Professione ginecologo, hobby artigiano enologo. Con una strategia di marketing il suo passatempo è diventato una professione e da poche bottiglie da vendemmia in famiglia, è passato a quasi un milione. Da prodotto local a global. Generoso Di Meo, insieme al fratello Roberto, Presidente di Assoenologi Campania oggi sono invitati a tenere lectio magistralis alle università: loro non licenziano, assumono i giovani. Da quest’anno Wine Spectator, la bibbia dei gourmet, ha inserito il loro Greco del Tufo tra i 100 vini migliori al mondo (almeno quello i cinesi non lo possono taroccare). E tra due giorni Generoso sarà insignito alla Camera dei Deputati con l’Italian Talent Award, per il suo ruolo d’ ambasciatore del meglio del made in Italy. Perché racconto tutto questo? Perché anni, anni fa una miope amministrazione voleva espropriare la loro tenuta nell’Alta Irpinia, una volta appartenuta ai principi Caracciolo, per farci una fabrichetta. I De Meo, in testa la sorella Erminia, incrociarono le braccia e difesero il territorio che era di una bellezza paesaggistica senza eguali. Altrimenti ora al posto dell’Aglianico doc o di un Coda di Volpe, avremmo avuto un bel cementificio.

Un’amministrazione bastarda invece riuscì ad espropriare le terre di Saline Joniche e Montebello Jonico agli unici produttori al mondo di bergamotto. Si doveva industrializzare il Sud, doveva sorgere lì su un lembo di mare azzurro e sabbia bionda l’ecomostro della Liquichimica. Doveva essere il terzo polo industriale, insieme all’Iltalsider e all’Ilva. È una brutta storia quella della Liquichimica, come se ne sentono solo in Italia, solo al Sud. Con i fondi stanziati dal Ministero, il “pacchetto Emilio Colombo”, 1300 miliardi delle vecchie lire inondarono Reggio e provincia stimolando gli appetiti delle ‘ndrine. Mia zia Maria Piromallo (sì perché erano le terre di famiglia) rifiutò di vendere. Le rapirono il figlio, Giuseppe Prisco, rinchiuso in una grotta sull’Aspromonte per quattro mesi. La Liquichimica è rimasta una cattedrale nel deserto, in compenso sono stati assunti 500 operai che oggi sono in pensione senza aver mai lavorato un giorno.

La formula Di Meo è risultata vincente: hanno inventato il Grand Tour all’incontrario partendo dall’Irpinia con tappe a Londra, New York, Mosca, Berlino, Marrakech, Palermo, Madrid, Parigi, Vienna, Varsavia… ovunque Generoso riusce a rintracciare tracce e fili da annodare alla cultura partenopea. Che vengono raccontate dagli scatti del fotografo numero uno al mondo (d’interni e architetture) Massimo Listri nel calendario, ormai cult, come il Pirelli. E gli ha dato un nome “Associazione culturale: Di Meo, vini ad arte” .

Quest’anno è toccato a Lisbona: uscieri in alta uniforme da Guardia Nacional, alta cucina, il meglio delle etichette di famiglia e festa grande. Incorniciati da Palazzo di Ajuda, una delle regge di quelle che fu un grande regno. Le partiture decorative barocche dei soffitti facevano da eco alle struggenti note di Fado e alle più veraci tammuriate di Aurelio Fierro jr. Lo chef pluristellato Andrea Migliaccio del CapriPalace ha impastato 140 chili di gnocchi, da sfamare un reggimento, mentre la storica pasticceria napoletana il Gambrinus faceva volare mille babà.

Giuseppe Colombo, mente creativa di Gallo, ha creato appositamente per l’evento una calza azzurro cobalto ispirata agli azulejos. In edizione limitatissima, solo per gli ospiti di Generoso, ottocento fra reali in carichi, come lo sceicco del Qatar Hamad bin Abdullah Al Thani, e principesse “esiliate” come Beatrice di Borbone Due Sicilie e Maria Gabriella di Savoia (una Maria Pia di Savoia, consorte del penultimo re del Portogallo, Dom Luis abitò nel palazzo). Fiutando il business lo sceicco ha offerto a Generoso il Qatar per il prossimo round festaiolo. Ma è consentito bere alcool nel Qatar? Vabé, generoso è astemio.

Twitter: @januariapiromal

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