Il qui e ora, Inoke: italiano, limba e inglese - 4/4
“Ho mollato tutto dopo dieci anni di lavoro a Milano, ero art director di una rivista internazionale, prima ancora ho lavorato in una agenzia di pubblicità e in una casa editrice. Ebbene: si può fare!”. Parla con calma ed entusiasmo Federica Serra, 42 anni, studi di illustrazione e grafica a Urbino, tornata nella sua città dopo 15 anni di vita altrove. Lei, e i suoi soci di Inoke – che significa qui – ci credono. Tutti hanno vissuto all’estero per poi tornare. “Si può fare con molto amore e l’intenzione di trasferire tutte le capacità nel proprio ambiente, adattandosi ancora. Così i tuoi luoghi, “a limba” – la lingua – i messaggi visibili devono diventare fruibili a uno sguardo esterno, ma anche a uno sguardo interno”. Parla di una scelta precisa in relazione ai luoghi: “Qualsiasi posto può diventare centro, lo diventa con la tua presenza e in base al valore che gli dai”. L’impostazione del lavoro con i clienti è l’ascolto e una fitta pioggia di domande, poi il metodo: la responsabilità nel messaggio, e dell’impatto ambientale. Tra i lavori il più rappresentativo è la campagna Autunno in Barbagia del 2016 – un’iniziativa che da vent’anni coinvolge i micro paesi per tre mesi di eventi: “Siamo riusciti a isolare gli elementi ricorrenti di gioielli, vestiti e dolci: sono stati ridotti all’essenziale, scomposti e poi ricomposti. Così abbiamo posto il focus sul luogo – Barbagia – più che sul tempo –, l’autunno”. E per la prima volta hanno introdotto sa limba, il sardo, nella comunicazione: insieme – ovviamente – all’italiano e all’inglese. Una scelta dettata dalla filosofia del ritorno. Ma senza chiusure.