Mondo

La schiavitù in Libia non è una novità

Ci voleva la CNN, la Cable News Network degli Stati Uniti, uno degli ultimi Stati dove la schiavitù è moneta corrente e stile di vita perché nel mondo si parli di questo. La schiavitù in Libia non è di certo un fatto nuovo. La schiavitù accompagna la storia umana in quasi tutte le latitudini e culture finora conosciute.

Old pirates, yes, they rob I        
Sold I to the merchant ships     

Vecchi pirati, sì, mi hanno rapito
Mi hanno venduto alle navi di mercanti

Ed è ciò che continua ad accadere fino ad oggi. La schiavitù è una morte sociale, la riduzione della persona umana a oggetto di scambio per opera di altre persone. Le guerre, il commercio, le piantagioni, i lavori domestici, le fabbriche, le case di tolleranza, i programmi di aggiustamento strutturale, la dominazione dei potenti sui deboli, degli uomini sulle donne, di una religione sull’altra, di un dio sull’altro. Tutto ciò è l’espressione di un commercio che trasforma il mondo in un grande mercato unico e gli esseri umani in cose da vendere, consumare e buttare dopo l’uso.

Emancipate yourselves from mental slavery
None but ourselves can free our minds
Solo noi stessi possiamo liberare la nostre menti
Emancipatevi dalla schiavitù mentale

La schiavitù in Libia, in Mauritania, nel Niger, a cielo aperto in alcune strade di Genova e nei laboratori nascosti in Asia e in Europa nascono e si propagano perché la radice si trova nello spirito umano. La schiavitù è anzitutto mentale. E’ ben lei che si rende visibile nelle relazioni umane, nelle frontiere armate, nella vendita e l’acquisto dei migranti. La desertificazione dello spirito e dunque dei valori che costituiscono il proprio della persona umana, comincia dall’embrione, il bimbo non nato nel ventre della donna. E’ già reso schiavo del consumo, delle diverse gestazioni assistite dai soldi e dagli specialisti dei circuiti commerciali della manipolazione del mistero della vita.

How long shall they kill our prophets
While we stand aside and look? Ooh!
Per quanto ancora dovranno uccidere i nostri profeti

Mentre stiamo da parte e guardiamo? Ooh!

I migranti sono una categoria profetica e per questo motivo sono venduti, imprigionati, deportati e uccisi. Sono di diritto tra i profeti del nostro tempo. Sono un grido contro questo tipo di mondo, contro le frontiere armate, l’esclusione sociale, le politiche e l’economia. Sono una parola di verità in un mondo di menzogne. Una parte di loro arriva dall’Africa, dal Sahel e passano dal Niger. Fermandoli e continuando il silenzio su ciò che accade nel Maghreb, la schiavitù dei poveri, dei ‘Black’, si diventa complici dell’assassinio.
 
But my hand was made strong
Redemption songs
Ma la mia mano venne resa forte
Sono i canti di redenzione

Nessuno potrà legare per sempre le loro mani, sono libere come i loro piedi e il loro spirito. Hanno intonato un canto che ha fatto naufragare le navi dei pirati.

Niamey, Novembre 017