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Gian Piero Ventura, l’ex ct parla dopo l’esonero: “Sconfitte non si spiegano con una sola verità. Ci sono interrogativi”

Per la prima volta dopo l'esonero, l'ex allenatore della Nazionale racconta le sue sensazioni dopo la mancata qualificazione a Russia 2018: "Nel momento dell’insuccesso bisogna dare risposte ad una lunga serie di interrogativi"
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“Le sconfitte non si possono spiegare con una sola verità”. Gian Piero Ventura parla per la prima volta dopo l’esonero. L’ex commissario tecnico della Nazionale, licenziato dopo la mancata qualificazione a Russia 2018, fornisce la sua versione all’Ansa. “Nel calcio, le vittorie sono sempre il prodotto del merito di tanti – dice – Allo stesso tempo le sconfitte, soprattutto quelle più dolorose, non si possono spiegare con una sola verità: nel momento dell’insuccesso bisogna dare risposte ad una lunga serie di interrogativi”.

Un messaggio sibillino, di fronte a diversi retroscena legati ai giorni precedenti al pareggio fatale contro la Svezia a San Siro. E pure di fronte alle mancate dimissioni di Carlo Tavecchio, che ha preferito passare per il Consiglio federale – in programma lunedì – dove si presenterà con una serie di proposte per rilanciare il calcio italiano, mai fuori da un mondiale dal 1958 a oggi.

“Sono stati, e sono, giorni difficili e di profondo dispiacere: provo una sensazione di incompiutezza dal momento in cui non ho raggiunto il traguardo dei Mondiali – spiega Ventura – Guidare la Nazionale mi ha trasmesso senso di appartenenza ed orgoglio mai provati prima perché non ci può essere niente di più grande”. Molti lo hanno accusato per diverse decisioni sia tattiche (insistere con il 3-5-2) che tecniche, in particolare l’esclusione di Lorenzo Insigne: “Ho lavorato con tutto me stesso, con serietà e professionalità: non sono riuscito là dove ero convinto di farcela alla guida di un gruppo di ragazzi che non smetterò mai di ringraziare”, afferma l’ex commissario tecnico, che riceverà 800mila euro per gli ultimi 7 mesi di contratto.

“Nel momento della ripartenza sarò il primo tifoso. Ho lavorato anche per preparare i più giovani al grande salto che potevano, e possono, ancora fare in modo da arricchire tutto il nostro movimento”, ha concluso augurando al proprio successore – Tavecchio lavora per convincere Carlo Ancelotti – di riportare l’Italia dove merita.

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