Nato a Corleone il 16 novembre del 1930 da un famiglia contadina. Il metro e 58 d’altezza gli vale il soprannome di “U Curtu“. Nel 1956 viene arruolato nel gruppo di fuoco del mafioso Luciano Leggio (anche noto come Liggio, ndr), di cui diventerà vice. Nella banda anche Bernardo Provenzano. Processato viene mandato al soggiorno obbligato nel 1969, ma non lascia la Sicilia e da latitante inizia a eliminare i nemici. Coinvolto in oltre 100 omicidi, condannato a 26 ergastoli. Arrivano i primi delitti politici: l’ex segretario provinciale della Dc Michele Reina e il governatore Piersanti Mattarella. Dopo la cattura di Leggio, Riina prende il suo posto nel triumvirato mafioso assieme a Stefano Bontate e Tano Badalamenti. Condannato nel “maxiprocesso” dopo le rivelazioni del primo pentito di rango Tommaso Buscetta, dichiara guerra allo Stato. Nel mirino i giudici Falcone e Borsellino, a cui si doveva il maxiprocesso. Inizia la stagione delle stragi. Il 12 marzo 1992 muore Salvo Lima, il 23 maggio e il 19 luglio Falcone e Borsellino. Il 15 gennaio del 1993 i carabinieri del Ros lo arrestano dopo 24 anni di latitanza, ma sull’operazione restano molti punti oscuri. Nella versione ufficiale fu consegnato dal suo ex fedelissimo, Baldassare Di Maggio, che avrebbe raccontato del bacio tra Riina e l’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Per altri sarebbe stato l’amico di sempre Provenzano, contrario all’attacco frontale allo Stato, a venderlo ai carabinieri. La sua morte lascia senza risposte molte domande sul rapporto mafia-politica e sulla stagione delle stragi (Ansa)