Sotto processo due imputati per cui l'accusa aveva chiesto l'ergastolo. In primo grado assolti perché il giudice aveva applicato la discriminante dello "stato di necessità"
Un anno fa l’assoluzione per entrambi considerati “scafisti” per forza. La corte d’Assise d’appello di Palermo ha condannato a 4 anni e 2 mesi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro reato Jammeh Sulieman, originario del Senegal. Confermata l’assoluzione per Dampha Bakary, gambiano. Per i due era stato chiesto l’ergastolo con l’accusa di omicidio plurimo.
I due migranti erano accusati di avere pilotato un gommone stracarico di altri migranti, 12 dei quali annegarono a luglio 2015 perché l’imbarcazione di fortuna si sgonfiò nel Canale di Sicilia, durante la traversata tra la Libia e la Sicilia. Il gup Gigi Omar Modica aveva applicato la discriminante dello “stato di necessità”, perché i due fecero da scafisti ma non decisero “autonomamente e liberamente di avventurarsi per il Mediterraneo alla guida di un mezzo di fortuna, carico all’inverosimile di persone”, con un centinaio di passeggeri in un natante di dieci metri. Tutto fu organizzato piuttosto da soggetti libici armati. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Cinzia Pecoraro e Chiara Bonafede.
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