Mafie

Totò Riina, il boia, è morto. Ora l’attacco al 41-bis sarà più forte che mai

E’ morto Salvatore RiinaLa furia di Riina l’abbiamo conosciuta la notte del 27 maggio 1993 all’1.04. Prima di essere arrestato aveva dato l’ordine ai suoi uomini armati: andate e uccidete, perché quei morti a qualcuno servono per fare politica.

La politica, che in via dei Georgofili aveva interessi da far valere usando tritolo, ha trovato in Riina un “carro in corsa”, ci si è buttata sopra – così ebbe a dire il pm Gabriele Chelazzi. Travolgendo i nostri parenti con 277 chili di tritolo, quelle due forze dirompenti hanno iniziato una trattativa mafiosa senza precedenti nella storia Repubblicana.

Riina stanotte è morto. E’ morto al 41 bis il Capo della mafia, come era giusto che fosse. Sono 25 anni che perseguiamo questo obiettivo e in qualche misura lo abbiamo ottenuto. Certo, un 41 bis che fin dalle prime ore, quando il tritolo era ancora caldo, è stato minato in tutta la sua integrità. Il 41 bis voluto dal giudice Falcone perché doveva essere l’arma per sconfiggere la mafia, relegata al silenzio assoluto dietro le sbarre del carcere.

In questi 25 anni ha subito cambiamenti, ammorbidimenti, revisioni sempre e comunque in favore della mafiaLe “crostatine” legalizzate servite alla mafia stragista a colazione alla mattina, trascritte su circolari su carta bollata in questo ultimo mese, ne sono la prova oggettiva.

Il nostro boia Salvatore Riina è morto e ora l’attacco al 41 bis sarà più forte che mai, perché i boss che sono in carcere a regime detentivo speciale sono giovani, hanno figli che hanno concepito in carcere con le mogli alla nostra faccia, si sono laureati anche a nostre spese, fanno i gradassi nei processi, lanciano messaggi dal carcere e vogliono uscire. Ma, come si dice, noi siamo sempre qui a ricordare che la strage di via dei Georgofili “è stata la strage del 41 bis”, così come ha sempre detto il magistrato Gabriele Chelazzi.

Quello che infine va precisato bene è che Riina non si sarebbe mai pentito, mai avrebbe collaborato con lo Stato, e morendo all’accertamento della verità non ha precluso un bel nulla. Ora la verità va chiesta a Giuseppe e Filippo Graviano che dal carcere hanno figliato e sono il futuro della mafia, sempre che a pentirsi non siano i politici. E sarebbe molto meglio.

Quello che Riina invece porta con sé, è la giustizia per le vittime, si porta con sé infatti la possibilità di risarcimenti delle parti civili nei processi che lo riguardano, e per questo doveva vivere all’infinito: le sue vittime sono tante che non si possono neppure contare.