LA SIGNORA DELLO ZOO DI VARSAVIA di Niki Caro. Con Jessica Chastain, Daniel Brühl, Johan Heldenbergh Rep Ceca/GB/USA 2017. Durata: 127’
Voto 2,5/5 (AMP)
Dall’estate 1939 al termine del secondo conflitto mondiale i coniugi Żabiński utilizzarono il proprio zoo al centro di Varsavia quale rifugio segreto per centinaia di ebrei perseguitati dal nazismo: li salvarono quasi tutti. Edificante storia vera con tanto di bestseller derivato per mano di Diane Ackerman, la vicenda diventa un film per la regia della neozelandese Niki Caro, talento esploso col folgorante La ragazza delle balene nel 2002. Davanti alla macchina da presa la cineasta sceglie il volto e il corpo (qui) formoso di Jessica Chastain (anche produttrice esecutiva del film) nei panni della “signora” di cui il titolo, donna Antonina Żabińska, sensibile e capace in termini di cura degli animali, animo di rara generosità. Ma purtroppo la pur brava Jessica non basta a sollevare le sorti artistiche di un’operazione cinematografica smaccatamente piegata sul contenuto: la forma latita di interesse, la narrazione è televisivamente lineare in un’estetica patinata e rassicurante, i dialoghi retorici non danno forza (né sostegno) alla verità drammatica retrostante. Dal ghetto allo zoo, due forme diverse e di segno opposto di reclusione per il popolo ebraico vessato: l’uno verso la morte, l’altro verso la salvezza. Il messaggio persiste ma resta quasi esclusivamente in superficie, e sulla medesima geografia è inevitabile rimpiangere da una parte Il pianista di Polanski e dall’altra – in termini di omaggio ai Giusti tra le Nazioni – lo Schindler di Spielberg.