Su 131 intervistati dal Telefono verde Aids, il 57,5% ha dichiarato di utilizzare internet per gli incontri sessuali; il 24,4% ha dichiarato di aver avuto una infezione a trasmissione sessuale, mentre il 68,5% ritiene di essere "per niente o poco a rischio per infezioni sessualmente trasmesse". Per il direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Iss, c'è "una perdita della memoria generazionale rispetto alla gravità della malattia"
Nel nostro Paese diminuiscono i casi di nuove infezioni da Aids ma il calo è minimo se si guarda alla fascia dei giovani sotto i 25 anni, sintomo del fatto che è diminuita la percezione del rischio soprattutto tra i ragazzi. A lanciare l’allarme è il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Gianni Rezza: “A fronte di un leggero calo delle nuove diagnosi da Hiv nell’ultimo anno, abbiamo però registrato un aumento relativo dei casi proprio tra i giovani con meno di 25 anni; ciò vuol dire che in questa fascia la malattia sta diminuendo più lentamente”. Questo, spiega Rezza, “è dovuto a una perdita della memoria generazionale rispetto alla gravità di questa malattia”. A pochi giorni dalla Giornata Mondiale per la lotta all’Hiv, l’Istituto Superiore di Sanità ha infatti diffuso i dati relativi al 2016: con 3451 nuove diagnosi di infezione, l’Italia è al 13° posto in Europa. Questo significa che ci sono 5,7 nuovi casi ogni 100 mila residenti in Italia e, sul totale delle diagnosi del 2016, il 76,9% si è registrata tra i maschi.
“È allarmante – ha dichiarato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – che sia calato il livello di consapevolezza tra i giovani sui fattori di rischio e trasmissione dell’Aids. Fondamentale è quindi promuovere comportamenti di autoprotezione per sé e per il partner”. Dai dati emerge anche un aumento dell’età media delle persone che contraggono il virus e un cambiamento nelle modalità di trasmissione: sono meno i contagi tra i consumatori di sostanze per via iniettiva, ma di più casi di trasmissione sessuale, in particolare tra gay maschi. Le regioni con l’incidenza più alta di casi di Aids sono Lazio, Marche, Toscana e Lombardia. Sempre nello scorso anno, sono stati inoltre segnalati 778 casi di Aids conclamato e oltre il 50% dei casi di Aids segnalati era costituito da persone che non sapevano di essere Hiv positive.
Ma il rischio di contrarre l’Aids è legato in particolar modo anche alla rete e ai nuovi incontri sessuali favoriti dalle chat online. È quanto emerge dai primi risultati di un’indagine pilota condotta dal Telefono verde dell’Istituto Superiore di Sanità: 131 uomini hanno dichiarato di avere rapporti sessuali con altri uomini e, oltre la metà di loro, si rivolge ad app e siti di incontri per cercare nuovi partner. Su 131 intervistati poi, il 57,5% ha dichiarato di utilizzare Internet per gli incontri sessuali; il 24,4% ha dichiarato di aver avuto una infezione a trasmissione sessuale, mentre il 68,5% ritiene di essere “per niente o poco a rischio per infezioni sessualmente trasmesse”. L’88% del campione dichiara inoltre di aver fatto almeno una volta nella vita il test Hiv. Il dato, rilevano gli esperti, evidenzia dunque un calo proprio della percezione del rischio legato alle infezioni sessualmente trasmesse come l’Aids. Gli intervistati hanno tutti un’età compresa tra 27 e 40 anni, con un livello di istruzione medio alto: il target dell’indagine è stato scelto identificando proprio la popolazione in cui si riscontra il maggior numero di nuove diagnosi di Hiv.
Sempre nel 2016, il 35,8% diagnosticato come Hiv positive in Italia è di nazionalità straniera: “C’è dunque un aumento delle diagnosi tra le persone straniere, che totalizzano un terzo dei casi di nuove diagnosi sul totale” ha spiegato Rezza. “Negli ultimi anni – prosegue – si osserva pertanto un rilevante aumento della quota degli stranieri con una nuova diagnosi di Hiv, soprattutto tra quelli provenienti da paesi dove l’infezione ha più larga diffusione”. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto infatti, tra gli stranieri il 65,5% dei casi è costituita da eterosessuali: femmine 34,9%, maschi 30,6%.
Il Telefono verde Aids dell’Iss ha tagliato quest’anno il traguardo dei trenta anni di attività, con all’attivo circa 800 mila telefonate per un totale di due milioni di quesiti cui gli esperti hanno dato risposte. In vista della giornata dell’1 dicembre, il telefono verde ha promosso una serie di iniziative: l’orario del servizio è stato prolungato dalle 10 alle 18 e sarà attivato, in collaborazione con l’Università Cà Foscari di Venezia, un indirizzo email dedicato alle persone non udenti. Inoltre, un ulteriore indagine telefonica sui comportamenti asessuali sarà attivata e rivolta anche alla popolazione femminile.