Fiocchi di neve che si ammassano, uno dopo l'altro sua una roccia o un suolo. È così che comincia a formarsi una valanga. Ed è così errore dopo errore, omissione dopo omissione, abuso dopo abuso, falso dopo falso, che è iniziata la tragedia del resort diventato la tomba di 29 persone il 19 gennaio scorso
Fiocchi di neve che si ammassano, uno dopo l’altro sua una roccia o un suolo. È così che comincia a formarsi una valanga. Ed è così errore dopo errore, omissione dopo omissione, abuso dopo abuso, falso dopo falso, che è iniziata la tragedia dell’hotel Rigopiano, diventato la tomba di 29 persone il 19 gennaio scorso. Un destino quello delle 29 vittime segnato dal 1999 quando fu lanciato il primo di una lunga serie di allarmi. Relazioni, studi, dossier di guide alpine e di un geologo misconosciuti e che spinsero il comune di Farindola a non adottare il nuovo piano regolatore.
Nell’avviso di garanzia per 23 persone – tra cui funzionari della Regione, l’ex prefetto di Pescara, il direttore del resort, sindaco ed ex primi cittadini di Farindola – a pagina 6 si legge che tra il 12 e il 18 marzo del 1999 la guida alpina Pasquale Iannetti, membro della Commissione Valanghe, che dal 2005 non sarà più convocata, aveva non solo lanciato l’allarme ma previsto quello che poteva accadere lì dove ci sarebbe stato in futuro il resort ampliato grazie, secondo la procura la Pescara, ad un abuso edilizio e una serie di falsi. “…In merito alla possibilità di caduta di masse nevose, slavine o valanghe nell’area di Rigopiano, non vi è dubbio che sia il piazzale antistante il Rifugio Tito Acerbo che la strada provinciale che porta a Vado di Sole possano essere interessate dal fenomeno… la zona deve essere tenuta sotto controllo… Suggerisco al signor sindaco e al responsabile del Cnsa (Corpo nazionale soccorso alpino) di Penne che mi legge per conoscenza di procedere ad approfondire il problema mediante uno studio dell’area e alla bonifica delle zone di scorrimento…. Con questi dati la commissione valanghe potrà fornire indicazioni certe affinché in futuro si possa garantire la sicurezza delle infrastrutture alberghiere, delle strade e dei parcheggi della località di Rigopiano”. In futuro, un’espressione che sa quasi di presagio quasi diciotto anni prima la valanga.
Due anni dopo un altro allarme: è in un’altra relazione a firma del geologo Angelo Iezzi propedeutica al nuovo Piano regolatore generale consegnata all’ingegner Marcello Romanelli che era stato incaricato il 5 luglio del 1996 della redazione del Prg. Ebbene Romanelli inoltra al comune di Farindola la documentazione sicuramente prima del 17 aprile 2002 perché in questa data gli viene pagato un rimborso. Nel dossier di Iezzi veniva individuata sul versante montuoso affacciato sull’hotel Rigopiano una situazione che necessitava di: “… definizione della pericolosità delle valanghe, attraverso studi di ampio raggio che consentano per le infrastrutture previste in special modo nel caso di vie di comunicazione, la scelta di un certo tipo di tracciato e/o eventuali presidi a difese delle stesse o, addirittura, la rinuncia al tracciato stesso…”
Il 4 marzo 2003 lo studio di due guide alpine viene acquisito dalla Commissione valanghe dopo un sopralluogo sul Monte San Vito adiacente al Monte Siella nel quale si riferisce di “una condizione di pericolo FORTE in quanto il manto nevoso è debolmente consolidato e che il distacco di valanghe è probabile già con debole sovraccarico. Sono da aspettarsi valanghe medie ed anche singole grandi valanghe”. Allarmi, segnalazioni, studi, relazioni ignorati tanto che nella delibera del consiglio comunale del 30 settembre 2008 con cui si approvava il piano di emergenza comunale, redatto dal tecnico comunale, “… era del tutto assente la trattazione e valutazione del rischio valanghe e del rischio neve-ghiaccio che non venivano inseriti – si legge nell’avviso di garanzia – in nessuno dei successivi aggiornamenti del 2010 e 2014 e neppure presi in considerazione a seguito della emanazione della Delibera di giunta regionale 19/2015 che imponeva espressamente la valutazione del rischio valanghe (oltre a quello neve-ghiaccio) in sede di redazione del Piano di emergenza comunale.
Ma non solo l’ingegner Romanelli consegna alcuni elaborati per il nuovo Prg il 21 settembre 2011 dove “descrive la necessità di consolidare le linee di impluvio con opere di ingegneria naturalistica poiché i versanti hanno una propensione al dissesto dovuto alla pendenza e ai fenomeni gravitativi”. Il 18 dicembre 2014 il Comune di Farindola riceve anche la carta storica delle valanghe in cui erano state censite dal 1999 al 2003 ben sei valanghe, l’ultima delle quali il 3 aprile 2003 dal Monte Siella da cui si è staccata la massa di neve che ha travolto l’albergo dieci mesi fa.
Il Prg non fu, infine adottato, perché scrivono i pm “laddove emanato avrebbe di necessità individuato nella località di Rigopiano un sito esposto a forte pericolo valanghe... nonché si licenziava un Piano di emergenza comunale totalmente silente in punto di pericolo valanghe e di rischio neve-ghiaccio sull’intero comune di Farindola”. Ed è così che ai titolari del resort si rilasciarono i permessi nel 2006, nel 2007, nel 2008 e nel 2016 che non sarebbe stato possibile ottenere altrimenti.