Cinema

Film in uscita al cinema, cosa vedere (e non) nel fine settimana del 24 novembre

DETROIT di Kathryn Bigelow, LA MANO INVISIBILE di David Macian, GLI SDRAIATI di Francesca Archibugi, GRAMIGNA di Sebastiano Rizzo, AMERICAN ASSASSIN di Michael Cuesta, IL LIBRO DI HENRY di Colin Trevorrow e IL DOMANI TRA DI NOI di Hany Abu-Assad: anticipazioni e recensioni

di Anna Maria Pasetti e Davide Turrini

LA MANO INVISIBILE di David Macian. Con Anahí Beholi, Josean Bengoetxea, Eduardo Ferrés. Spagna 2016. Durata 78’. Voto 3,5/5 (DT)

Un capannone industriale, neon ad illuminarne il centro e tutt’attorno il buio. Undici persone vengono chiamate a compiere sotto i riflettori le proprie mansioni lavorative davanti ad un pubblico che rumoreggia, ridacchia, fischia, ma che non vediamo mai. Come non vediamo mai i “committenti” di quello che somiglia a qualcosa tra uno spettacolo teatrale e un reality show. Tra gli undici ci sono un muratore, una sarta, un meccanico, un macellaio, una telefonista da call center, un tecnico informatico, una donna delle pulizie e un barista: tutti dovranno compiere le loro azioni di lavoro, anche se a fine giornata ognuno dovrà o distruggere il risultato del proprio agire o della propria fatica (il muratore abbatterà il muro, il meccanico smonterà e rimonterà l’auto, il barista butterà i panini invenduti, la carne tagliata dal macellaio buttata, ecc…). Fino a quando un gesto di rottura metterà in discussione l’ “esperimento”. Mirabile intuizione figurativa dell’alienazione e dello sfruttamento dell’uomo nella pratica lavorativa, con una scenografia che ricorda la Dogville di Von Trier e con un’atmosfera algida che rievoca lo sguardo cinico di Haneke, La mano invisibile richiama sì il banalissimo assunto del mercato del lavoro che si regolerebbe (sadicamente) da solo di Adam Smith, ma soprattutto mette in scena con rigore filologico il saggio kafkiano di Isaac Rosa Camacho dove esplode lampante la disumanizzazione della persona che prende (e dà, dove può) ordini spesso senza senso, fino a far emergere la brutalità recondita dell’animo umano. Forse l’unico film di questo nuovo secolo che affronta di petto gli effetti perversi della deregulation nel mercato del lavoro post globalizzato. Attori sconosciuti ma incredibilmente centrati nel loro ruolo identitario professionale. Infine il palco che come spettatori guardiamo per un’ora e venti sembra essere beffardamente uno specchio in cui siamo tragicamente riflessi.

Film in uscita al cinema, cosa vedere (e non) nel fine settimana del 24 novembre - 2/7
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