Cronaca

Sciopero taxi del 21 novembre: stop al servizio dalle 8 alle 22. Protesta a Roma

L’incontro al ministero dei Trasporti, durato più di tre ore, non ha avuto esito positivo. Nencini: "Regolare il mercato perché i servizi resi ai cittadini siano più efficienti e più adeguati alla domanda"

I tassisti non fanno passi indietro. L’incontro di ieri al ministero dei Trasporti, durato più di tre ore, non ha avuto esito positivo e allo sciopero aderiscono tutte le sigle sindacali di categoria. Il servizio sarà sospeso dalle 8 alle 22 e a Roma dalle 10.30 alle 18 è prevista la manifestazione nazionale a Porta Pia. Partecipano delegazioni di tassisti provenienti da tutte le regioni.

“Le proposte che il governo ci ha presentato sono irricevibili soprattutto per quanto riguarda il principio della territorialità e il rientro in rimessa per gli ncc“, spiega Valter Drovetto, vicesegretario dell’Ugl Taxi. “Rispetto all’ultimo documento ricevuto dal ministero, a parte qualche piccola irrilevante variazione sul discorso piattaforme tecnologiche, non c’è nessun elemento che possa farci pensare di sospendere lo sciopero di domani”, dichiara Alessandro Alzeni di Uiltrasporti Lazio settore Taxi.

“L’obiettivo che il governo intende raggiungere – ribatte il viceministro dei Trasporti, Riccardo Nencini – è regolare il mercato perché i servizi resi ai cittadini siano più efficienti e più adeguati alla domanda. E’ nostra intenzione perseguire questo obiettivo, superando le varie forme di abusivismo, regolamentando le piattaforme tecnologiche, promuovendo su base regionale i servizi Ncc”.

Il governo, prosegue Nencini, si è inoltre impegnato “a valutare la possibilità di concedere incentivi pubblici per la realizzazione di piattaforme tecnologiche direttamente da parte degli operatori di settore. Sia taxi che Ncc – conclude – resteranno servizi pubblici non di linea. Lo sciopero non ha alcuna giustificazione, non possiamo mettere fuori legge le piattaforme come qualcuno chiede”. I rappresentanti dei tassisti sostengono invece che le misure del governo hanno deregolamentato il servizio pubblico dei taxi aprendo il mercato alle multinazionali e favorendo concorrenti come Uber.