Lo scrittore ospite del liceo classico e musicale Palmieri usa per il gasdotto che approderà a Melendugno le stesse parole che aveva utilizzato per la Tav: "Credo che l’unanimità di risposta della comunità possa ritardare, ostacolare, sabotare l’opera". Proprio in queste settimane, la tensione è tornata a salire nel Salento per la "militarizzazione" del territorio
Una “prepotenza pubblica” che va “sabotata”. Erri De Luca definisce così la Tap, il gasdotto che collegherà Azerbaijan e Italia. E lo fa parlando agli studenti di Lecce, a pochi chilometri da Melendugno, il punto dove approderà la contestata opera definita strategica dal governo. Lo scrittore e intellettuale è intervenuto nel liceo classico e musicale Palmieri del capoluogo salentino, ospite dell’associazione Up: “La Tap è una prepotenza pubblica e di fronte all’unanimità della popolazione che si oppone alla realizzazione, all’unanimità dei comuni interessati – ha detto – io credo che la vostra Tap vada sabotata“.
Per aver usato quella stessa espressione nei confronti della Tav Torino-Lione, invitando la popolazione della Val Susa a continuare le proteste, De Luca è stato imputato in un processo a Torino, ma le accuse caddero al termine del procedimento: “Io – ha spiegato agli studenti – sono esperto di questa parola, sono stato incriminato e assolto perché il fatto non sussiste, perché la parola sabotare non istiga violenza”.
De Luca ha poi invitato la popolazione leccese a rimanere compatta: “Credo che l’unanimità di risposta della comunità possa ritardare, ostacolare, sabotare l’opera”. Proprio nelle ultime settimane, la tensione è nuovamente salita a Melendugno, il paese più vicino all’approdo di Tap. Tutto è iniziato la notte tra il 12 e il 13 novembre quando il prefetto di Lecce Claudio Palomba ha deciso di estendere la “zona rossa” attorno al cantiere in concomitanza con la ripresa dei lavori.
Come raccontato da un reportage de ilfattoquotidiano.it, i cittadini lamentano la “militarizzazione del territorio”, la presenza di check point per accedere all’area con problemi soprattutto per chi risiedere in prossimità del cantiere e dei contadini che lavorano i campi. Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, ha parlato di “650 agenti” presenti “per costi extra tra i 50 e gli 80mila euro ogni giorno”. Termometro della situazione sono gli scontri che si sono verificati in centro a Lecce tra un centinaio di attivisti e la polizia, chiamata a “proteggere” il rettorato dell’Università in occasione di un workshop, lo scorso lunedì, al quale ha partecipato anche il country manager di Tap, Michele Mario Elia.
E nelle scorse settimane si è rotto anche il fronte dei sindaci contrari all’opera dopo la proposta di Tap di riversare sul Salento 55 milioni di euro di compensazioni. Oltre 30 primi cittadini si sono detti disponibili a discutere con azienda e il ministro per la Coesione territoriale Claudio De Vincenti, duramente attaccato da Michele Emiliano: “Non sarò mai ad un tavolo con De Vincenti, che tenta di creare consenso su Tap a San Foca, ciò che nessuno vuole – aveva detto il governatore della Regione Puglia a IlFatto.it – Rischia di sembrare un lobbista più che un ministro, se non la smette immediatamente con questi patetici tentativi di comprare un consenso che non avrà mai”.