Cinema

Cinema anni 20, una lunga storia di molestie sessuali e fatti di sangue

La Warner ha dichiarato che non promuoverà il film di Fausto Brizzi, Poveri ma ricchissimi, che dovrebbe comunque uscire in sala il prossimo 14 dicembre, e che non collaborerà più con lui dopo le accuse di molestie sessuali che il regista romano avrebbe perpetrato a danno di numerose aspiranti al grande schermo. Nella sostanza, questa odiosa metodica di provinare le attrici, oggi pare essere cambiata ben poco dagli inizi del Novecento. Vedi caso Weinstein. Ma non sempre nella forma: allora le pur deprecabili molestie si trasformavano spesso in tragedie.

In Gran Bretagna, Fred Karno, analfabeta, ex acrobata di strada, in breve divenuto il più potente produttore di music hall, aveva instaurato con le ragazze che gli si presentavano per un provino una sorta di medioevale droit de seigneur, una tassa estorta, in natura, dal “padrone” per poter far parte del corpo di ballo. Una di queste, Harriet Morrison, pur avendo ripetutamente pagato il pedaggio, decise di sposarsi senza chiedere il permesso a Karno che, venuto a sapere del matrimonio, convocò Harriet, la insultò pesantemente e la violentò, come atto di totale dominio. Umiliata e terrorizzata, la ragazza si lanciò, poco dopo, nelle gelide acque del Tamigi. Al processo, dopo il ritrovamento del cadavere di Harriet, Karno (sposato) dichiarò che l’aveva convocata per farle gli auguri per le nozze. Già. Peccato che vennero fuori alcune foto porno i cui protagonisti erano Karno e la Morrison.

Alla diciassettenne Elisa Manners andò meglio (mediamente le aspiranti attrici costrette al sofà andavano dai 13 ai 18 anni e il caso Chaplin insegna…). Quando Elisa si presentò da Karno per un provino, il produttore le disse (cito da Selwyn Ford, Il sofà del produttore, Mondadori, 1990): «Ti offro due lavori: uno da due sterline alla settimana o uno da quattro. Quale vuoi?». Ovvio che lei rispose di volere quello da quattro. «Giusto», le rispose Karno, «togliti il resto che hai addosso» (la camicetta gliela aveva già sfilata per prenderle le misure del seno) «mettiti su quel sofà e vediamo se meriti quattro sterline alla settimana». Elisa fuggì e… non lavorò mai con Karno. Stesso ricatto per Leslie Manners che, alla mano sul culo di Karno, reagì pungendogliela con un pennino e scappando. Molte altre, invece, non scappavano. E lavoravano con Karno. A centinaia.

Altro caso eclatant degli anni Venti, stavolta nel mondo del cinema muto, fu quello di Fatty Arbuckle, comico grassoccio, amatissimo dal pubblico e dunque ricchissimo, protagonista di feste estreme. Durante uno dei party a base di sesso, coca e alcol, in un hotel di San Francisco, Fatty, ubriaco e drogato, si portò in camera Virginia Rappe, una ex fotomodella tentenne, già piuttosto affermata come attrice, pure lei, quella sera, ubriaca e drogata. Arbuckle le aveva promesso una parte nel suo prossimo film. Il comico, però, perse il controllo e – secondo alcune testimonianze e i referti autoptici – pare le abbia infilato una bottiglia di champagne, e poi un tagliente pezzo di ghiaccio, nella vagina, provocandole un’emorragia che si sarebbe rivelata letale. Virginia morì dieci giorni dopo in ospedale, ma, prima di entrare in coma, disse a un’infermiera: «È stato Fatty! Non fategliela passare liscia!». Il comico, dopo vari processi, venne assolto per mancanza di prove, ma la Paramount di Adolph Zuckor (che per altro era un habitué delle feste-orge di Fatty), pur avendo un contratto con lui, non esitò a scaricarlo distruggendogli la carriera.

Una decina d’anni dopo, nel 1932, Peg Entwistle, ventiquattrenne attrice londinese emigrata a Hollywood, ricevette così tante profferte-ricatto da vari produttori che, dopo un paio di particine, senza più lavoro, stanca e umiliata, salì sulla lettera “H” della scritta gigante Hollywood e si sfracellò sulla scogliera.

Negli anni 20 e 30 il pedaggio sessuale lo pagarono quasi tutte, da Joan Crawford, a inizio carriera costretta al porno, alla latina Lupe Velez (con Doglas Fairbanks in Gaucho) che, inizialmente per lavorare poi per autodistruzione, tradiva il marito Johnny Weissmüller (il mitico Tarzan del cinema) con chiunque, dai pugili agli elettricisti. Distrutta da droghe e alcol, incinta, fu trovata morta per terra nel suo appartamento. E potrei proseguire ad libitum. Concludo con una frase della sfortunata Marilyn Monroe: «Sono stata a letto con i produttori per poter lavorare. Sarei bugiarda se dicessi che non è vero…».