Il vicepresidente della Commissione Dombrovskis e il commissario Moscovici mettono in fila gli impegni non mantenuti da Roma dal 2015 a oggi. La conseguenza? "Poco spazio di manovra per gli investimenti che servono ai cittadini". La lettera inviata a Padoan rimanda però il giudizio definitivo sulla legge di Bilancio a dopo le elezioni
Un’operazione trasparenza sugli impegni che l’Italia ha preso e non ha mantenuto da fine 2014 a oggi. E un ammonimento inviato al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ma rivolto a tutti gli italiani: “L’elevato debito pubblico limita lo spazio di manovra del governo per investimenti produttivi a beneficio dei suoi cittadini. Data la dimensione dell’economia italiana, questo è fonte di preoccupazione per l’intera area euro”. La Commissione europea, come da attese, rinvia il giudizio definitivo sulla legge di Bilancio al maggio 2018, quando a Palazzo Chigi ci sarà un nuovo inquilino. Ma, in vista delle urne, coglie l’occasione per mettere in fila tutte le concessioni fatte a Roma in termini di “flessibilità” e non giustificate alla luce dello stato attuale delle finanze pubbliche. Infatti “una ripresa economica fiacca, la bassa inflazione e le politiche di bilancio complessivamente espansive negli ultimi anni hanno ritardato la riduzione del tasso di debito pubblico”. Di conseguenza le autorità italiane sono invitate “prendere le necessarie misure per assicurare che il budget 2018 rispetti il Patto di crescita e stabilità e a usare eventuali sopravvenienze per accelerare la riduzione del debito/pil”. L’esecutivo che uscirà dalle urne a marzo dovrà dunque cimentarsi per prima cosa con una manovra correttiva da almeno 3,5 miliardi – l’aggiustamento strutturale aggiuntivo richiesto per il 2018 – che potrebbero arrivare a 5 se dovremo rimediare anche all’ammanco emerso anche per il 2017.
Gli impegni non mantenuti dal 2015 a oggi – “Malgrado il fatto che l’Italia non ha rispettato il criterio del debito nel 2015“, ricordano il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici nella lettera inviata a Padoan, “la Commissione ha concluso, dopo aver esaminato tutti i fattori rilevanti, che una procedura per deficit eccessivo fondata sul debito non dovesse essere aperta, a patto che l’Italia assicurasse un complessivo rispetto dei requisiti del braccio preventivo nel 2016”. Ma il governo Renzi non ha mantenuto i patti: “I dati per il 2016 indicano che questa complessiva ‘compliance’ è stata ottenuta solo grazie alla flessibilità che all’Italia era stata provvisoriamente garantita in quell’anno per le riforme strutturali e gli investimenti. Parte di questa flessibilità era condizionata al fatto che l’Italia fosse largamente in linea con i requisiti del braccio preventivo nel 2017″. E nemmeno questo si è verificato.
“Ciò ora appare a rischio”, continua la missiva. “Le previsioni economiche di primavera avevano previsto un deterioramento strutturale del deficit nell’ordine dello 0,2% del Pil nel 2017, dopo aver tenuto conto dello 0,2% del Pil di misure addizionali attuate in primavera. Ciò denotava una complessiva compliance con il braccio preventivo, dopo aver scontato le concessioni per gli eventi inusuali della crisi dei rifugiati e dell’attività sismica. Tuttavia, secondo le nostre previsioni di autunno, il deterioramento è previsto essere dello 0,4% del Pil, cosa che implica un rischio di deviazione significativa dai requisiti, anche dopo aver tenuto conto degli eventi inusuali”.
“Le autorità prendano le necessarie misure” – “L’aggiustamento fiscale non è adeguato alla luce delle sfide di sostenibilità che l’Italia fronteggia”, si legge poi nella più ampia Opinione pubblicata sul sito della Commissione. “Di conseguenza la Commissione invita le autorità a prendere le necessarie misure per assicurare che il budget 2018 rispetti il Patto di crescita e stabilità e a usare eventuali sopravvenienze per accelerare la riduzione del debito/pil”. Fonti del Tesoro continuano nonostante tutto ad ostentare fiducia sul fatto che “attraverso il dialogo costruttivo con la Commissione potranno essere chiariti i diversi punti di vista, senza la necessità di ricorrere ad ulteriori interventi”.
“No a retromarce sulle pensioni” – Dombrovskis in mattinata aveva anticipato che a suo giudizio l’Italia deve attenersi “alle importanti riforme di bilancio strutturali, come quella delle pensioni che supporta la sostenibilità a lungo termine del debito”. Una sponda al governo Gentiloni, che con i sindacati ha tenuto il punto rispetto all’aumento dell’età pensionabile dal 2019. Ma l’affermazione va letta nella cornice dei pesanti rilievi dello staff di Bruxelles. Che nella sua analisi del Documento programmatico di bilancio presentato da Roma rileva “un rischio di significativa deviazione dal sentiero di aggiustamento richiesto” e risponde, pur senza citarlo, alla lettera con cui Padoan giustificava lo scostamento con i “differenti metodi di calcolo”: “L’aggiustamento strutturale non appare adeguato nemmeno considerando la necessità di bilanciare i due obiettivi di rafforzare la ripresa e assicurare la sostenibilità fiscale”.
“La strategia di inserire nelle manovre clausole di salvaguardia (soprattutto aumenti Iva) che poi vengono cancellate l’anno dopo costringe il governo a cercare continuamente misure compensative e mette in dubbio la credibilità della strategia italiana per raggiungere il pareggio di bilancio”, continuano i tecnici, che notano anche come “i risparmi ottenuti dalle varie amministrazioni pubbliche sono in larga parte riutilizzati per sostenere gli investimenti, la ricerca e sviluppo e la competitività delle imprese, per aumentare i salari dei dipendenti pubblici e per contrastare povertà ed esclusione sociale”.
A rischio anche Austria, Portogallo e Slovenia – Tra i 16 Paesi nel braccio preventivo del patto di stabilità, Bruxelles prevede che né l’Italia né il Belgio rispetteranno “il parametro della riduzione del debito“. La Commissione, però, ha deciso di inviare una lettera al riguardo solo a Roma, il cui debito “elevato” continua a preoccupare e con cui c’era già stato uno scambio epistolare a fine ottobre. La valutazione finale, come detto, è rimandata comunque ai Country Reports 2018, “nell’ambito delle raccomandazioni specifiche per il Paese che saranno proposte dalla Commissione nel maggio 2018“.
I documenti programmatici di bilancio di sei Paesi (Germania, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Finlandia e Paesi Bassi) hanno già ottenuto il via libera, mentre altri cinque (quelli di Estonia, Irlanda, Cipro, Malta e Slovacchia) sono “largamente in linea” con i requisiti. Oltre a Italia e Belgio, anche Austria, Portogallo e Slovenia sono a rischio di non rispetto dei requisiti 2018 ai sensi del patto di stabilità. Per i due Paesi che restano nel braccio correttivo del patto, Francia e Spagna, i giudizi sono diversi. Per Parigi, che “potrebbe passare al braccio preventivo dal 2018 se verrà ridotto il deficit in eccesso in modo puntuale e sostenibile”, il documento programmatico di bilancio “è a rischio di non rispettare i requisiti 2018, dato che le previsioni economiche stimano una significativa deviazione dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine e il non rispetto del parametro della riduzione del debito”. Per la Spagna, il dpb è “complessivamente in linea” con i requisiti, dato che il deficit previsto per il 2018 è sotto il 3% del Pil, sebbene “l’obiettivo del deficit nominale si prevede che non sia raggiunto e ci sia una significativa carenza nello sforzo di bilancio, rispetto al livello raccomandato”.
La Commissione raccomanda inoltre la chiusura della procedura per deficit eccessivo nei confronti del Regno Unito; per quanto riguarda la Romania, secondo Bruxelles “nessuna azione efficace è stata intrapresa” riguardo alle raccomandazioni del Consiglio di giugno (quando era stata chiesta al Paese una correzione strutturale annua dello 0,5% del Pil), pertanto si propone che il Consiglio adotti la raccomandazione a Bucarest di “correggere la significativa deviazione dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine”.