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Oscar Pistorius, pena raddoppiata in appello: condannato a 13 anni per l’omicidio della fidanzata

L’atleta paralimpico era stato condannato in primo grado a 6 per l’omicidio della fidanzata uccisa a colpi di pistola, pena considerata troppo lieve. Questo è il secondo ricorso presentato dalla Procura di Pretoria. L'ex velocista ha già scontato un anno di carcere

L’atleta paralimpico Oscar Pistorius dovrà scontare 13 anni e 5 mesi di carcere per l’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp. Lo ha stabilito la Corte suprema d’appello del Sudafrica, che ha più che raddoppiato la pena di 6 anni a cui era stato condannato l’atleta, definendola “scandalosamente lieve. I membri della Corte, spiega il giudice Legoabe Willie Seriti, concordano con la Procura che aveva chiesto per Pistorius 15 anni, la pena massima prevista per il reato di omicidio, sul fatto che la precedente condanna fosse “inappropriata“. Per questo i giudici hanno giudicato “convincenti” alcune motivazioni di cui invece i tribunali precedenti non avevano tenuto conto. Fra le argomentazioni presentate dall’accusa c’era il fatto che Pistorius non avesse mai fornito una ragione convincente per chiarire perché avesse sparato quattro volte e che fosse una persona allenata, non vulnerabile. La Procura ha messo in dubbio anche che l’atleta abbia mai provato un vero rimorso.

Oscar Pistorius è accusato dell’omicidio della fidanzata, la modella Reeva Steenkamp, avvenuto il giorno di San Valentino del 2013 nella sua casa di Pretoria: l’atleta paralimpico le ha sparato quattro colpi mortali attraverso la porta chiusa del bagno. Pistorius ha sempre sostenuto di avere aperto il fuoco perché aveva scambiato la fidanzata per un ladro entrato dalla finestra. Pistorius ha già scontato un anno di carcere, ma la sua è una vicenda giudiziaria complessa.

La condanna a 13 anni e 5 mesi di carcere arriva dopo il secondo ricorso presentato dalla Procura nei confronti dell’ex velocista. In primo grado Pistorius era stato condannato nell’ottobre del 2014 a 5 anni di carcere per omicidio colposo, con una sentenza che stabiliva che non c’era stata l’intenzione di uccidere la vittima; l’accusa aveva fatto un primo ricorso, così il tribunale supremo d’appello aveva annullato a dicembre del 2015 la prima sentenza e dichiarato Pistorius colpevole invece di omicidio volontario, riconoscendo la sua intenzione di uccidere, indipendentemente dal fatto di pensare che si trattasse di Steenkamp o di un ladro. A quel punto il caso era tornato al Tribunale superiore di Pretoria per stabilire una nuova pena: a luglio del 2016, così, la giudice Thokozile Masipa impose sei anni di carcere, per omicidio volontario ma ritenendo che ci fossero delle attenuanti. È contro questo verdetto che la procura aveva presentato il secondo ricorso, definendo “estremamente indulgente” la condanna, a seguito del quale è giunta la sentenza di oggi.

L’atleta è nato con un problema genetico che ha portato i genitori a decidere di fargli amputare le gambe quando aveva 11 mesi; ha raggiunto i vertici dell’atletica mondiale correndo su due protesi in fibra di carbonio. È diventato il primo atleta con entrambe le gambe amputate a gareggiare alle Olimpiadi, a Londra nel 2012. L’omicidio della fidanzata ha posto fine alla sua carriera.