Reazioni contrapposte nei sacri palazzi, tra chi prova a depotenziare le parole del pontefice e chi lo attacca. Dopo 5 anni di pontificato è sempre più evidente la frattura tra Bergoglio e una parte consistente della Curia. “Ci fa soffrire questo volerci separare da lui - getta acqua sul fuoco monsignor Becciu, sostituto della Segreteria di Stato - dispiace che l’esprimersi liberamente sia interpretato come un esprimersi in contrasto"
In Vaticano Papa Francesco non ha per nulla vita facile. Le sue parole sul fine vita, pronunciate proprio mentre al Senato è bloccato da tempo il ddl sul Biotestamento, hanno suscitato reazioni contrapposte tra gli inquilini dei sacri palazzi, aumentando la fronda, già ben consistente, dei suoi nemici. Da un lato ci sono coloro che vogliono depotenziare la portata storica delle aperture fatte da Bergoglio. “Il Papa si è limitato a ribadire la dottrina della Chiesa. Stop. Non c’è nulla di nuovo. Sono i media che continuano a costruire il ritratto di un Pontefice comunista”, si lascia scappare un alto prelato della Curia romana esperto di bioetica.
Dall’altro lato c’è chi, proprio in Vaticano, non sembra per nulla essere della stessa opinione. “Oltre che di sinistra, è pure eretico. Ma questa – sottolinea un arcivescovo coetaneo di Bergoglio – non è una scoperta di oggi. Ai ‘dubia’ sulle aperture ai divorziati risposati il Papa non ha risposto e ora, dopo più di un anno, il cardinale Burke è tornato alla carica chiedendo con forza al Papa di rispondere”. Prova a gettare acqua su fuoco, invece, il sostituto della Segreteria di Stato, ovvero il “ministro dell’Interno” vaticano, monsignor Giovanni Angelo Becciu, precisando che dopo le affermazioni di Francesco sul fine vita “non cambia niente, il rifiuto dell’accanimento terapeutico era già previsto da Pio XII”.
Il presule, però, ammette che “le parole del Papa avranno un peso in Italia, ma quando interviene Francesco non può sempre avere di mira l’Italia e i suoi momenti politici. È un discorso a tutto il mondo e questa assemblea dei medici era prevista da tanto tempo, non da quando hanno deciso di progettare la discussione sul fine vita nel Parlamento italiano. La tabella del Papa non si può misurare con i programmi della politica italiana”. Sarà, eppure proprio nella Curia romana c’è chi fa notare che quello sul fine vita non è stato un discorso pronunciato, magari a braccio, da Francesco, bensì un messaggio che si è avuto tutto il tempo di vagliare con cura ed era molto prevedibile la ricaduta politica che ci sarebbe stata soprattutto in Italia.
Così come non manca, sempre in Vaticano, chi pone l’accento sullo stridente contrasto tra la bocciatura netta che aveva fatto la Conferenza Episcopale Italiana al ddl sul Biotestamento e le aperture del Papa. Era stato proprio il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, a tuonare: “Una legge che riguarda l’eutanasia, che riguardi questo ambito particolare, la dichiarazione di fine vita, una legge che attribuisce tutto il potere all’autodeterminazione della persona, evidentemente non può essere accettata. Una legge che smonta quella sorta di alleanza tra paziente, medico e famigliari finisce per essere soltanto il trionfo, ancora una volta, dell’individualismo su questa realtà”.
In cinque anni di pontificato è ormai sempre più evidente la frattura tra Bergoglio e una parte consistente della Curia romana. “Un po’ ci fa soffrire questo volerci separare dal Papa, – afferma Becciu – quando noi invece siamo lì a dare la nostra vita per lui. È chiaro che in Curia possiamo esprimere idee diverse, ma è un contributo per rendere la Chiesa migliore. È normale che ci si esprima. Però ho notato che c’è obbedienza totale. Dispiace che l’esprimersi liberamente sia interpretato come un esprimersi in contrasto con il Papa. Ma c’è unità piena in Curia”. Anche se poi aggiunge: “Mi fa male sentire che il Papa è eretico. Non so che cosa sta succedendo ad alcuni”.
Un invito a “considerare la reale portata del messaggio di Francesco” arriva da padre Carmine Arice, superiore generale della Società dei Sacerdoti del Cottolengo e per cinque anni direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della Cei. “Il Papa – afferma il sacerdote nominato dal Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, membro della Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario – conferma il magistero della Chiesa in materia di fine vita, sia quello suo che dei suoi predecessori con una sottolineatura importante: tenere conto dell’apporto dei mezzi tecnico scientifici che la medicina ha acquisito e dunque non abusare in modo sproporzionato di essi. Inoltre, Francesco dà al paziente la vera centralità nel processo decisionale in dialogo con i medici e con quanti lo assistono anche per quello che riguarda le scelte terapeutiche opportune”. Per Arice, inoltre, è “chiara anche la condanna dell’eutanasia che è, come ha sottolineato il Papa, interruzione della vita procurando la morte”.
Twitter: @FrancescoGrana