“La faccia della criminalità che vive nei piani alti e nei salotti buoni delle città, con abiti eleganti e quei grandi mezzi dalla capacità attrattiva immensa, non certo emarginata come i ladri di strada, con la differenza però fornita dal dato economico che disvela le vere capacità criminali“. E poi: “Una sorta di autostrada dell’impunità e della sottrazione di denaro e beni ad ogni controllo e tassazione, sia per le organizzazioni criminale che per le evasioni fiscali eccellenti“. Ma anche il “riconoscimento, sia pur lento, della abissale differenza, per entità di guadagni e gravità di effetti economici, tra una criminalità di strada (pur grave e pericolosa), spesso con proventi irrisori e sprogorzionati ai rischi, e criminalità economica“.
Sono le parole messe nero su bianco dal giudice per le indagini preliminari di Messina, Salvatore Mastroeni. Giudizi pesantissimi su quella che è una delle famiglie più note e potenti della città ma anche dell’intera Sicilia: quella dei Genovese. È un sequestro multimilionario – si parla addirittura di beni pari a cento milioni di euro – quello che ha colpito Francantonio Genovese, primo segretario del Pd in Sicilia, ora deputato di Forza Italia. Era già stato condannato in primo grado per associazione per delinquere, truffa, riciclaggio, frode fiscale, peculato perché con enti controllati da lui e dai suoi familiari ha truffato la Regione siciliana. Per questo motivo è accusato di aver sottratto al fisco 20 milioni di euro. “Resta oggettivo – scrive dunque il gip – che rubare allo Stato circa 20 milioni di euro è, con ogni distinguo che si voglia fare, molto più grave del prendere di notte, sulla pubblica via, un’autoradio o un motorino, pur condotte che in flagranza portano quasi automaticamente al carcere e rendono soggetti miserabili e non da frequentare, delinquenti”.
Un’inchiesta su una dinastia lunga 3 generazioni – Il decreto di sequestro, chiesto dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Sebastiano Ardita, infatti, ricostruisce la storia non ufficiale della dinasty dei Genovese: quella criminale, seppur dal punto di vista degli inquirenti e in fase d’indagine preliminare. “È la singolare storia di questo procedimento, che vede operare una dinastia, con tre generazioni implicate, di cui il primo indagabile (teorico) è Luigi Genovese senior, in realtà deceduto ed il fatto sarebbe prescritto, e con un ramo collaterale ancora più nobile, avendo riguardo a soggetto più volte deputato alla Camera e Ministro”, annota il giudice nel provvedimento. Che parte dal padre di Francantonio – Luigi senior, senatore della Dc dal 1972 al 1994 – e che arriva al figlio del politico passato dal Pd a Forza Italia. Per la prima volta nel registro degli indagati, infatti, è finito anche il giovane Luigi Genovese, 21 anni, studente di Giurisprudenza appena eletto all’Assemblea regionale siciliana con più di 17mila voti nelle file di Forza Italia. È l’ultimo rampollo della famiglia, che ha appena ricevuto il seggio a Palazzo dei Normani in eredità dallo zio Franco Rinaldi, per volere del padre Francantonio.
Luigi, l’ultimo rampollo – Ma non solo. Perché per gli inquirenti Genovese junior ha ricevuto in dote anche altro: denaro, parecchio denaro che il padre con “recentissime operazioni illecite, spericolate se non grottesche” vuole “salvare dall’aggressione“. “E così dal nulla si staglia la figura di Genovese Luigi junior, che diventa consapevolmente, firmando atti e partecipando alle manovre del padre, ricchissimo – si legge nelle carte dell’inchiesta – La circostanza della ricchezza improvvisa del genovese Luigi, il suo notorio ingresso in politica, il modo spregiudicato di acquisizione della ricchezza, danno la probabilità, sia pur per la visione cautelare di protezione dei beni e dei soldi dovuti allo Stato, che si verifichi la stessa attività del padre”. E dunque l’ipotesi del giudice è che il giovanissimo Genovese sia l’ultimo tassello di un puzzle che nel decreto di sequestro è descritto così: “Il quadro è univoco circa 20 milioni di euro sottratti allo Stato e oggetto di riciclaggi ed evasioni sistematiche, conti offshore, ruoli parlamentari, mezzi ed introiti enormi, e peraltro, ciò, effettuato con indifferenza già agli obblighi di un cittadino e nei confronti di uno Stato, e correlativamente di cittadini lesi dall’evasione fiscale”.
L’indagine nata a Milano – L’inchiesta sul tesoro dei Genovese non comincia a Messina, ma molto più a nord: a Milano: “Il dato di base, che scopre un reato e che, per continuare ad evadere le tasse, ne innesca una serie impressionante e continua, è un atto di indagine che parte da Milano, dalla Guardia di Finanza di quella città che indagava su una filiale di una banca svizzera e da cui emergeranno i conti svizzeri di ricchi italiani”. Alcuni mesi fa alle autorità elvetiche era stato chiesto di svelare i nomi dei circa diecimila clienti italiani che avevano polizze assicurative considerate sospette. Tra quei nomi era dunque spuntato anche quello di Francantonio Genovese, quel conto in Svizzera viene definito dal giudice come la “madre” di tutti gli illeciti. “Quel conto svizzero che non costituirà, per la famiglia Genovese, solo un tesoro immenso ma anche, come spesso succede col denaro, la scelta di campo di delinquere, senza poi più fermarsi, per proteggere sempre di più una ricchezza smisurata ma illegale”.
L’assicurazione alla Credit Suisse: “Soldi non sono noccioline” – “Appare evidente – si legge sempre nel provvedimento – che attraverso la sottoscrizione a proprio nome della polizza emessa formalmente da Credit Suisse (Bermuda) Ltd, con sede nelle isole Bermuda versando un premio di € 16.337.341,00. l’avvocato Genovese Francantonio abbia di fatto riciclato i proventi derivanti da reati fiscali perpetrati dal padre”. Quei soldi, infatti, sarebbero stati depositate in Svizzera dal padre di Francantonio. “Sul punto, su quella somma enorme esportata all’estero, evadendo il fisco (neanche una teorica emergenza di produzione o donativi dall’estero su estero per detto soggetto), vanno fatte una serie di considerazione. Risibile è la dichiarazione che fa Genovese Francantonio, che la esportazione avviene quando ha un anno e non ne sa molto. Innanzitutto i soldi, a differenza delle noccioline, sono cosi tanti e di cosi tanto valore, che non si potrebbe pensare mai, almeno da una certa età, che vi sia stata una detenzione inconsapevole, e se tutto inizia con Genovese Luigi senior, il reato prosegue e tanti ne derivare e fanno capo al figlio, con moglie e figlio e parenti”.
“Il padre non guadagnava tanto” – Durante l’inchiesta che lo ha visto imputato, Genovese senior si è trovato più volte a dovere spiegare da dove arrivassero le sue fortune economiche: spesso senza convincere i giudici. “Nel verbale di interrogatorio del data 14 aprile 2015, Genovese ha dichiarato, e ammesso, che: “Le somme investite le ho ricevute da un conto corrente di mio padre (si tratta di somme che sia mio padre e forse anche mia madre detenevano all’estero), la cui accensione risale agli anni ’70. Già su punto la puntuale indagine della procura, con consulenza tecnica, ha accertato che il padre dell’avvocato Genovese Francantonio, Luigi, non risultava avere redditi tali da spiegare il “tesoro” all’estero. A fronte di una capacità reddituale media per anno (convertita in euro) di 117.034,00, avrebbe accumulato la somma di € 16 milioni in modo esterno ad ogni legale acquisizione, fondando il giudizio che tali somme siano state oggetto e frutto di evasione fiscale”. Un particolare lega Luigi Genovese senior a Francantonio: padre e figlio hanno sempre più denaro rispetto a quanto guadagnano. “Sulla base di quanto accertato dalla Guardia di Finanza di Milano, Genovese Francantonio ha sottoscritto, nel giugno del 2005, un prodotto finanziario (contratto assicurativo) con la società Credit Suisse Life. Il prodotto finanziario in questione è, palesemente, finalizzato ad occultare capitali all’estero e consente di sfuggire anche alla tassazione sugli interessi maturati sui depositi di capitali detenuti in Svizzera. Si tratta di un investimento – non dichiarato al fisco italiano – non compatibile con il volume d’affari ed il reddito conseguito e dichiarato da Genovese Francantonio sino all’anno 2005. Cioè si procede nell’attività delittuosa del padre e con modalità analoghe”.
“Quei soldi ereditati da mio padre”. Ma era ancora vivo – Diventa addirittura surreale la giustificazione fornita da Genovese quando nel 2013 trasferisce nel “principato di Monaco a partire dall’anno 2013, fondi di importo consistente (per l’ammontare complessivo di 10 milioni di euro) su un conto esistente presso un intermediario monegasco, la banca Julius Bar, e intestato alla società panamense Palmarich Investments“. Secondo le indagini degli inquirenti in quel caso Genovese e la moglie Chiara Schirò avevano giustificato quegli accrediti, affermando che si trattava di fondi provenienti “da una eredità a seguito della morte del padre, Signor Luigi Genovese (testualmente dalle carte: “Portion of the inheritance received by Mr Genovese following the death of his father Mr Luigi Genovese”)”. Solo che il giudice fa notare come “all’epoca dei fatti “il padre di Francantonio Genovese “risultava essere ancora in vita“. “Questo dichiarare morto il padre vivo è uno dei tantissimi escamotage cui quel “tesoro” ha costretto il Genovese, e che giudicherà lui stesso, al condizionale eventuale, come fatto che sarebbe altamente spiacevole”.
Il ritorno in Italia: “Gli spalloni, trucco da Alì Babà” – Ricostruita nell’indagine è anche la fase in cui Genovese prova a recuperare quel denaro: secondo l’accusa lo fa tramite spalloni, cioè persone che trasportano personalmente il denaro alla frontiera. “Discorso plasticamente lesivo della dignità del ruolo ma spia della capacità di movimenti illeciti, è farsi portare miliardi in contanti dalla Svizzera da spalloni, riceverli in alberghi, di nascosto, scambiando parole convenzionali, una sorte di apriti sesamo che ricorda la favola di Ali Babà e i 40 ladroni”. Poi comincia una “impressionante attività di dismissioni, avvalendosi appunto di figli e nipoti. Qui Genovese Francantonio si va spogliando di tutto, talvolta con trucchi banali, talvolta con una serie di sotterfugi, anche geniali, in un contesto complessivo, che sorretto dalla evidenza del fine e del metodo, non dà alcun dubbio su gesti effettivi e reali di mera liberalità. Al riguardo, come detto, la liberalità non è prospettabile visto che ogni atto viene fatto apparire, magari faticosamente, ma oneroso per i beneficiari (curiosamente a Genovese Luigi passa un patrimonio enorme, con operazioni finanziarie, prestiti e sostanziali “pagherò)”. È l’ultimo atto della dynasty. Per adesso.
Twitter: @pipitone87
Giustizia & Impunità
Genovese, nelle carte del sequestro la dynasty sotto inchiesta: “Faccia della criminalità che vive nei salotti buoni”
Sono parole pesantissime quelle usate dal giudice per le indagini preliminari nel decreto di sequestro emesso nei confronti della potente famiglia di Messina. "Resta oggettivo - scrive il gip - che rubare allo Stato circa 20 milioni di euro è, con ogni distinguo che si voglia fare, molto più grave del prendere di notte, sulla pubblica via, un’autoradio o un motorino, pur condotte che in flagranza portano quasi automaticamente al carcere e rendono soggetti miserabili e non da frequentare"
“La faccia della criminalità che vive nei piani alti e nei salotti buoni delle città, con abiti eleganti e quei grandi mezzi dalla capacità attrattiva immensa, non certo emarginata come i ladri di strada, con la differenza però fornita dal dato economico che disvela le vere capacità criminali“. E poi: “Una sorta di autostrada dell’impunità e della sottrazione di denaro e beni ad ogni controllo e tassazione, sia per le organizzazioni criminale che per le evasioni fiscali eccellenti“. Ma anche il “riconoscimento, sia pur lento, della abissale differenza, per entità di guadagni e gravità di effetti economici, tra una criminalità di strada (pur grave e pericolosa), spesso con proventi irrisori e sprogorzionati ai rischi, e criminalità economica“.
Sono le parole messe nero su bianco dal giudice per le indagini preliminari di Messina, Salvatore Mastroeni. Giudizi pesantissimi su quella che è una delle famiglie più note e potenti della città ma anche dell’intera Sicilia: quella dei Genovese. È un sequestro multimilionario – si parla addirittura di beni pari a cento milioni di euro – quello che ha colpito Francantonio Genovese, primo segretario del Pd in Sicilia, ora deputato di Forza Italia. Era già stato condannato in primo grado per associazione per delinquere, truffa, riciclaggio, frode fiscale, peculato perché con enti controllati da lui e dai suoi familiari ha truffato la Regione siciliana. Per questo motivo è accusato di aver sottratto al fisco 20 milioni di euro. “Resta oggettivo – scrive dunque il gip – che rubare allo Stato circa 20 milioni di euro è, con ogni distinguo che si voglia fare, molto più grave del prendere di notte, sulla pubblica via, un’autoradio o un motorino, pur condotte che in flagranza portano quasi automaticamente al carcere e rendono soggetti miserabili e non da frequentare, delinquenti”.
Un’inchiesta su una dinastia lunga 3 generazioni – Il decreto di sequestro, chiesto dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Sebastiano Ardita, infatti, ricostruisce la storia non ufficiale della dinasty dei Genovese: quella criminale, seppur dal punto di vista degli inquirenti e in fase d’indagine preliminare. “È la singolare storia di questo procedimento, che vede operare una dinastia, con tre generazioni implicate, di cui il primo indagabile (teorico) è Luigi Genovese senior, in realtà deceduto ed il fatto sarebbe prescritto, e con un ramo collaterale ancora più nobile, avendo riguardo a soggetto più volte deputato alla Camera e Ministro”, annota il giudice nel provvedimento. Che parte dal padre di Francantonio – Luigi senior, senatore della Dc dal 1972 al 1994 – e che arriva al figlio del politico passato dal Pd a Forza Italia. Per la prima volta nel registro degli indagati, infatti, è finito anche il giovane Luigi Genovese, 21 anni, studente di Giurisprudenza appena eletto all’Assemblea regionale siciliana con più di 17mila voti nelle file di Forza Italia. È l’ultimo rampollo della famiglia, che ha appena ricevuto il seggio a Palazzo dei Normani in eredità dallo zio Franco Rinaldi, per volere del padre Francantonio.
Luigi, l’ultimo rampollo – Ma non solo. Perché per gli inquirenti Genovese junior ha ricevuto in dote anche altro: denaro, parecchio denaro che il padre con “recentissime operazioni illecite, spericolate se non grottesche” vuole “salvare dall’aggressione“. “E così dal nulla si staglia la figura di Genovese Luigi junior, che diventa consapevolmente, firmando atti e partecipando alle manovre del padre, ricchissimo – si legge nelle carte dell’inchiesta – La circostanza della ricchezza improvvisa del genovese Luigi, il suo notorio ingresso in politica, il modo spregiudicato di acquisizione della ricchezza, danno la probabilità, sia pur per la visione cautelare di protezione dei beni e dei soldi dovuti allo Stato, che si verifichi la stessa attività del padre”. E dunque l’ipotesi del giudice è che il giovanissimo Genovese sia l’ultimo tassello di un puzzle che nel decreto di sequestro è descritto così: “Il quadro è univoco circa 20 milioni di euro sottratti allo Stato e oggetto di riciclaggi ed evasioni sistematiche, conti offshore, ruoli parlamentari, mezzi ed introiti enormi, e peraltro, ciò, effettuato con indifferenza già agli obblighi di un cittadino e nei confronti di uno Stato, e correlativamente di cittadini lesi dall’evasione fiscale”.
L’indagine nata a Milano – L’inchiesta sul tesoro dei Genovese non comincia a Messina, ma molto più a nord: a Milano: “Il dato di base, che scopre un reato e che, per continuare ad evadere le tasse, ne innesca una serie impressionante e continua, è un atto di indagine che parte da Milano, dalla Guardia di Finanza di quella città che indagava su una filiale di una banca svizzera e da cui emergeranno i conti svizzeri di ricchi italiani”. Alcuni mesi fa alle autorità elvetiche era stato chiesto di svelare i nomi dei circa diecimila clienti italiani che avevano polizze assicurative considerate sospette. Tra quei nomi era dunque spuntato anche quello di Francantonio Genovese, quel conto in Svizzera viene definito dal giudice come la “madre” di tutti gli illeciti. “Quel conto svizzero che non costituirà, per la famiglia Genovese, solo un tesoro immenso ma anche, come spesso succede col denaro, la scelta di campo di delinquere, senza poi più fermarsi, per proteggere sempre di più una ricchezza smisurata ma illegale”.
L’assicurazione alla Credit Suisse: “Soldi non sono noccioline” – “Appare evidente – si legge sempre nel provvedimento – che attraverso la sottoscrizione a proprio nome della polizza emessa formalmente da Credit Suisse (Bermuda) Ltd, con sede nelle isole Bermuda versando un premio di € 16.337.341,00. l’avvocato Genovese Francantonio abbia di fatto riciclato i proventi derivanti da reati fiscali perpetrati dal padre”. Quei soldi, infatti, sarebbero stati depositate in Svizzera dal padre di Francantonio. “Sul punto, su quella somma enorme esportata all’estero, evadendo il fisco (neanche una teorica emergenza di produzione o donativi dall’estero su estero per detto soggetto), vanno fatte una serie di considerazione. Risibile è la dichiarazione che fa Genovese Francantonio, che la esportazione avviene quando ha un anno e non ne sa molto. Innanzitutto i soldi, a differenza delle noccioline, sono cosi tanti e di cosi tanto valore, che non si potrebbe pensare mai, almeno da una certa età, che vi sia stata una detenzione inconsapevole, e se tutto inizia con Genovese Luigi senior, il reato prosegue e tanti ne derivare e fanno capo al figlio, con moglie e figlio e parenti”.
“Il padre non guadagnava tanto” – Durante l’inchiesta che lo ha visto imputato, Genovese senior si è trovato più volte a dovere spiegare da dove arrivassero le sue fortune economiche: spesso senza convincere i giudici. “Nel verbale di interrogatorio del data 14 aprile 2015, Genovese ha dichiarato, e ammesso, che: “Le somme investite le ho ricevute da un conto corrente di mio padre (si tratta di somme che sia mio padre e forse anche mia madre detenevano all’estero), la cui accensione risale agli anni ’70. Già su punto la puntuale indagine della procura, con consulenza tecnica, ha accertato che il padre dell’avvocato Genovese Francantonio, Luigi, non risultava avere redditi tali da spiegare il “tesoro” all’estero. A fronte di una capacità reddituale media per anno (convertita in euro) di 117.034,00, avrebbe accumulato la somma di € 16 milioni in modo esterno ad ogni legale acquisizione, fondando il giudizio che tali somme siano state oggetto e frutto di evasione fiscale”. Un particolare lega Luigi Genovese senior a Francantonio: padre e figlio hanno sempre più denaro rispetto a quanto guadagnano. “Sulla base di quanto accertato dalla Guardia di Finanza di Milano, Genovese Francantonio ha sottoscritto, nel giugno del 2005, un prodotto finanziario (contratto assicurativo) con la società Credit Suisse Life. Il prodotto finanziario in questione è, palesemente, finalizzato ad occultare capitali all’estero e consente di sfuggire anche alla tassazione sugli interessi maturati sui depositi di capitali detenuti in Svizzera. Si tratta di un investimento – non dichiarato al fisco italiano – non compatibile con il volume d’affari ed il reddito conseguito e dichiarato da Genovese Francantonio sino all’anno 2005. Cioè si procede nell’attività delittuosa del padre e con modalità analoghe”.
“Quei soldi ereditati da mio padre”. Ma era ancora vivo – Diventa addirittura surreale la giustificazione fornita da Genovese quando nel 2013 trasferisce nel “principato di Monaco a partire dall’anno 2013, fondi di importo consistente (per l’ammontare complessivo di 10 milioni di euro) su un conto esistente presso un intermediario monegasco, la banca Julius Bar, e intestato alla società panamense Palmarich Investments“. Secondo le indagini degli inquirenti in quel caso Genovese e la moglie Chiara Schirò avevano giustificato quegli accrediti, affermando che si trattava di fondi provenienti “da una eredità a seguito della morte del padre, Signor Luigi Genovese (testualmente dalle carte: “Portion of the inheritance received by Mr Genovese following the death of his father Mr Luigi Genovese”)”. Solo che il giudice fa notare come “all’epoca dei fatti “il padre di Francantonio Genovese “risultava essere ancora in vita“. “Questo dichiarare morto il padre vivo è uno dei tantissimi escamotage cui quel “tesoro” ha costretto il Genovese, e che giudicherà lui stesso, al condizionale eventuale, come fatto che sarebbe altamente spiacevole”.
Il ritorno in Italia: “Gli spalloni, trucco da Alì Babà” – Ricostruita nell’indagine è anche la fase in cui Genovese prova a recuperare quel denaro: secondo l’accusa lo fa tramite spalloni, cioè persone che trasportano personalmente il denaro alla frontiera. “Discorso plasticamente lesivo della dignità del ruolo ma spia della capacità di movimenti illeciti, è farsi portare miliardi in contanti dalla Svizzera da spalloni, riceverli in alberghi, di nascosto, scambiando parole convenzionali, una sorte di apriti sesamo che ricorda la favola di Ali Babà e i 40 ladroni”. Poi comincia una “impressionante attività di dismissioni, avvalendosi appunto di figli e nipoti. Qui Genovese Francantonio si va spogliando di tutto, talvolta con trucchi banali, talvolta con una serie di sotterfugi, anche geniali, in un contesto complessivo, che sorretto dalla evidenza del fine e del metodo, non dà alcun dubbio su gesti effettivi e reali di mera liberalità. Al riguardo, come detto, la liberalità non è prospettabile visto che ogni atto viene fatto apparire, magari faticosamente, ma oneroso per i beneficiari (curiosamente a Genovese Luigi passa un patrimonio enorme, con operazioni finanziarie, prestiti e sostanziali “pagherò)”. È l’ultimo atto della dynasty. Per adesso.
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Un piano B per il Festival della Rai. In attesa di conoscere nei dettagli la delibera con cui il Comune di Sanremo ha deciso di disegnare il bando per una gara con cui assegnare la realizzazione del festival, la Rai si è messa al lavoro per approntare un'ipotesi alternativa che parte dalla conseguenza più logica: immaginare l'organizzazione in un'altra città di un festival che avrà necessariamente alcune caratteristiche diverse. A partire dal nome: non più Festival della Canzone Italiana, che è la denominazione legata al festival di Sanremo e quindi a possibili contese di copyright, ma un titolo alternativo che potrebbe essere Festival della Musica Italiana o qualcosa di simile. L'evento sarebbe in ogni caso, visto che la Rai è membro Ebu, il festival che eleggerebbe il rappresentante italiano all'Eurovision Song Contest.
Per la location si è già parlato insistentemente di Torino in questi mesi ma - a quanto apprende l'Adnkronos - non è stata presa ancora alcuna decisione al riguardo. Torino viene citata al momento come esempio solo perché nel capoluogo piemontese la Rai ha organizzato un'edizione dell'Eurovision Song Contest nel 2022 particolarmente riuscita tanto da ottenere il plauso dell'Ebu. La scelta della città, oltre che alla presenza di strutture adeguate ad ospitare un simile evento, dipenderà anche dalla qualità dell'eventuale accordo con l'amministrazione comunale. La Rai, naturalmente, punterà ad una convenzione lunga e inattaccabile, che metta cioè al riparo da quanto accaduto con Sanremo.
Intanto, il servizio pubblico aspetta anche di leggere nella sua interezza la delibera con cui il Comune istituisce il bando di gara. Una delibera che, alla lettura delle anticipazioni, ha piuttosto irritato la Rai, sia per la richiesta di un cospicuo aumento della richiesta economica (la base d'asta sarebbe di 6,5 milioni l'anno, contro gli attuali 5 previsti dall'ultima convenzione), sia per l'inserimento della richiesta vincolante di realizzare ben altri 4 programmi tv in onda dalla città dei fiori. Il Comune, dal canto suo, ha fatto sapere che la delibera è il frutto di una riflessione sulle tempistiche per l'organizzazione di un evento che richiede tempi lunghi di preparazione. Non sarebbero invece molte le speranze riposte nell'esito del ricorso in appello al Consiglio di Stato, dopo la decisione del Tar della Liguria che a dicembre ha dichiarato illegittimo l'affidamento diretto (senza gara) alla Rai dell'organizzazione del Festival della Canzone Italiana. Ricorso che verrà dibattuto nel merito il 22 maggio prossimo.
Ma su Sanremo, si sa, in Rai si comincia a lavorare all'edizione successiva il giorno dopo la finale di ogni anno. E la prima opzione dell'azienda resterebbe comunque il festival a Sanremo se potessero ripetersi le condizioni degli ultimi anni. Quel che è certo è che il servizio pubblico non può rinunciare a quello che è l'evento dell'anno per l'intrattenimento televisivo: una kermesse che illumina ben più di una settimana di programmazione e che ha totalizzato nell'ultima edizione oltre 65 milioni di raccolta pubblicitaria, con un trend continuamente in crescita negli ultimi 6 anni. Quindi a Sanremo o altrove, questo festival s'ha da fare. (di Antonella Nesi)
Napoli , 6 mar. - (Adnkronos) - Max blitz antidroga dei carabinieri tra Napoli e Salerno: smantellate 15 piazze di spaccio e indagato a piede per favoreggiamento anche un sacerdote. I militari del Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata hanno eseguito un'ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal gip del Tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della Procura oplontina, nei confronti di 51 soggetti (dei quali 15 in carcere, 17 agli arresti domiciliari e 19 sottoposti all'obbligo di presentazione alla p.g.) gravemente indiziati dei reati di detenzione illecita e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina. Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti di 48 indagati, mentre dei restanti tre, due sono attualmente all'estero e il terzo è tuttora attivamente ricercato. Tra questi anche il tiktoker Antonio Gemignani, noto come Papusciello.
Avvalendosi di corrieri della droga provenienti da Napoli e Roma - si legge in una nota a firma del procuratore Nunzio Fragliasso - gli indagati avrebbero posto in essere un giro di affari di circa otto milioni di euro, con oltre 500.000 euro in contanti sequestrati dagli inquirenti nel corso delle indagini. Le investigazioni, condotte attraverso una poderosa attività di intercettazione telefonica e ambientale, che si è protratta per diversi mesi, hanno consentito di documentare e ricostruire le dinamiche relative alla gestione dell'attività di spaccio in ben 15 piazze di diverse città, in provincia di Napoli e di Salerno, nonché di recuperare e sequestrare complessivamente 19 chilogrammi di cocaina. Dalle indagini è emerso che alcuni indagati si servivano delle abitazioni di soggetti incensurati e anziani per occultare ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, mentre altri sfruttavano la presenza di neonati per eludere eventuali controlli.
E tra gli indagati figura anche un sacerdote di Torre Annunziata. Inoltre, una donna è stata ripresa durante lo spaccio di droga con un neonato in braccio. L'approvvigionamento delle varie piazze di spaccio avveniva mediante il ricorso a fidati corrieri che, a tal fine, utilizzavano autovetture dotate di scomparti segreti in cui lo stupefacente veniva abilmente occultato. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno operato sette arresti in flagranza di reato, individuando anche soggetti in possesso di armi detenute illegalmente.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Domani, venerdì 7 marzo, dalle ore 15 alle ore 17, presso ExtraLibera, Via Stamira 5, a Roma, si terrà l’assemblea dei soggetti che fanno parte del comitato promotore del Referendum cittadinanza. Interverranno, tra gli altri, Emma Bonino, Riccardo Magi, Elly Schlein, Angelo Bonelli, Deepika Salhan, Sonny Olumati, Francesca Druetti, Antonella Soldo, Katia Scannavini, Pippo Civati, Paolo Bonetti, Natale Di Cola, Ileana Bello, Walter Massa e molti altri.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. Pertanto, i tassi di interesse sui depositi presso la Bce, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2,50%, al 2,65% e al 2,90%, con effetto dal 12 marzo 2025. E’ quanto si legge nel comunicato diffuso dall’Eurotower.
Il consiglio direttivo “è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine” soprattutto “nelle attuali condizioni caratterizzate da crescente incertezza, definirà l’orientamento di politica monetaria adeguato seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”, viene evidenziato nella nota.
L’approccio della Banca centrale continuerà ad essere basato sui dati e a procedere ‘riunione per riunione’, ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, nel corso della conferenza stampa a Francoforte. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo in materia di tassi di interesse “si baseranno sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, della dinamica dell'inflazione sottostante e della forza della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non si impegna a seguire un particolare percorso dei tassi”, ha sottolineato Lagarde, per la quale "i rischi per la crescita economica rimangono orientati verso il basso”.
“Un'escalation delle tensioni commerciali ridurrebbe la crescita dell’eurozona, frenando le esportazioni e indebolendo l'economia globale” e “il perdurare dell'incertezza sulle politiche commerciali globali potrebbe trascinare al ribasso gli investimenti”. Allo stesso modo “le tensioni geopolitiche, come la guerra ingiustificata della Russia contro l'Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, rimangono un'importante fonte di incertezza. La crescita potrebbe diminuire se gli effetti ritardati dell'inasprimento della politica monetaria durassero più a lungo del previsto”.
La crescita dell’eurozona “potrebbe essere più elevata se le condizioni di finanziamento più facili e il calo dell'inflazione consentiranno una ripresa più rapida dei consumi e degli investimenti interni. Anche un aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe contribuire alla crescita”, ha detto ancora la presidente della Bce.
Infine Lagarde spiega che "l'incertezza è aumentata e probabilmente peserà sugli investimenti e sulle esportazioni più di quanto previsto in precedenza”. La crescita “dovrebbe essere sostenuta dall'aumento dei redditi e dalla riduzione dei costi di finanziamento” e secondo le proiezioni dei tecnici “anche le esportazioni dovrebbero essere sostenute dall'aumento della domanda globale, a patto che le tensioni commerciali non si intensifichino ulteriormente”.
Le decisioni della Bce sui tassi di interesse quindi continueranno ad essere basate “sulla valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.
L'inflazione complessiva, indicano gli esperti, ora "si collocherebbe in media al 2,3% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e al 2,0% nel 2027. La revisione al rialzo dell’inflazione complessiva per il 2025 riflette la più vigorosa dinamica dei prezzi dell’energia”. “L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,2% nel 2025, al 2,0% nel 2026 e all’1,9% nel 2027”. Le misure dell’inflazione di fondo “suggeriscono perlopiù che l’inflazione si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2% a medio termine. L’inflazione interna resta elevata, principalmente perché salari e prezzi in determinati settori si stanno ancora adeguando al passato incremento dell’inflazione con considerevole ritardo. La crescita delle retribuzioni si sta però moderando secondo le attese e i profitti ne stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione”, evidenzia Francoforte. Tuttavia, “il processo disinflazionistico è ben avviato. L’andamento dell’inflazione ha continuato a rispecchiare pressoché le attese dei nostri esperti e le ultime proiezioni sono strettamente in linea con le prospettive di inflazione precedenti”.
“La politica monetaria diviene sensibilmente meno restrittiva, poiché le riduzioni dei tassi di interesse rendono meno onerosi i nuovi prestiti a imprese e famiglie e il credito accelera”, si legge nella nota diffusa dalla Bce al termine del consiglio direttivo. “Al tempo stesso – sottolinea però l’Eurotower – l’allentamento delle condizioni di finanziamento è contrastato dai passati rialzi dei tassi di interesse che si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere, e il volume dei prestiti resta nel complesso contenuto”.
La Bce rende inoltre noto che l’economia fronteggia perduranti difficoltà e i nostri esperti hanno nuovamente corretto al ribasso le proiezioni di crescita: allo 0,9% per il 2025, all’1,2% per il 2026 e all’1,3% per il 2027.
Le revisioni al ribasso per il 2025 e il 2026, sottolinea l'Eurotower, "riflettono la diminuzione delle esportazioni e la continua debolezza degli investimenti, in parte a seguito dell’elevata incertezza sulle politiche commerciali e su quelle economiche più in generale. L’aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti dei rialzi passati dei tassi di interesse restano le principali determinanti alla base dell’atteso incremento della domanda nel corso del tempo".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "C'è bisogno di un'Europa più coraggiosa, più forte e più giusta. Per questo è necessario andare avanti sulla strada del rafforzamento dell'Unione europea e della sua capacità di iniziativa politica". Così Pierfrancesco Majorino, componente della segreteria nazionale Pd.
"In questo quadro il vertice odierno del Pse ha visto in campo le proposte del Partito Democratico. Il contributo di Elly Schlein è stato essenziale e ha inevitabilmente messo in luce anche le contraddizioni del piano di Ursula von der Leyen. Un piano che ad oggi non porta alla difesa comune, ma al semplice riarmo generalizzato dei singoli Stati nazionali e a inevitabili tagli di voci che vanno invece assolutamente potenziate. Penso a coesione sociale e welfare".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Innovazione protagonista nella serata di ieri a Key - The Energy Transition Expo, nella seconda edizione del Premio 'Lorenzo Cagnoni', che è stato consegnato agli espositori per i sette progetti più innovativi presentati in fiera, uno per ogni settore merceologico della manifestazione, e alle tre Start-up dell’Innovation District dal più alto potenziale innovativo.
A premiare gli espositori, Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, Corrado Peraboni, amministratore delegato di Italian Exhibition Group, Alessandra Astolfi, Global Exhibition Director della divisione Green&Technolgy di Ieg, Christian Previati, Exhibition Manager di Key, Francesco Naso, segretario generale Motus-E e Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys.
Le aziende premiate sono state: Horay Solar Co., Ltd, Italian Wind Technologies, Energy Dome, Rina, Renovis, Camel Energy GmbH e Alperia. Le tre Start-up che hanno ricevuto il riconoscimento sono state: Trailslight, Reefilla e Sizable Energy.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Innovazione protagonista nella serata di ieri a Key - The Energy Transition Expo, nella seconda edizione del Premio 'Lorenzo Cagnoni', che è stato consegnato agli espositori per i sette progetti più innovativi presentati in fiera, uno per ogni settore merceologico della manifestazione, e alle tre Start-up dell’Innovation District dal più alto potenziale innovativo.
A premiare gli espositori, Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, Corrado Peraboni, amministratore delegato di Italian Exhibition Group, Alessandra Astolfi, Global Exhibition Director della divisione Green&Technolgy di Ieg, Christian Previati, Exhibition Manager di Key, Francesco Naso, segretario generale Motus-E e Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys.
Le aziende premiate sono state: Horay Solar Co., Ltd, Italian Wind Technologies, Energy Dome, Rina, Renovis, Camel Energy GmbH e Alperia. Le tre Start-up che hanno ricevuto il riconoscimento sono state: Trailslight, Reefilla e Sizable Energy.