Non di solo potere vive l’uomo. Anche e soprattutto di stipendi: Carlo Tavecchio, assediato da richieste di dimissioni da ogni parte dopo il fallimento mondiale della nazionale e arroccato nel suo palazzo di via Allegri, da quando è diventato il grande capo del pallone italiano se ne è intestati ben cinque. E si capisce bene perché ora sia così restio a mollare la poltrona. Uno lo incassa di diritto, la diaria prevista dal Coni, l’unica che gli spetterebbe in qualità di presidente federale. Altri in maniera molto più arbitraria, al punto da dover promettere di donare tutto in beneficenza, come per il compenso da commissario della Lega Serie A. Oppure da nasconderli fra le pieghe di bilanci riservati, da amministratore delle società partecipate della Figc o della Lega Dilettanti. In totale si arriva ad una cifra ampiamente superiore ai 100mila euro. La base di partenza sono i 36mila euro lordi annui che arrivano dal Coni, a Carlo Tavecchio come a tutti gli altri 43 numeri uno delle Federazioni sportive. Per legge, i presidenti delle discipline sportive nel nostro Paese non hanno un vero e proprio stipendio, percepiscono solo un’indennità fissa. La cifra  sarebbe onnicomprensiva, e su questo sia Giovanni Malagò che il segretario generale Roberto Fabbricini sono sempre stati molto chiari. Ma Tavecchio (e altri come lui: non è l’unico ad aver escogitato simili espedienti) non poteva certo accontentarsi di questi pochi spiccioli.

Il grosso delle sue entrate viene da lontano. Non troppo, sempre nel mondo del calcio: dal suo vecchio impero dei Dilettanti (di cui è stato dominus incontrastato per 16 anni), che Tavecchio non ha mai voluto abbandonare completamente anche dopo aver fatto il grande salto in Figc. Quando a inizio 2017, dopo due sfortunati interregni, si è convinto (anche per intercessione del Coni) a cedere la mano a un presidente vero (il senatore di Forza Italia, Cosimo Sibilia), lui ha preteso di mantenere due posizioni, che occupa tutt’ora. Forse non proprio prestigiose (non ve n’è traccia esplicita da nessuna parte, se non nei documenti interni), di certo remunerative: amministratore della Lnd Servizi srl e della Lnd Immobili srl, partecipate al 100% dalla Lega Dilettanti, che si occupano rispettivamente della gestione immobiliare e di tutti gli affari economici di varia natura della Lega. Per entrambe è previsto un compenso, omesso nei verbali d’assemblea, ma presenti nelle note integrative al bilancio di cui ilfattoquotidiano.it è in possesso.

Alle carte (datate a marzo 2016) della società immobiliare, Tavecchio è presidente unico del consiglio d’amministrazione, per cui sono previsti 35.807 euro. Poi c’è la Lnd Servizi, carrozzone che al bilancio redatto l’anno scorso segna oltre un milione di euro tra consulenze e collaborazioni di varia natura. Qui Tavecchio è in compagnia di altri due dirigenti, ma insieme al numero degli amministratori cresce anche il loro compenso: 87.300 euro, da spartire per tre (e a quanto si dice nemmeno in parti uguali). Spostandoci di qualche centinaia di metri nei quartieri bene della Capitale, invece, troviamo la FederCalcio srl, partecipata direttamente dalla Figc: anche qui Tavecchio, come rivelato da un’inchiesta del quotidiano La Verità, ha un ruolo in Cda, e quindi un altro stipendio. Siamo a quota quattro, ma non è ancora finita: a settembre Il Fatto.it aveva scoperto che il presidentissimo si era fatto attribuire un compenso di circa 45mila euro per i suoi servigi da commissario straordinario della Lega Serie A (carica che poi è anche stata prorogata fino a fine novembre). Circostanza che aveva infastidito non poco il presidente del Coni Malagò, tanto che il diretto interessato aveva dovuto precisare di essere intenzionato a devolverli in beneficenza (aspettiamo la conferma dell’avvenuta donazione). Il trucco c’è, l’inganno pure: le direttive impongono ai presidenti di rinunciare ad ogni altro introito dalla Federazione. Ma in questi casi i soldi arrivano da partecipate, o dalle Leghe (associazione privatistiche) e da loro società affiliate. Su cui il Coni non ha alcun controllo diretto, e neppure indiretto visto che i bilanci non sono pubblici. Così Tavecchio ha potuto più che triplicare il suo stipendio base. Comandare il calcio conviene, farsi da parte molto meno.

Twitter: @lVendemiale

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