Silvio Berlusconi avrebbe scelto come candidato premier del centrodestra il generale Leonardo Gallitelli. Nato a Taranto il 9 giugno 1948, Gallitelli inizia la carriera militare frequentando i corsi dell’Accademia militare di Modena e della Scuola di Applicazione Carabinieri in Roma. Nel tempo è stato comandante delle compagnie di Viggiano, Aosta e Genova Portoria, oltre che al comando del Nucleo investigativo di Torino con rilevanti impegni per il contrasto al terrorismo e ai sequestri di persona.
Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha superato con successo i corsi di Stato Maggiore presso la Scuola di guerra, e dal 2000 al 2002 è stato sottocapo di Stato Maggiore del Comando generale e, successivamente, comandante della Scuola ufficiali dell’Arma. Dal 7 ottobre 2003 al 4 settembre 2006 è stato comandante della Regione Carabinieri Campania. Dal cinque settembre 2006 è capo di Stato Maggiore del Comando generale dell’Arma dei Carabinieri.
Infine, comandante generale dell’Arma dei carabinieri dal 2009. Fu infatti sotto il governo Berlusconi che Gallitelli divenne comandante generale, quando il ministro della Difesa era Ignazio La Russa
Il rapporto tra Berlusconi e il generale è di vecchia data, segnato tra l’altro anche dalla solidarietà del cavaliere di Arcore soprattutto quando Giorgio Bocca scrisse un articolo sull’Espresso parlando di “indissolubile patto di coesistenza” tra forze dell’ordine e mafia tratteggiando proprio i carabinieri come “pavidi e collusi con la mafia”, come sintetizzò poi Sky.it. Queste dichiarazioni furono sufficienti a provocare la sdegnata reazione dell’Arma e allo stesso tempo la difesa bipartisan di maggioranza e opposizione.
Il comandante dell’Arma, il generale Leonardo Gallitelli, parlò di “accuse ingiustificate e infamanti”. Per non parlare del caso Santoro quando, correva l’anno 2010, lo stesso Berlusconi chiamò al telefono il comandante generale dell’Arma dei carabinieri appunto Leonardo Gallitelli, per convincerlo a presentare un esposto contro la trasmissione di Michele Santoro Annozero in merito a una puntata dedicata al caso Marrazzo ex presidente del centro-sinistra della Regione Lazio sorpreso in un appartamento di via Gradoli a Roma in compagnia del transessuale Natalie.
Tra i soggetti coinvolti anche Giancarlo Innocenzi Botti, ex commissario dell’Agcom. I magistrati ipotizzarono che il contatto tra il comandante generale dell’Arma dei carabinieri e il commissario dell’Agcom avesse avuto per oggetto la possibilità che Gallitelli presentasse l’esposto contro Annozero perché nella trasmissione dedicata al caso Marrazzo i carabinieri che avevano fatto irruzione nell’appartamento di via Gradoli sarebbero stati trattati in modo tale da gettare discredito sull’intera Arma.
Alla fine, lo stesso Innocenzi Botti diede le dimissioni nel 2010 proprio perché coinvolto nel Trani-gate. Nell’agenda di Gallitelli al primo posto c’è sempre stata la lotta alla criminalità e al terrorismo di matrice islamica. Tra le organizzazioni criminali italiane, il comandante dell’Arma ha spesso puntato il dito sulla ‘ndrangheta, che ha accumulato grandi capitali illeciti, infiltrandosi in tante amministrazioni pubbliche. A ciò si aggiunge il il terrorismo di matrice islamica, una vera proprio minaccia imprevedibile.
Negli anni in cui è stato al comando, il Ros ha sviluppato metodi evoluti di archiviazione delle informazioni, su anarchici, estrema destra, eversione di sinistra ed estremismo islamico.
Per Berlusconi Gallitelli rappresenta un esempio di qualcuno che non viene dalla politica, qualcuno in grado di dare garanzie come premier, una “persona molto capace, qualcuno che abbia fatto cose di successo”. Con il “Gallo”, questo il suo soprannome, Berlusconi pensa a una linea futura di continuità tra governo, forze dell’ordine e servizi segreti. Del resto, la scelta di Gallitelli, vicino anche allo stesso Gianni Letta, può essere corroborata dalla profonda stima dell’Arma dove “il Gallo” più di tutti ha lasciato un profondo segno e da una sorta di popolarità sia da destra che da sinistra. Questo è stato valido soprattutto nel periodo della spending review, quando Gallitelli giocò d’anticipo rispetto ai proclami di palazzo Chigi cercando di privilegiare il territorio senza mai abbandonare i suoi uomini. E’ dai tempi del patto del Nazareno che Berlusconi si gioca il nome di Gallitelli allora respinto da Renzi, ma ora lo vorrebbe di nuovo in corsa.