Manovre per tentare l’impossibile a Palazzo Madama: far approvare la legge sul Biotestamento. Quando mancano ormai poche settimane alla fine della legislatura e prima del voto che rinnoverà il Parlamento, la maggioranza si trova con due provvedimenti molto delicati sul tavolo, quello che regola il fine vita e il ddl Ius soli che riforma le modalità di acquisizione della cittadinanza. Secondo le indiscrezioni riportate dall’agenzia Adnkronos, la maggioranza, in Conferenza dei capigruppo, potrebbe puntare sul provvedimento, al momento, meno divisivo e ‘dirompente’ per l’opinione pubblica, come il biotestamento che andrà davanti all’assemblea senza relatore. Intanto, mentre i grillini spingono sul ddl sul fine vita, dall’altra fanno discutere le parole del leader del Carroccio Matteo Salvini: “Più che del fine vita io mi preoccupo della vita. A me piacerebbe che questo Parlamento si occupasse degli italiani che stanno vivendo. Quindi più che di una buona morte, su cui ragioneremo, di una buona vita. Che a milioni di italiani purtroppo non è garantita in questo momento”. Dichiarazioni a cui hanno risposto indignati gli avversari politici: “Serve ai vivi, si può fare in 24 ore”, ha scritto su Twitter Alessandro Di Battista. E poi il Pd con Debora Serracchiani: “Salvini rispetti i malati”.
La questione riguarda innanzitutto i numeri. In pochi scommettono sulla possibilità che la maggioranza riesca davvero a centrare sia fine vita che Ius soli. Una ragione è essenzialmente numerica: il biotestamento, per quanto delicato come tema, è anche una questione di coscienza, e mentre non è escluso che persino per i senatori centristi di Ap alla fine sarà quella la scelta in Aula, con l’appoggio del M5s il provvedimento avrebbe già una sponda fondamentale nell’opposizione. E con i voti del Pd e della sinistra potrebbe farcela a diventare legge. Discorso più complesso per lo Ius soli. Il ddl sulla cittadinanza è di quelli a forte richiamo elettorale, il centrodestra è sulle barricate da mesi e politicamente, ma anche in Aula, è molto meno trasversale. Non solo Ap non è disposta a fare sconti, ma anche i Cinque Stelle contestano il provvedimento, rinviando a una scelta che andrebbe fatta a livello europeo.
Oggi sono stati i Cinquestelle a dichiarare di essere pronti a votare la legge sul biotestamento. A dirlo sono stati numerosi parlamentari del M5s, a partire da Roberto Fico. “Adesso su #biotestamento passiamo dalle parole ai fatti – ha twittato – Approviamo il provvedimento il prima possibile. Il MoVimento 5 Stelle c’è, lo abbiamo dimostrato già alla Camera. Questa è una legge di civiltà che il nostro Paese aspetta da troppo tempo”. Il pressing dei parlamentari M5s è partito già in mattinata perché la conferenza dei capigruppo del Senato avrebbe dovuto decidere il calendario delle prossime settimane. Ma la discussione sulla legge di Bilancio, che in commissione va a rilento, ha fatto slittare tutto di un’altra settimana. La legge sul biotestamento è ferma a Palazzo Madama da primavera: doveva essere discussa a luglio, poi è stata rinviata a settembre, infine si è arrivati quasi alla fine della legislatura. Il fatto nuovo delle ultime settimane, tra l’altro, è l’intervento di Papa Francesco che ha detto che “può essere moralmente lecito rinunciare o sospendere le cure”. Ma anche quel giorno il Pd non prese una decisione netta, con la sola Rosy Bindi che accolse quelle parole.
“I partiti si riuniscono per parlare del futuro del Paese e dei cittadini – commenta Filomena Gallo, dell’associazione Luca Coscioni – ma quando parliamo di leggi che riguardano la vita delle persone i rinvii non mancano. Se anche in questa legislatura non avremo una legge sul testamento biologico, sappiamo che la volontà politica è quella di rinviare ulteriormente leggi che consentono alle persone di decidere sulla propria vita”. Nonostante la delusione per questo ulteriore rinvio, l’Associazione che da anni si batte per la legge, dimostra di avere fiducia che entro fine legislatura si arrivi a ottenere il risultato. Specialmente alla luce delle ultime dichiarazioni del segretario del Pd Matteo Renzi e dei Cinquestelle. “Siamo già in campagna elettorale – aggiunge Gallo – bisognerebbe tenere conto che il 70% degli italiani si sono espresse favorevolmente attraverso sondaggi per il testamento biologico. Questa è l’ultima occasione, il legislatore non sia timido e abbia finalmente coraggio”.
Al sit-in ha preso parte anche Mina Welby, co-presidente dell’Associazione Coscioni: “Non possiamo aspettare oltre, i cittadini voglio questa legge, tutti hanno il diritto di decidere sulla propria vita. Abbiamo paura di un nulla di fatto, ci sono trattative che dimostrano che la legge è diventata materia elettorale, ma i cittadini non possono essere materia di trattative”. L’ultimo appello, oltre a Marco Cappato (sotto processo per il caso di Fabo) e all’associazione Luca Coscioni che si battono per una legge simile da anni, è quello di Michele Gesualdi, allievo di don Lorenzo Milani, malato da alcuni anni di Sla, sostenuto da un comitato che su twitter ha lanciato l’hashtag #fatepresto.
Il M5s insiste: “C’è una legge importante per il nostro Paese che è ferma da mesi al Senato – dichiara il capogruppo al Senato Giovanni Endrizzi – E’ un provvedimento di civiltà che il nostro Paese deve approvare il prima possibile per dare un segnale chiaro, non sarebbe accettabile rinviare tutto alla prossima legislatura. L’auspicio è che il Pd confermi coi fatti i buoni propositi a parole e che faccia sul serio”. Silvia Giordano, deputata che per i Cinquestelle ha seguito l’iter a Montecitorio, si raccomanda: “Il Pd non si perda dietro a titubanze o calcoli politici, perché occasioni come queste non capitano quasi mai. Siamo a un passo dal traguardo, facciamo un ultimo sforzo e diamo finalmente questa legge di civiltà al Paese”.
Dal Partito democratico, fondamentale per l’avvio della discussione in Aula al Senato, segnali zero. Solo Graziano Delrio ancora una volta sembra un passo avanti in quanto a parole chiare: “E’ chiaro – dice in un’intervista a Circo Massimo su Radio Capital – che bisogna lavorare con il parlamento e che bisogna correre. Se ci sarà bisogno di mettere la fiducia io credo che il presidente del Consiglio prenderà le decisioni giuste”. Ce ne sono da Forza Italia, con Renato Brunetta che conferma il no alla legge: “Il biotestamento resta un cattivo provvedimento, scritto male e sarebbe, di fatto, il preludio all’eutanasia per legge. Una cosa per noi inaccettabile”.
Diritti
Biotestamento, maggioranza prova a sbloccare la legge. Polemica per parole Salvini: “Mi occupo di vivi, non di morti”
La decisione sul calendario per il voto slitta di un'altra settimana per colpa della discussione a rilento sulla legge di bilancio. Secondo indiscrezioni riportate dall'agenzia Ansa, la maggioranza propende per il via libera al fine vita sacrificando lo Ius soli. Sit-in dell'associazione Luca Coscioni: "E' l'ultima occasione". I grillini: "Noi pronti a votare a favore"
Manovre per tentare l’impossibile a Palazzo Madama: far approvare la legge sul Biotestamento. Quando mancano ormai poche settimane alla fine della legislatura e prima del voto che rinnoverà il Parlamento, la maggioranza si trova con due provvedimenti molto delicati sul tavolo, quello che regola il fine vita e il ddl Ius soli che riforma le modalità di acquisizione della cittadinanza. Secondo le indiscrezioni riportate dall’agenzia Adnkronos, la maggioranza, in Conferenza dei capigruppo, potrebbe puntare sul provvedimento, al momento, meno divisivo e ‘dirompente’ per l’opinione pubblica, come il biotestamento che andrà davanti all’assemblea senza relatore. Intanto, mentre i grillini spingono sul ddl sul fine vita, dall’altra fanno discutere le parole del leader del Carroccio Matteo Salvini: “Più che del fine vita io mi preoccupo della vita. A me piacerebbe che questo Parlamento si occupasse degli italiani che stanno vivendo. Quindi più che di una buona morte, su cui ragioneremo, di una buona vita. Che a milioni di italiani purtroppo non è garantita in questo momento”. Dichiarazioni a cui hanno risposto indignati gli avversari politici: “Serve ai vivi, si può fare in 24 ore”, ha scritto su Twitter Alessandro Di Battista. E poi il Pd con Debora Serracchiani: “Salvini rispetti i malati”.
La questione riguarda innanzitutto i numeri. In pochi scommettono sulla possibilità che la maggioranza riesca davvero a centrare sia fine vita che Ius soli. Una ragione è essenzialmente numerica: il biotestamento, per quanto delicato come tema, è anche una questione di coscienza, e mentre non è escluso che persino per i senatori centristi di Ap alla fine sarà quella la scelta in Aula, con l’appoggio del M5s il provvedimento avrebbe già una sponda fondamentale nell’opposizione. E con i voti del Pd e della sinistra potrebbe farcela a diventare legge. Discorso più complesso per lo Ius soli. Il ddl sulla cittadinanza è di quelli a forte richiamo elettorale, il centrodestra è sulle barricate da mesi e politicamente, ma anche in Aula, è molto meno trasversale. Non solo Ap non è disposta a fare sconti, ma anche i Cinque Stelle contestano il provvedimento, rinviando a una scelta che andrebbe fatta a livello europeo.
Oggi sono stati i Cinquestelle a dichiarare di essere pronti a votare la legge sul biotestamento. A dirlo sono stati numerosi parlamentari del M5s, a partire da Roberto Fico. “Adesso su #biotestamento passiamo dalle parole ai fatti – ha twittato – Approviamo il provvedimento il prima possibile. Il MoVimento 5 Stelle c’è, lo abbiamo dimostrato già alla Camera. Questa è una legge di civiltà che il nostro Paese aspetta da troppo tempo”. Il pressing dei parlamentari M5s è partito già in mattinata perché la conferenza dei capigruppo del Senato avrebbe dovuto decidere il calendario delle prossime settimane. Ma la discussione sulla legge di Bilancio, che in commissione va a rilento, ha fatto slittare tutto di un’altra settimana. La legge sul biotestamento è ferma a Palazzo Madama da primavera: doveva essere discussa a luglio, poi è stata rinviata a settembre, infine si è arrivati quasi alla fine della legislatura. Il fatto nuovo delle ultime settimane, tra l’altro, è l’intervento di Papa Francesco che ha detto che “può essere moralmente lecito rinunciare o sospendere le cure”. Ma anche quel giorno il Pd non prese una decisione netta, con la sola Rosy Bindi che accolse quelle parole.
“I partiti si riuniscono per parlare del futuro del Paese e dei cittadini – commenta Filomena Gallo, dell’associazione Luca Coscioni – ma quando parliamo di leggi che riguardano la vita delle persone i rinvii non mancano. Se anche in questa legislatura non avremo una legge sul testamento biologico, sappiamo che la volontà politica è quella di rinviare ulteriormente leggi che consentono alle persone di decidere sulla propria vita”. Nonostante la delusione per questo ulteriore rinvio, l’Associazione che da anni si batte per la legge, dimostra di avere fiducia che entro fine legislatura si arrivi a ottenere il risultato. Specialmente alla luce delle ultime dichiarazioni del segretario del Pd Matteo Renzi e dei Cinquestelle. “Siamo già in campagna elettorale – aggiunge Gallo – bisognerebbe tenere conto che il 70% degli italiani si sono espresse favorevolmente attraverso sondaggi per il testamento biologico. Questa è l’ultima occasione, il legislatore non sia timido e abbia finalmente coraggio”.
Al sit-in ha preso parte anche Mina Welby, co-presidente dell’Associazione Coscioni: “Non possiamo aspettare oltre, i cittadini voglio questa legge, tutti hanno il diritto di decidere sulla propria vita. Abbiamo paura di un nulla di fatto, ci sono trattative che dimostrano che la legge è diventata materia elettorale, ma i cittadini non possono essere materia di trattative”. L’ultimo appello, oltre a Marco Cappato (sotto processo per il caso di Fabo) e all’associazione Luca Coscioni che si battono per una legge simile da anni, è quello di Michele Gesualdi, allievo di don Lorenzo Milani, malato da alcuni anni di Sla, sostenuto da un comitato che su twitter ha lanciato l’hashtag #fatepresto.
Il M5s insiste: “C’è una legge importante per il nostro Paese che è ferma da mesi al Senato – dichiara il capogruppo al Senato Giovanni Endrizzi – E’ un provvedimento di civiltà che il nostro Paese deve approvare il prima possibile per dare un segnale chiaro, non sarebbe accettabile rinviare tutto alla prossima legislatura. L’auspicio è che il Pd confermi coi fatti i buoni propositi a parole e che faccia sul serio”. Silvia Giordano, deputata che per i Cinquestelle ha seguito l’iter a Montecitorio, si raccomanda: “Il Pd non si perda dietro a titubanze o calcoli politici, perché occasioni come queste non capitano quasi mai. Siamo a un passo dal traguardo, facciamo un ultimo sforzo e diamo finalmente questa legge di civiltà al Paese”.
Dal Partito democratico, fondamentale per l’avvio della discussione in Aula al Senato, segnali zero. Solo Graziano Delrio ancora una volta sembra un passo avanti in quanto a parole chiare: “E’ chiaro – dice in un’intervista a Circo Massimo su Radio Capital – che bisogna lavorare con il parlamento e che bisogna correre. Se ci sarà bisogno di mettere la fiducia io credo che il presidente del Consiglio prenderà le decisioni giuste”. Ce ne sono da Forza Italia, con Renato Brunetta che conferma il no alla legge: “Il biotestamento resta un cattivo provvedimento, scritto male e sarebbe, di fatto, il preludio all’eutanasia per legge. Una cosa per noi inaccettabile”.
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Todde al Fatto: “Rimango presidente. Soltanto il Consiglio può farmi decadere” – L’intervista. I 7 punti contestati: anche fatture da 153 euro
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Perugia, 5 gen. (Adnkronos) - Ha sparato con la pistola di servizio (Glock 17 cal. 9) regolarmente detenuta un colpo alla moglie 29enne, romena, per poi spararsi alla tempia. Sono i dettagli emersi dalla ricostruzione dell'omicidio-suicidio avvenuto questa mattina a Gualdo Tadino, nella frazione Gaifana, in una abitazione in via degli Ulivi.
L'uomo, una guardia giurata di 38 anni, è stato trovato senza vita accanto alla vittima. I rilievi ancora in corso, a cura della Sezione rilievi del Nucleo Investigativo di Perugia e Compagnia Carabinieri di Gubbio, confermano la dinamica. Secondo gli investigatori, il movente sarebbe legato a dissidi coniugali. Sul posto il medico legale e il sostituto procuratore di turno.
Roma, 5 gen. (Adnkronos) - Una pronuncia del Consiglio regionale della Sardegna sulla decadenza della presidente della Regione Alessandra Todde per presunte irregolarità sul rendiconto delle spese elettorali non è ipotizzabile nell'immediato. "Secondo la Corte costituzionale (sent. 387/1996) la questione della pronuncia del Consiglio regionale sulla decadenza si porrà solo nel momento in cui il provvedimento diventerà 'definitivo'". A indicare la significativa sentenza della Consulta è il professore ordinario di Diritto pubblico all'università di Roma Tor Vergata, Giovanni Guzzetta che, analizzando all'Adnkronos una vicenda ingarbugliata sia sul fronte politico che giudiziario, rileva anche che"il giudizio del Consiglio regionale è sempre sindacabile in sede giurisdizionale".
Pertanto, "immaginando che la Presidente della Regione Sardegna impugni effettivamente l’atto, sul piano giudiziario i tempi non saranno brevi: la lunghezza dei tempi si trasforma in una prolungata spada di Damocle 'politica' sulla Presidente e sulla sua legittimazione. E qui, subentrano tutte le valutazioni di opportunità che non spetta a me fare".
Secondo il costituzionalista, "la vicenda è molto complessa perché ha evidentemente implicazioni politiche e giuridiche ma le letture appaiono molto semplificate e assertive". "Sul piano politico - analizza - ci troviamo di fronte ad una ordinanza-ingiunzione che contesta gravi violazioni della disciplina in materia di spese elettorali e relativa rendicontazione. In base alla legislazione vigente applicabile anche alla regione Sardegna, a seguito dell’accertamento di tali violazioni consegue anche la sanzione accessoria della decadenza, in quanto si concretizza una causa di ineleggibilità del consigliere regionale che si riflette sulla carica di presidente della Regione, perché, in base alla disciplina vigente ribadita dalla stessa legislazione sarda, il Presidente non può non essere anche membro del consiglio regionale. Sul piano politico la rilevanza della questione, e quindi le conseguenze in termini di opportunità, sono rimesse alle valutazioni degli interessati e al dibattito politico".
"Sul piano giuridico quello che succede è che il provvedimento, che è immediatamente esecutivo, è comunque un provvedimento amministrativo, sebbene adottato da un organo particolarmente autorevole in quanto istituito presso la Corte d’Appello e presieduto dal Presidente della Corte d’Appello. A tale provvedimento si può fare opposizione davanti al giudice ordinario, cui spetta anche decidere se sospenderne o meno l’esecutività. Secondo la Corte costituzionale (sent. 387/1996) la questione della pronuncia del Consiglio regionale sulla decadenza si porrà nel momento in cui il provvedimento diventerà “definitivo” (cioè una volta esauriti i gradi di giudizio di impugnazione dell’ordinanza o qualora tale impugnazione non ci sia, nei termini di 30 giorni dall’adozione del provvedimento). Da questa sentenza della Corte costituzionale sembrerebbe dunque che fino a quel momento il Consiglio non possa pronunciarsi, anche se il provvedimento del Collegio regionale di Garanzia rimanesse esecutivo".
Guzzetta osserva che "in questa prospettiva, immaginando che la Presidente della Regione Sardegna impugni effettivamente l’atto bisognerà attendere i vari gradi di giudizio e potrebbero passare mesi. Nel momento in cui il provvedimento, confermato dai giudici, divenisse effettivamente definitivo spetterebbe al Consiglio regionale dichiarare la decadenza. Sui poteri del Consiglio in questa materia c’è molta confusione, perché si tende a pensare in modo analogo a quello che vale per le Camere. Ma c’è una fondamentale differenza. Le Camere sono organi costituzionali e la Costituzione riserva a esse in via esclusiva la valutazione della decadenza. Lo stesso principio non vale per i Consigli regionali, le cui deliberazioni sono impugnabili davanti al giudice ordinario secondo i principi generali che valgono in questa materia, peraltro ribaditi dalla stessa legge statutaria della regione Sardegna 2007 articolo 26 comma 9. Questo vuol dire che i margini di valutazione dei Consiglio regionale sono comunque più ristretti, perché le loro scelte sono sindacabili quanto al rispetto delle norme sulla decadenza".
"Il controllo del Consiglio regionale, dunque, è vincolato dal quadro normativo e non può ritenersi politicamente libero. Il che non vuol dire che il suo voto sia una formalità (possono essere rilevati vizi procedurali ad esempio), ma certo la valutazione non è meramente politica. Né la legge ordinaria potrebbe riconoscere ai consigli regionali quella garanzia di insindacabilità degli atti che è assicurata dalla Costituzione alle Camere - sottolinea il professore di Tor Vergata - Questo peraltro vale per tutti i casi in cui i Consigli regionali accertino cause di decadenza. Le dichiarazioni di decadenza sono impugnabili davanti al giudice ordinario. Al limite possono ipotizzarsi anche dei conflitti di attribuzione davanti alla Corte costituzionale tra Regione e autorità giudiziaria".
"Sul piano giudiziario, dunque, i tempi non saranno brevi.Sul piano politico, ovviamente, la lunghezza dei tempi si trasforma in una prolungata spada di Damocle 'politica' sulla Presidente e sulla sua legittimazione. E qui, subentrano tutte le valutazioni di opportunità che non spetta a me fare", conclude il costituzionalista. (di Roberta Lanzara)
Roma, 5 gen. (Adnkronos) - Papa Francesco ha ricevuto una targa con riflessioni su Gesù da parte della Guida suprema iraniana, l'Ayatollah Ali Khamenei. Secondo quanto rende noto l'agenzia di stampa Irna, la targa è stata consegnata al Pontefice dall'ambasciatore iraniano presso la Santa Sede, Mohammad Hossein Mokhtari, ricevuto nei giorni scorsi.
''Se Gesù fosse tra noi oggi - scrive Khamenei - non esiterebbe un attimo a combattere i leader dell'oppressione e dell'arroganza globale. Non tollererebbe la fame e lo sfollamento di miliardi di persone spinte dalle potenze egemoniche verso la guerra, la corruzione e la violenza".
Partendo dal fatto che ''l'importanza di Gesù per i musulmani non è senza dubbio inferiore alla sua importanza e stima agli occhi dei devoti cristiani'', il testo sottolinea che ''questo grande profeta divino ha trascorso tutto il suo tempo tra il popolo in lotta per opporsi all'oppressione, all'aggressione e alla corruzione'' e ''a coloro che usavano la loro ricchezza e il loro potere per schiavizzare le nazioni e trascinarle nell'inferno di questo mondo e dell'aldilà''.
Nelle riflessioni di Khamenei è contenuto un invito: ''Cristiani e musulmani che credono in questo grande profeta devono rivolgersi ai suoi insegnamenti per stabilire un giusto ordine mondiale. Devono promuovere le virtù umane come sono state insegnate da questi maestri dell'umanità''. Quindi, prosegue il testo, ''per essere un seguace di Gesù Cristo bisogna sostenere la verità e rifiutare i poteri che vi si oppongono. Si spera che i cristiani e i musulmani in ogni angolo del mondo manterranno viva questa profonda lezione del profeta Gesù nelle loro vite e azioni'', auspica il leader iraniano.
Perugia, 5 gen. (Adnkronos) - Marito e moglie sono stati trovati morti nell'abitazione nella quale vivevano a Gualdo Tadino, in provincia di Perugia. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che indagano sull'ipotesi di omicidio-suicidio. Da una prima ricostruzione si tratta di una coppia giovane, i due avevano una trentina di anni. L'uomo, dai primissimi accertamenti, avrebbe ucciso la donna per poi togliersi la vita.
Milano, 5 gen. (Adnkronos) - Sono in corso le indagini dei carabinieri per fare luce sulla morte di un 28enne marocchino trovato morto ieri sera a Cisliano in provincia di Milano. E' stato un passante ieri a chiamare il 112 dopo aver notato un uomo riverso sul ciglio della strada in via Regina Elena, quasi all'incrocio con una strada provinciale. Sul posto sono intervenuti, insieme al 118, i carabinieri di Bareggio e Magenta che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. A quanto si apprende si indaga per omicidio perché, da una prima ispezione del medico legale, è emersa sul cadavere una lesione all'addome inferiore compatibile con un'azione violenta. Tuttavia sarà l'autopsia a fare definitivamente chiarezza.
Roma, 5 gen. (Adnkronos) - Visita lampo di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, dove la premier ha incontrato il presidente eletto degli Usa Donald Trump. Dopo circa 5 ore dal suo arrivo a Palm Beach, la premier è risalita sul volo che la sta riconducendo a Roma.
(Adnkronos) - Il Napoli vince 3-0 in casa della Fiorentina oggi 4 gennaio 2025 nel match valido per la 19esima giornata della Serie A. La formazione di Conte passa al Franchi con i gol di Neres (29'), Lukaku (54' su rigore) e McTominay (68'). Il successo consente al Napoli di salire a 44 punti e di conquistare il primo posto solitario in classifica con 3 punti di vantaggio sull'Atalanta e 4 sull'Inter. Bergamaschi e milanesi hanno una partita in meno.
Il Napoli parte bene e al 15' Olivera va in gol dopo lo scambio con Lukaku, ma l'azione del Napoli è viziata da due posizioni di fuorigioco dei due protagonisti dell'azione. Al 18' altro squillo del Napoli con Spinazzola che impegna De Gea. La Fiorentina non riesce ad essere pericolosa e la squadra di Conte al 26' ci prova con Neres che converge e ci prova con il mancino.
Al 29' Napoli in vantaggio: combinazione tra Neres e Lukaku, con il brasiliano che in area danza sul pallone, salta gli avversari e di destro da posizione laterale infila De Gea sotto la traversa per l'1-0. Immediata la reazione viola che al 35' manda Kean in gol, ma l'attaccante prima del tiro in porta tocca il pallone con una mano e la rete viene annullata dopo il consulto con il Var. Al 39' ancora Fiorentina pericolosa con la conclusione verso la porta di Mandragora, parata in tuffo da Meret.
Ad inizio ripresa ancora Napoli protagonista. Al 53' Neres serve McTominay ma lo scozzese in area non inquadra la porta. Il raddoppio arriva un minuto dopo. Al 54' intervento in ritardo di Moreno su Anguissa e calcio di rigore trasformato da Lukaku, per il 2-0. Palladino cambia faccia alla squadra inserendo Gosens e Colpani e al 61' arriva una clamorosa doppia occasione: prima Meret respinge il tiro da centro area di Mandragora, poi si salva anche sul tentativo di Beltran. Poi sul cross di Dodò, svetta ancora Beltran ma il pallone esce di poco a lato.
I viola riversati in avanti lasciano ampi spazi alle ripartenze del Napoli che al 63' sfiora il tris sull'asse Lukaku-Neres, ma questa volta il brasiliano conclude sull'esterno della rete. Al 68' il Napoli trova il terzo gol: ennesimo errore viola a centrocampo con Anguissa che ruba palla e si invola, sul suo cross in area Comuzzo non riesce a liberare, e McTominay arriva da dietro e mette il pallone alle spalle di De Gea per il 3-0. La Viola non si arrende nonostante il pesante passivo e al 70' arriva il tiro a giro di Sottil dal limite dell'area che esce fuori di poco. Con il passare dei minuti la pressione della Fiorentina si affievolisce con il Napoli che controlla il possesso del pallone senza correre altri rischi.