Estendere il blocco dell’età pensionabile anche per chi va in pensione per anzianità contributiva e istituire un fondo con l’obiettivo di mettere a regime l’Ape Social. Sul tavolo della trattativa per le pensioni arrivano altre due proposte governative, che vanno incontro solo parzialmente alle richieste avanzate dalle parti sociali. Che, infatti, non riescono a trovare una posizione comune. E la Cgil annuncia la mobilitazione. Sabato mattina l’esecutivo ha consegnato un documento di tre cartelle ai sindacati, illustrando in un incontro a Palazzo Chigi le possibili novità sul pacchetto pensioni. Le proposte sono poi state valutate dai rappresentanti dei lavoratori, durante una riunione nel corso della quale sono emersi giudizi diversi rispetto alla nuova proposta del governo. Dopo la riunione tra le parti sociali, è ripreso l’incontro con l’esecutivo e Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto chiarimenti sul testo. Il premier ha quindi chiesto ai sindacati di “sostenere” il pacchetto “perché – ha detto – noi lo vareremo nella sua interezza se voi lo sosterrete”.

Ma non c’è ancora l’accordo, le posizioni dei sindacati sono diverse e, in attesa degli approfondimenti alla proposta presentata dall’esecutivo sull’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, il tavolo è stato riconvocato per il 21 novembre. Più disponibile al dialogo è la Cisl. I più insoddisfatti sono i rappresentanti della Cgil, che hanno commentato duramente il fatto che nelle proposte dell’esecutivo non ci sia nulla per i giovani e per le donne. Da qui l’annuncio del segretario generale Susanna Camusso: “Di fronte alla indisponibilità del governo” ad affrontare le ingiustizie del sistema, ci sarà “la mobilitazione che la mia organizzazione nelle prossime ore deciderà”.

LE PROPOSTE DEL GOVERNO – La prima proposta, che risponde a una delle richieste avanzate dai sindacati nelle scorse settimane, riguarda l’estensione delle esenzioni dall’innalzamento a 67 anni dell’età pensionabile che riguardano i lavori gravosi (15 categorie in tutto, tra cui le 11 già individuate per l’Ape Social) non solo alla pensioni di vecchiaia, ma anche a quelle di anzianità. Già, perché se oggi per andare in pensione senza aver raggiunto 66 anni e 7 mesi di età e 20 anni di contributi (65 anni e 7 mesi per le lavoratrici dipendenti del settore privato e 66 anni e un mese per le autonome e le iscritte alla gestione separata) è necessario avere 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, a prescindere dall’età anagrafica. Senza questa salvaguardia dal 2019 le regole cambierebbero: occorrerebbero 43 anni e tre mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne. Uno scatto di 5 mesi, effetto dell’adeguamento all’aspettativa di vita. Un passo avanti, ma modesto rispetto alla richiesta dei sindacati che volevano l’ampliamento della platea di esenti dall’innalzamento a 67 anni anche per altre categorie rispetto alle 15 già indicate da Palazzo Chigi.

La seconda proposta del governo è quella di istituire, attraverso una norma, un fondo per i potenziali risparmi di spesa che consenta la proroga e la messa a regime dell’Ape Sociale, al termine del periodo di sperimentazione. Altro cruccio delle parti sociali. I sindacati si sono così riuniti per valutare le proposte. “Abbiamo deciso di arricchire il pacchetto di provvedimenti che vi avevamo proposto la settimana scorsa con altre misure di un certo peso”, ha detto ai sindacati il premier Paolo Gentiloni che ha parlato di “misure doverose” riferendosi alla possibilità che “vengano attenuati alcuni effetti nell’applicazione e nel metodo di calcolo dell’aspettativa di vita. Tutte cose sacrosante – ha detto – di equità sociale e giuste in sé”. Il presidente del Consiglio ha parlato di un “pacchetto importante che contiene molte delle questioni che i sindacati hanno posto al centro della loro iniziativa”, ricordando che pur essendo “la terza che volta che si attua la disposizione dell’aspettativa di vita”, è la prima volta che governo e sindacati “discutono di come accompagnare questa decisione con proposte mirate per alcune categorie”.

LE RISPOSTE DEI SINDACATI  – Eppure queste misure non hanno convinto in primis la Cgil. “Noi riteniamo che il governo abbia perso un’occasione per dare una risposta sui giovani”, perché “una prospettiva previdenziale per le nuove generazioni significa porsi il tema anche della continuità del sistema”, ha detto Susanna Camusso, sottolineando che è stata “persa un’occasione anche sulle donne”. E sul riconoscimento del lavoro di cura: “Non c’è stata attenzione”, ha detto. Il segretario generale della Cgil ha parlato di “distanze evidenti sulla fase due” della previdenza e di “una grande distanza rispetto agli impegni presi”, sottolineando che da parte del governo non c’è stata “nessuna disponibilità” sui giovani.

Diversa la posizione della Cisl. “I due nuovi aspetti aggiunti oggi dal presidente Gentiloni sono per noi assolutamente importanti e di non poco conto, coerenti con l’impostazione ed il metodo che ci eravamo dati nella prima parte dell’accordo sulla previdenza”, ha detto la leader della Cisl, Annamaria Furlan. Ricordando che “è doveroso cercare di portare a casa nella legge di bilancio risultati solidi per i lavoratori, sapendo che siamo alla fine della legislatura”, la sindacalista ha poi commentato: “Oggi noi diamo qualche risposta a chi non ne avrebbe”. Due posizioni, quelle di Cgil e Cisl che forse trovano una sintesi in quella espressa dalle parole del segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo: “Alcuni aspetti sono positivi, altri meno, altri ancora sono da approfondire. Vorremmo che fossero fatte alcune correzioni al testo e che ci fossero chiariti alcuni aspetti sulle risorse e in particolare su giovani e donne”. Alla fine dell’incontro il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si è detto rammaricato del fatto che “i sindacati abbiano opinioni diverse sulla bontà del pacchetto”. E ha spiegato: “Nei prossimi pochissimi giorni metteremo ulteriormente a punto le proposte anche su loro richiesta nell’ambito di un pacchetto di risorse che deve rimanere compatibile con l’orientamento della legge di Bilancio”.

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