Il 3 agosto scorso, il Miur ha lanciato il progetto destinato a cento istituti, a partire dal 2019. Al ministero spetta il compito di selezionare le scuole sulla base sulla base dei progetti di sperimentazione formulati e presentati dai Collegi docenti. Ma dai professorei del classico Gioacchino da Fiore arrivano critiche e domande
“Liceo breve? No grazie”. Ad opporsi alla proposta del ministero dell’Istruzione è l’intero collegio docenti del classico “Gioacchino da Fiore” di Cosenza. Un voto contrario che arriva in viale Trastevere come una bocciatura alla sperimentazione messa in atto dalla ministra Valeria Fedeli. Il 3 agosto scorso, il Miur ha lanciato il progetto destinato a cento istituti, a partire dal 2019. Al ministero spetta il compito di selezionare le scuole sulla base sulla base dei progetti di sperimentazione formulati e presentati dai Collegi docenti. Ma da Cosenza arrivano le critiche: “Non vogliamo che la nostra scelta appaia come espressione di una qualche forma di pigrizia o di refrattarietà al cambiamento, ma piuttosto come una decisione ponderata e sofferta, proprio perché potrebbe apparire impopolare”.
Ed ecco le ragioni espresse dai docenti: “Ci si chiede di comprimere in quattro anni ciò che si dovrebbe svolgere in cinque, ma il “come” è demandato ai collegi docenti, investiti di un’enorme responsabilità. Quando poi ogni collegio, in tutta Italia, in realtà socioculturali e geografiche così diverse, produrrà la sua proposta di liceo breve, come potranno cento proposte diverse essere campione? Quale progetto di fatto sarà individuato come quello che modellerà la struttura del liceo in quattro anni per tutta l’Italia?”.
Interrogativi che i professori del “Gioacchino da Fiore” si sono posti dopo un dibattito e una discussione ponderata: “Quando anche questo progetto (il migliore che si possa immaginare) fosse messo in atto, come risponderà la platea studentesca? Ricordiamo che già nel decreto si scrive che gli studenti dovranno essere molto motivati e preparati, per poter intraprendere la sperimentazione in quattro anni, che si prefigura come una scuola impegnativa e gravosa. Quali studenti, che poi diventeranno un modello campione nazionale, sceglieranno un percorso così intenso e faticoso (che richiederà ore aggiuntive il pomeriggio e giorni di scuola in più)? Sarà davvero una scuola inclusiva, per tutti, o non si corre il rischio di creare un percorso privilegiato per gli studenti provenienti da ambienti familiari a più alto tasso di scolarizzazione, e come tali più pronti e preparati ad affrontare questa prova?”.
I docenti puntano il dito contro un’idea di scuola che rischia di diventare d’élite. Ma non solo. Altro problema non piccolo è la gestione delle ore obbligatorie di alternanza scuola – lavoro, 200 nei licei: “Come si concilia questo obbligo di legge (che rappresenta già una sottrazione di tempo allo spazio scolastico vero e proprio) con la riduzione a 4 anni? In quali momenti si potrà svolgere? Qualcuno ipotizza nelle vacanze estive, o addirittura durante quelle di Pasqua e di Natale!”, domandano i professori.
Nel documento approvato dal collegio docenti emerge una posizione di netta contrarietà alla scelta del Miur: “Noi pensiamo – cita la mozione – che eliminare un anno scolastico non serva ad incoraggiare i ragazzi a non lasciare la scuola, ma piuttosto ad avallare l’insofferenza verso la concentrazione e lo studio. Come scuola sentiamo il dovere di rivendicare il valore della lentezza come capacità di ascolto, riflessione, meditazione profonda, e soprattutto di difendere tenacemente il diritto dei nostri giovani a custodire il tempo della loro crescita, in quanto è il tempo prezioso delle esperienze, di uno studio che ha bisogno di essere metabolizzato e sedimentato nella coscienza di futuri cittadini”.