La dirigente dell'istituto “Francesco Severi” Nadia Vidale in una circolare ha spiegato le ragioni della scelta, motivando il tutto con l’opportunità in questo modo di rendere accessibile a tutti l’incontro con i docenti. Moige: "Bisogna trovare una soluzione più efficace"
Colloqui con i genitori col cronometro alla mano. All’istituto “Francesco Severi” di Padova mamme e papà avranno a disposizione non più di 180 secondi per parlare con i professori. Lo ha deciso la dirigente della scuola Nadia Vidale che in una circolare inviata nei giorni scorsi ha spiegato le ragioni della scelta motivando il tutto con l’opportunità in questo modo di rendere accessibile a tutti l’incontro con i docenti. Una decisione che non è piaciuta a molti insegnanti ma anche ai parenti dei ragazzi che dovranno parlare dell’andamento didattico e disciplinare del figlio stando ben attenti all’orologio.
Difficile reperire la circolare. Sul sito della scuola nella sezione albo online il documento in questione non è stato pubblicato ma è la stessa preside a farcela avere: “Molti genitori stanno lamentando l’impossibilità di prendere appuntamento per il ricevimento generale (e talvolta anche per tutto il primo periodo nei ricevimenti settimanali), perché trovano tutti i posti già occupati. Si prega di considerare che, in sede di ricevimento generale, non possono essere dedicati in media più di tre minuti a colloquio, salvo impedire alla maggioranza dei genitori dei propri studenti di accedere alla comunicazione con il docente. Si invita perciò ad aumentare al massimo il numero dei posti disponibili (3 minuti per colloquio equivalgono a 20 colloqui all’ora)”.
La stessa preside interpellata da ilfattoquotidiano.it prova a spiegare: “La mia è una comunicazione non un ordine di servizio che nasce dalla segnalazione di alcuni genitori rispetto al fatto che non riuscivano ad incontrare gli insegnanti. Il collegio docenti, non la sottoscritta, ha deciso di fare tre ore di udienze. Basta fare un semplice calcolo per capire che per accontentare tutti l’unica è ridurre il tempo per ogni genitore ampliando così la possibilità di incontrare tutti i parenti. Se i professori ritengono che questo non sia corretto mi auguro che il collegio docenti decida di ampliare il numero di ore per le udienze”.
A difendere la scelta della dirigente c’è il professor Marino Bait: “Purtroppo le classi sono tante e ci sono solo tre ore. Ci sarà anche chi impiega meno di tre minuti. Quel tempo è più che sufficiente. I professori si arrangeranno. Di sicuro non mandano via i genitori. Se fossi un genitore le avrei spiegato ma non ho assolutamente tempo di parlare con i giornalisti. Sono da solo, non c’è la preside, ne ho fin sopra i capelli”.
Di fronte all’insistenza poi Bait aggiunge: “Da sempre facciamo così: diamo tre ore in novembre e aprile per i ricevimenti generali. Ci sono poi quelli settimanali dove ogni docente è disponibile per un’ora. Questa è la regola. E’ sempre stato così, non è mai successo niente a nessuno: non preoccupatevi. Se so chi ha segnalato ai media questa cosa lo vado a prendere per le orecchie. Non è mai successa una cosa di questo genere scomodando la stampa”. E sullo scritto della preside Bait alza le barricate: “La circolare non l’ho fatta io, l’ha scritta la dirigente; avrà avuto i suoi buoni motivi. Si fa così da sempre. Adeguiamoci. Non capisco questo modo di fare, il protestare sempre. Bisogna adeguarsi. Perché mettere di mezzo i giornali. Mi lasci finire il mio lavoro ora”.
La scelta presa al “Francesco Severi” lascia dubbi anche ad Elisabetta Scala, presidente del Moige, il Movimento italiano genitori: “Non credo che i colloqui si possano regolamentare con dei minuti ma con il buon senso. Serve un rapporto sano tra professori e famiglie. Bisogna certo avere delle regole per il rispetto degli altri genitori ma come si fa a dire che bastano 180 secondi per tutti i ragazzi? Capisco la difficoltà delle scuole nel tentare di dare spazio a tutti i genitori. Bisognerebbe trovare un’organizzazione più efficace. Ci sono insegnanti che hanno più classi e altri meno. Non ho una soluzione in tasca ma ogni scuola con gli insegnanti e i genitori dovrebbe valutare l’opportunità da dare a seconda dei bisogni e della realtà tenendo conto delle eccezioni ed esigenze quotidiane che possono accadere”.