La Francia torna alla carica sulla Libia. Parlando in Parlamento, il ministro degli esteri Jean-Yves Le Drian ha annunciato che Parigi ha chiesto la convocazione di una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sul trattamento dei migranti nel Paese nordafricano e chiederà sanzioni se le autorità di Tripoli non adotteranno alcuna azione in merito. Le Drian ha specificato che vuole che l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) pubblichino dettagli del traffico di migranti in Libia.

“Le autorità libiche, che sono state avvertite diverse volte, anche da me perché sono stato lì a settembre, hanno deciso di aprire un’indagine sui fatti”, ha dichiarato il capo della diplomazia francese. Emmanuel Macron ha parlato invece della vendita come schiavi di migranti documentata a Tripoli da un’inchiesta della Cnn definendola “un crimine contro l’umanità“. “La denuncia della Francia è senza appello”, ha detto il presidente della Repubblica francese al termine di un incontro con il presidente della Guinea e presidente dell’Unione Africana, Alpha Condé.

Una risposta indiretta è arrivata da Federica Mogherini: “Non possiamo ignorare il trattamento inumano riservato ai migranti in Libia”, ma è una situazione che “si protrae da anni e l’Unione Europea già da tempo è impegnata per salvare queste persone e smantellare questa rete di criminali”, ha detto l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea alla conferenza di alto livello Ue-Africa, a Bruxelles. “Il nostro obiettivo è chiudere i centri di detenzione ed è sempre stata la posizione della Ue”, ha detto ancora Lady Pesc.

Per la seconda volta in pochi giorni Parigi è tornata a far sentire la propria voce sull’accordo stretto dall’Italia con Tripoli per conto dell’Ue e definito “disumano” dalle Nazioni Unite perché tollera le torture cui vengono sottoposti i migranti nei centri di detenzione libici “pur di gestire il fenomeno migratorio ed evitare gli sbarchi”. Il 20 novembre il ministero degli Esteri di Parigi aveva diramato una nota nella quale condannava “con la più grande fermezza i trattamenti inumani e le violenze di cui sono vittime i migranti in Libia. Queste pratiche spregevoli suscitano l’indignazione della Francia e scioccano la coscienza mondiale“.

“Al di là della basilare umanità, ne va della credibilità del governo di intesa nazionale come dell’insieme degli attori libici”, insisteva Parigi nel comunicato, ribadendo la propria “determinazione a lottare insieme ai partner europei e africani contro il traffico di migranti in tutte le sue forme e smantellare il modello economico dei trafficanti”. Il Quai d’Orsay confermava, infine, le notizie di stampa secondo cui una missione dell’Ofpra, l’Ufficio francese per la protezione dei rifugiati, è stata avviata in Niger “con l’obiettivo di procedere all’audizione di richiedenti asilo evacuati dalla Libia dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati”.

E’ il secondo affondo portato in pochi mesi da Macron alle modalità di gestione della partita libica scelte dall’Italia. La prima offensiva era partita il 26 luglio, poche settimane dopo l’insediamento all’Eliseo, quando il nuovo presidente aveva organizzato a Parigi un incontro tra il leader del governo di Tripoli Fayez Al Sarraj e il capo delle forze armate di Tobruk Khalifa Haftar, consegnando ai giornali una bozza di accordo mai firmata dai due in cui si annunciavano cessate il fuoco ed elezioni e facendosi fotografare con loro mentre si stringevano la mano. Per poi annunciare, il giorno seguente, che la Francia “costruirà hotspot in Libia per esaminare richieste d’asilo”. Parole cui non hanno mai fatto seguito atti concreti.

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