A Bologna, oltre allo strabiliante Fico, c’è Milo Manara. O meglio la mostra antologica “Nel segno di Manara”, che ho già visto e che vi segnalo perché è molto bella ed è allestita a Palazzo Pallavicini, strepitosa dimora del 1700. Strepitoso è sempre stato per me l’illustratore, tanto che sono riuscita a farmi un selfie, a stringergli la mano mentre gli raccontavo che in passato ho raccontato in tv cosa fosse l’ovetto wireless con le immagini da lui disegnate.
Faccio un passo indietro.
“Il gioco” è forse il suo fumetto più conosciuto da cui ne fu tratto anche un film datato 1985, il cui titolo era “Le Déclic”. Ovviamente chi c’era in prima fila? Moi! La storia ruota attorno ad un telecomando collegato ad un chip inserito nel cervello della protagonista. Questo piccolo apparecchio, governato da un uomo invaghitosi della bellissima fanciulla, fa sì che la stessa, prima pudica e riservata, si lasci andare a situazioni spinte e ad alto tasso erotico.
Circa dieci anni fa, l’azienda francese Love to Love lanciò sul mercato una linea di oggetti del piacere dedicata a Manara: spanker, condoms, cosmetici erotici commestibili che ritraevano i personaggi e le donnine del celebre fumettista.
Tra tutti, a quel tempo commerciante, fui letteralmente abbagliata dall’ovetto: una piccola ogiva vibrante che veniva inserita in vagina. L’accessorio allegato era ovviamente il piccolo telecomando che poteva attivare l’ovetto – 10 modalità di vibrazione – in qualsiasi momento e a distanza.
Diciamo che l’effetto era, più che per il piacere stesso, per il senso di divertimento, di dominio e di sottomissione. Funzionava a pile e francamente lo si acquistava più per la scatola con stampato il fumetto, che per la qualità dell’oggetto stesso. Però sicuramente tante coppie si sono divertite.
Oggi l’industria si è evoluta e molte sono le aziende che propongono sex toys per l’autoerotismo o per il piacere senza fili. Si scarica l’app e se tu sei a Torino, lui a Bali, si può godere insieme.
Il problema è che ogni tanto anche la tecnologia così sofisticata, inciampa: We Vibe, il sex toy di coppia nato nel 2006 – prima! – che sembrava un auricolare, si è modernizzato a tal punto che con la sua app ha creato un pandemonio. L’azienda produttrice ha dovuto risarcire 10mila dollari canadesi (mica pizza e fichi), a chi ha dimostrato di aver usato l’oggetto in causa e la relativa applicazione tramite la quale si raccoglievano dati molto privati.
Adesso tocca alla cinese Lovense, per altro semisconosciuta: alcuni acquirenti hanno segnalato un bug della app che registrava sospiri a altro delle sessioni di autoerotismo. In più pare che per accedere a tutte le funzionalità, l’azienda non chieda nemmeno l’autorizzazione per la privacy.
Quello che predico ormai da anni, è di fidarsi dei brand più consolidati e di quello che vi consiglia la vostra coach. Meditate gente meditate e non fatevi prendere troppo dall’acquisto compulsivo dettato dall’ormone ballerino.
Per ciò che riguarda l’ovetto ormai un po’ vintage di Manara, posso dirvi che aveva la stessa frequenza del portone automatico del garage, ma la privacy, fortunatamente, era assolutamente protetta.
Potete seguirmi sul mio sito http://www.sensualcoach.it/