Totò Riina è morto alle 3.37 della notte a Parma, dove era detenuto in regime di 41 bis. Il capo dei capi aveva subito due interventi chirurgici negli scorsi giorni dopo l’aggravarsi delle sue condizioni cliniche ed era stato trasferito in terapia intensiva-rianimazione del reparto detenuti dell’ospedale Maggiore. Arrestato nel gennaio del 1993 dopo 24 anni di latitanza, era ancora considerato dagli inquirenti il capo indiscusso di Cosa nostra e nonostante il carcere duro – stando al quadro descritto negli scorsi mesi dalla magistratura – era ancora in grado di comandare.
Disposta l’autopsia, ospedale presidiato – La procura di Parma ha disposto l’autopsia sulla salma “trattandosi di un decesso avvenuto in ambiente carcerario”, mentre attorno l’ospedale del capoluogo è presidiato da polizia e carabinieri che si trovano in divisa all’accesso della sezione di Medicina legale e all’interno con personale in borghese. Giovedì, il ministro Andrea Orlando, aveva autorizzato la visita dei familiari in libertà ma nessuno di loro ha fatto in tempo a incontrarlo prima che morisse.
Nessuna benedizione della salma – Non risulta per ora che a Parma sia stata chiesta una benedizione della salma del boss. Nessuna richiesta in tal senso è stata fatta né al cappellano del carcere, frate Giovanni Mascarucci, né ai padri cappuccini che si occupano dei pazienti dell’ospedale dalla chiesa di San Francesco e neanche alla diocesi di Parma. Nessun religioso inoltre sarebbe stato interpellato nelle ultime ore del boss di Corleone. Per Riina, come prevedibile, non ci saranno funerali pubblici. “Ancora non ho informazioni se e quando la salma di Riina sarà trasferita a Corleone. Trattandosi di un pubblico peccatore non si potranno fare funerali pubblici. Ove i familiari lo chiedessero si valuterà di fare una preghiera privata al cimitero”, ha detto monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale.
Ventisei condanne all’ergastolo – Il padrino corleonese, 87 anni compiuti ieri, stava scontando 26 condanne all’ergastolo per decine di omicidi e stragi. Tra queste, quella di viale Lazio che rompe gli equilibri dell’organizzazione criminale, gli attentati del 1992 in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e quelli del 1993 a Milano, Roma e Firenze. Fu lui infatti a lanciare Cosa nostra in un’offensiva armata contro lo Stato nei primi anni ’90, dopo che le condanne del Maxi processo divennero definitive. A Riina viene attribuita anche la spietata strategia di sterminio dei pentiti e dei loro familiari “fino al ventesimo grado di parentela”.
Il carcere e i processi – Riina venne arrestato il 15 gennaio 1993. Nel 1995, anno della reclusione nel supercarcere dell’Isola dell’Asinara, è condannato per gli omicidi del tenente colonnello Giuseppe Russo, dei commissari di polizia Giuseppe Montana e Antonino Cassarà e dei politici Piersanti Mattarella e Pio La Torre. Nei quattro anni successivi arrivano anche le sentenze per gli omicidi di Carlo Alberto dalla Chiesa, del capo della squadra mobile Boris Giuliano, per la Strage di Capaci e gli attentati del 1993. È recluso in isolamento fino al 12 marzo 2001. Da quel giorno Riina ha la possibilità di vedere altri detenuti nelle ore di libertà. Subisce un intervento chirurgico nelle primavera 2003, e a maggio viene ricoverato all’ospedale di Ascoli Piceno per un infarto. Spostato nel carcere milanese di Opera, nel 2006 finisce all’istituto ospedaliero San Paolo sempre per problemi cardiaci, prima degli ultimi anni a Parma.
Si vantava dell’omicidio di Falcone – Mai avuto un cenno di pentimento, irredimibile fino alla fine, solo tre anni fa si vantava dell’omicidio di Falcone parlando con il detenuto pugliese Alberto Lorusso nel carcere milanese di Opera. E nella stessa occasione continuava a minacciare di morte magistrati come il pm Nino Di Matteo. L’ultimo processo a suo carico, ancora in corso, è quello sulla trattativa Stato-mafia, in cui era imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato insieme a carabinieri come Mario Mori e Antonio Subranni e politici come Marcello Dell’Utri e Nicola Mancino.
Cosa Nostra
Totò Riina, il capo dei capi di Cosa nostra morto nel carcere di Parma
Arrestato il 15 gennaio del 1993 dopo 24 anni di latitanza, era ancora considerato dagli inquirenti il capo indiscusso di Cosa nostra. Il padrino corleonese stava scontando 26 condanne all’ergastolo per decine di omicidi e stragi tra le quali quella di viale Lazio, gli attentati del ’92 in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e quelli del 1993 a Milano, Roma e Firenze. Disposta l'autopsia sulla salma. Il vescovo di Monreale: "No funerali pubblici"
Totò Riina è morto alle 3.37 della notte a Parma, dove era detenuto in regime di 41 bis. Il capo dei capi aveva subito due interventi chirurgici negli scorsi giorni dopo l’aggravarsi delle sue condizioni cliniche ed era stato trasferito in terapia intensiva-rianimazione del reparto detenuti dell’ospedale Maggiore. Arrestato nel gennaio del 1993 dopo 24 anni di latitanza, era ancora considerato dagli inquirenti il capo indiscusso di Cosa nostra e nonostante il carcere duro – stando al quadro descritto negli scorsi mesi dalla magistratura – era ancora in grado di comandare.
Disposta l’autopsia, ospedale presidiato – La procura di Parma ha disposto l’autopsia sulla salma “trattandosi di un decesso avvenuto in ambiente carcerario”, mentre attorno l’ospedale del capoluogo è presidiato da polizia e carabinieri che si trovano in divisa all’accesso della sezione di Medicina legale e all’interno con personale in borghese. Giovedì, il ministro Andrea Orlando, aveva autorizzato la visita dei familiari in libertà ma nessuno di loro ha fatto in tempo a incontrarlo prima che morisse.
Nessuna benedizione della salma – Non risulta per ora che a Parma sia stata chiesta una benedizione della salma del boss. Nessuna richiesta in tal senso è stata fatta né al cappellano del carcere, frate Giovanni Mascarucci, né ai padri cappuccini che si occupano dei pazienti dell’ospedale dalla chiesa di San Francesco e neanche alla diocesi di Parma. Nessun religioso inoltre sarebbe stato interpellato nelle ultime ore del boss di Corleone. Per Riina, come prevedibile, non ci saranno funerali pubblici. “Ancora non ho informazioni se e quando la salma di Riina sarà trasferita a Corleone. Trattandosi di un pubblico peccatore non si potranno fare funerali pubblici. Ove i familiari lo chiedessero si valuterà di fare una preghiera privata al cimitero”, ha detto monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale.
Ventisei condanne all’ergastolo – Il padrino corleonese, 87 anni compiuti ieri, stava scontando 26 condanne all’ergastolo per decine di omicidi e stragi. Tra queste, quella di viale Lazio che rompe gli equilibri dell’organizzazione criminale, gli attentati del 1992 in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e quelli del 1993 a Milano, Roma e Firenze. Fu lui infatti a lanciare Cosa nostra in un’offensiva armata contro lo Stato nei primi anni ’90, dopo che le condanne del Maxi processo divennero definitive. A Riina viene attribuita anche la spietata strategia di sterminio dei pentiti e dei loro familiari “fino al ventesimo grado di parentela”.
Il carcere e i processi – Riina venne arrestato il 15 gennaio 1993. Nel 1995, anno della reclusione nel supercarcere dell’Isola dell’Asinara, è condannato per gli omicidi del tenente colonnello Giuseppe Russo, dei commissari di polizia Giuseppe Montana e Antonino Cassarà e dei politici Piersanti Mattarella e Pio La Torre. Nei quattro anni successivi arrivano anche le sentenze per gli omicidi di Carlo Alberto dalla Chiesa, del capo della squadra mobile Boris Giuliano, per la Strage di Capaci e gli attentati del 1993. È recluso in isolamento fino al 12 marzo 2001. Da quel giorno Riina ha la possibilità di vedere altri detenuti nelle ore di libertà. Subisce un intervento chirurgico nelle primavera 2003, e a maggio viene ricoverato all’ospedale di Ascoli Piceno per un infarto. Spostato nel carcere milanese di Opera, nel 2006 finisce all’istituto ospedaliero San Paolo sempre per problemi cardiaci, prima degli ultimi anni a Parma.
Si vantava dell’omicidio di Falcone – Mai avuto un cenno di pentimento, irredimibile fino alla fine, solo tre anni fa si vantava dell’omicidio di Falcone parlando con il detenuto pugliese Alberto Lorusso nel carcere milanese di Opera. E nella stessa occasione continuava a minacciare di morte magistrati come il pm Nino Di Matteo. L’ultimo processo a suo carico, ancora in corso, è quello sulla trattativa Stato-mafia, in cui era imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato insieme a carabinieri come Mario Mori e Antonio Subranni e politici come Marcello Dell’Utri e Nicola Mancino.
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Vertice Ue, veto di Orban su sostegno a Kiev. Zelensky: martedì summit tra i “volenterosi”. Meloni: “Riarmo? Termine non chiaro. No all’uso dei fondi di coesione”
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La politica estera cambia la vita delle famiglie, aiuta la gente a capire e anche gli errori fatti. In Italia il casino sui consumi lo ha fatto Salvini: ha fatto una norma sul codice della strada per ridurre gli incidenti e va bene ma non è giusto fare una campagna terroristica sul vino. E poi c'è Trump che fa i dazi ma la roba nostra piace nel mondo e se ci mettono i dazi, ci fregano. I sovranisti di casa nostra dicono 'viva Trump' ma Trump ci distrugge l'economia". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4. "E poi c'è anche l'Europa che è un po' troppo burocratica".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “La sicurezza delle telecomunicazioni è fondamentale, nell’interesse italiano sarebbe singolare scegliere un soggetto francese (con partecipazione azionaria anche cinese?) anziché un sistema tecnologicamente più sviluppato ed all’avanguardia come quello americano. Peraltro notiamo con stupore che, come già avvenuto per alcune case farmaceutiche durante il Covid, un titolo francese abbia guadagnato in Borsa più del 500% in pochi giorni. Siamo certi che, in una fase delicata come questa, ogni scelta vada ponderata esclusivamente nel nome dell’interesse nazionale italiano, senza pregiudizi ideologici, ritenendo gli Usa un partner imprescindibile per la sicurezza e la crescita del nostro Paese”. Così in una nota Paolo Borchia, capo delegazione Lega al Parlamento europeo, e Paolo Formentini, deputato Lega, responsabile dipartimento Esteri della Lega.