale Mondadori – Se qualcuno non sa tenere a posto le mani è giusto che gli venga data una bacchettata”. La voce della sorella gemella della regista Simona arriva dopo che una delle ragazze allieve di Actor’s Planet ha raccontato per filo e per segno a Grazia l’approccio di Brizzi per un’eventuale provino post accademia. Il fatto sarebbe avvenuto circa un anno fa con la solita scusa dei “massaggini” e l’ipotesi di essere “disposta a tutto” pur di diventare famosa. “Non sapevo a che cosa si riferisse, non ha detto nient’altro, a quel punto, però, non mi sentivo neanche tanto a mio agio e ho preferito che l’incontro finisse”, ha spiegato la ragazza che ha voluto rimanere anonima. La Izzo ha così confermato le voci che erano già girate tra le allieve della sua scuola, e rilanciato con parole piuttosto gravi: “Abbiamo allontanato lui e anche altri, alcuni maestri che magari avevano strane idee sono stati allontanati dall’accademia. Una selezione naturale tra uomini più spavaldi e persone irreprensibili e dignitose. Se qualcuno non sa tenere a posto le mani, è giusto che gli venga data una bacchettata. Purtroppo è una realtà, è giusto che qualcuno la denunci, e che questi uomini, messi di fronte alla loro pochezza, si debbano difendere. Che lo facciano con la loro faccia e con le loro palle, viste che le hanno. Io non difenderò mai nessuno di loro”.
Vanya Stone, invece, di professione è tatuatrice. Circa due anni fa ha presentato un esposto per molestie contro Fausto Brizzi. Sempre al settimanale Grazia la donna ha spiegato che all’epoca le forze dell’ordine a cui si era rivolta le risposero che non c’erano prove e che quindi non si poteva agire. Anche se la sua versione dei fatti ritrae nuovamente il regista romano nel suo solito “metodo”: il tentativo di assalto che va a vuoto e l’uomo che finisce col masturbarsi davanti a lei. “Sono una tatuatrice e lavoro spesso per il cinema. Mi piace anche recitare e in passato ho fatto un paio di ruoli. Un giorno, su Facebook, Fausto Brizzi mi scrive dicendomi che ho un viso interessante e che gli piacerebbe conoscermi per, forse, usarmi in un film”. L’oramai risaputa trafila si ripete: invito nello studio nel quartiere di San Lorenzo, a Roma, loft a due piani, Jacuzzi e lettone. Brizzi che spiega alla ragazza il significato dei tanti accorgimenti nell’arredamento (“spesso mi fermo qui dopo il lavoro”), ed ecco le foto che richiedono uno spogliarello completo: “Resto in mutande e reggiseno e lui comincia a toccarmi e a fare apprezzamenti. Io mi sento a disagio, per cui mi rivesto di corsa. A quel punto mi offre un massaggio io rifiuto e lui mi si siede vicino e riprende a toccarmi. Lì accanto vedo la foto di una donna e gli chiedo se quella sia sua moglie. Lui mi dice che non lo è ancora, che si devono sposare due giorni dopo. E poi, all’improvviso, si spoglia e prende a masturbarsi”. La ragazza dice di essere rimasta paralizzata e di avere avuto davanti a lei due “occhi che la fissavano e che facevano paura”. “Poi sono riuscita a sbloccarmi: sono saltata in piedi e gli ho gridato che era un porco, un pervertito. Lui mi ha afferrata per le braccia cercando di fermarmi, dicendomi che, in fondo, sapeva che piaceva anche a me. Gli ho dato una spinta e sono fuggita giù per le scale”. Pianti ininterrotti, tre notti insonni, confessione alla madre, e via ai carabinieri che però non le credono e non registrano, a quanto pare, nemmeno la denuncia. “Mi hanno detto che non avevo prove, che non potevano agire. Non so neanche se mi hanno creduto”.