La foto della scheda col voto per​ Milano, come nei peggiori seggi d’Italia. La polemica su Alfano che “è roba da ignoranti leghisti”. E poi l’Italia che “ha fatto la sua parte”, arrivando al punto di contestare quel sistema di voto affidato alla sorte che ci ha beffato: “L’ho fatto io e l’ha fatto l’Olanda, quindi per paradosso la più penalizzata e il più favorito dal sorteggio”. Parole di Sandro Gozi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega sull’Europa che è stato il coach dell’operazione Ema, il tentativo di aggiudicarsi la sede dell’agenzia europea del farmaco in fuga dalla Brexit coi 900 dipendenti e un valore di 1,7 miliardi di euro per l’economia territoriale. Tentativo fallito all’ultimo per il sorteggio che doveva sparigliare 13 punti a testa tra Italia e Olanda e infine ha premiato Amsterdam. Ne è seguita una polemica all’indirizzo di Angelino Alfano, ministro degli Esteri che per Roberto Maroni (e non solo) è risultato il grande assente, mentre i ministri di Paesi Bassi e Danimarca erano a Bruxelles a fare pressing sui paesi per un voto.

Tocca proprio a Gozi, sentito da ilfattoquotidiano.it, dirimere la polemica sulla necessità di “maggiore autorevolezza”. “Dal 2005 in Italia la delega agli Affari generali che è il consesso in cui si è votato spetta alla Presidenza del Consiglio che la esercita tramite il sottosegretario o il ministro delegato che sono poi io dal 2014. “Quindi anche fosse stato ministro Paolo Gentiloni a Bruxelles sarei andato io. E’ così dal 2005, perfino nei governi dove c’era la Lega. Solo che non se ne erano accorti”. E il fatto che da quelle parti si vedessero invece i ministri degli Esteri degli altri Paesi? Non hanno un peso maggiore nei negoziati? “In realtà no. Intanto quello che conta non è che tu negozi e siccome dici che sei il ministro ti ascoltano di più. Quello che conta sono i rapporti consolidati, e lì chi li ha dal 2014 a oggi sono io, non certo Alfano. Chi dà del “tu” a tutti, chi conosce… Ma il punto non è questo: all’Ecofin va Padoan, ai summit degli Interni va Minniti, per gli Affari Generali – cioé le politiche istituzionali orizzontali – ci vado io perché sono il membro per delega del Consiglio degli Affari Generali. Poi che io oggi abbia una delega identica a quella di un ministro poco interessa in Europa, dove conta altro. Capisco che sia troppo sottile per un leghista”.

​Anche la Farnesina rivendica il ruolo di Alfano che c’era, anche se in ruolo defilato e fino all’ultimo. Tanto che – precisa una nota – anche ieri “il ministro ha trascorso la giornata di ieri, dalle otto del mattino fino a tarda sera, alla Farnesina, per occuparsi costantemente e personalmente della candidatura di Milano a Ema. In quelle ore Alfano è stato in continuo contatto con il Presidente del Consiglio e con i Sottosegretari Gozi e Amendola, assistito dai vertici della Farnesina, e ha avuto nel contempo diversi colloqui telefonici con i suoi omologhi europei per tornare a sensibilizzarli alla candidatura milanese”​. ​E poi i ​”​circa cento incontri, buona parte dei quali svolti personalmente dal ministro Alfano​” di questi mesi “oltre alle tante bilaterali organizzate alla Farnesina e all’estero, e di cui vi è prova nei resoconti degli uffici del ministero e anche in alcuni comunicati del Servizio Stampa, il Ministro Alfano ha avuto numerosi contatti diretti telefonici con i suoi omologhi europei​”​.

Insomma, abbiamo perso. Ma Alfano c’era. E sulla procedura che ha beffato l’Italia Gozi ha tanto da dire. “E’ chiaro che se il sorteggio avesse premiato l’Italia parleremmo oggi di un grande successo con un pizzico di fortuna. E invece parliamo di una sconfitta con un po’ di sfortuna, quando il problema è proprio nel metodo, nella procedura. Non ci si può affidare a una competizione aperta sulle caratteristiche, al voto segreto sulla preferenza e alla fortuna per la scelta finale. La prossima volta faremo col televoto”. La questione, ed è il destino due volte beffardo della vicenda, l’aveva posta proprio l’Italia. “E’ un sistema del piffero, ma è anche vero che in giugno gli unici due paesi che avevano duramente contestato questo sistema, tanto da bloccarlo a livello di Consiglio di affari generali obbligando i leader a discuterne, siamo stati proprio noi l’Italia e l’altro paese è stato… l’Olanda. Quindi il beneficiario primo e la prima vittima. Eravamo quelli più sicuri della validità della candidatura per cui dicevamo non affidiamoci alla sorte. Poi leader non hanno raccolto la criticità, dicevano che erano 27 e che per questo le ipotesi di pareggio erano solo teoriche e remote ma sono diventate realtà con gli slovacchi che si sono astenuti. Abbiamo contestato anche che ci fossero tre turni, che non ci fosse una short list. Siamo stati quelli che hanno sempre preso più voti, abbiamo rischiato tra il secondo e il terzo voto perché è chiaro che Amsterdam e Copenaghen si erano messe d’accordo per fare 14 a 12 e noi l’abbiamo sventato facendo 13 a 13. Anche questo commerciare sottobanco coperti dal voto segreto non fa onore a una competizione che si vorrebbe di merito”. Gozi racconta che “l’Italia ha promesso molto” ma anche gli altri l’hanno fatto. “Poi non è vero che Francia e Portogallo non ci hanno votato. Chi me lo garantisce? Posso solo dire che sono le foto dei colleghi che hanno scattato col telefonino, come si fa nelle peggiori votazioni italiane. Ecco, non possiamo arrivare ad assurdità del genere”.

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