Il “turnover dovuto al pensionamento di una quota importante di dipendenti pubblici nel prossimo futuro è un’opportunità di ristrutturare la pubblica amministrazione“. Parola dell’Ocse secondo cui però “rallentare l’andamento delle riforme strutturali e allentare i conti pubblici dopo le elezioni programmate all’inizio del 2018 potrebbe ridurrebbe la fiducia” nei confronti dell’Italia, “facendo finire fuori strada la ripresa” in atto, come si legge nel capitolo dell’Economic Outlook dedicato alla Penisola.
Secondo l’organizzazione di Parigi, in Italia “la ripresa si sta allargando agli investimenti e alle esportazioni” grazie a consumi privati che “continueranno a essere il principale motore” della crescita. Ma nel 2018 l’aumento del Pil scenderà all’1,5% dal +1,6% di quest’anno per poi calare ancora all’1,3% nel 2019. L’Ocse sottolinea poi come gli incentivi fiscali e l’aumento della domanda estera sosterranno gli investimenti delle imprese e la crescita delle esportazioni. L’eccesso di capacità si sta restringendo, ma inflazione e salari non danno segni di ripresa. Per l’organizzazione l’atteggiamento di bilancio pubblico passerà da una posizione moderatamente espansivo ad uno sostanzialmente neutrale nel 2018 con un deficit in calo a -1,6% il prossimo anno e a -1,1% nel 2019. Quanto al debito pubblico, si dovrebbe confermare la traiettoria discendente nel rapporto rispetto al Pil: dal picco del 131,9% del 2016, quest’anno si dovrebbe scendere al 131,6% per poi passare nel 2018 al 129,8 e al 127,7 nel 2019.
Quanto alla manovra per il 2018, Gentiloni incassa una promozione ma pure un deciso invito a non modificare l’impianto del sistema pensionistico mantenendo “il legame tra l’età di pensionamento e l’attesa di vita così da rafforzare l’equità tra le generazioni e salvaguardare la sostenibilità del sistema nel lungo termine”. Le misure previste dalla manovra – ricorda il documento – prevedono il blocco dell’aumento dell’Iva, previsto per il 2018, ed estendono gli incentivi fiscali per gli investimenti e gli interventi di miglioramento nell’edilizia. Inoltre, continua l’Ocse, “la prevista introduzione della fatturazione elettronica nelle transazioni tra privati è un ulteriore importante passo in avanti per ridurre l’evasione fiscale”. Di qui l’invito dell’organizzazione a “ridurre la soglia di pagamento in contanti” dal momento che questa misura “completerebbe questi sforzi”.
In Italia, del resto, “l’alto livello di prestiti non performanti (Npl) delle banche e l’elevato debito pubblico pongono vulnerabilità finanziarie”, sottolinea ancora l’Ocse, ricordando come gli Npl “aumentano i rischi per le finanze pubbliche in caso di crisi”. E se l’Italia vuole rafforzare la “coesione sociale” e la “crescita potenziale” deve “continuare le riforme strutturali”. Per l’organismo, il nostro Paese deve continuare ad impegnarsi nella riduzione di spese fiscali “senza logica sociale ed economica”. Il via libera alla legge sulla Concorrenza e i progressi compiuti in parlamento sulla riforma del sistema di insolvenza “vanno nella giusta direzione”, recita ancora la scheda dedicata all’Italia.
Quanto al resto del mondo, l’Ocse prevede che l’economia mondiale conoscerà una crescita del 3,6% quest’anno, del 3,7% l’anno prossimo poi del 3,6% nel 2019. “La situazione va meglio ma non abbastanza”, ha affermato il segretario generale Angel Gurria. Nella zona euro, la crescita dovrebbe stabilirsi a 2,4% nel 2017 e 2,1% nel 2018, in rialzo rispetto alle precedenti previsioni, prima di scendere a 1,9% nel 2019. In Germania, 2,5% nel 2017, 2,3% nel 2018 e 1,9% nel 2019. Per la Francia si attende un Pil dell’1,8% nel periodo 2017-2018 e dell’1,7% nel 2019, mentre in Italia, appunto, il ritmo sarà dell’1,6% quest’anno, 1,5% nel 2018, e 1,3% nel 2019. Quanto alla Gran Bretagna il rallentamento del Pil dovrebbe continuare fino al 2018, anche per le “incertezze” dovute all’esito della Brexit e “l’impatto dell’inflazione sul potere d’acquisto”. Ecco le previsioni: 1,5% quest’anno, 1,2% nel 2018 e 1,1% nel 2019. I dati presentati il 28 novembre a Parigi sono leggermente migliori rispetto a quelli intermedi pubblicati lo scorso settembre, ma illustrano “preoccupazioni riguardanti la dinamica di lungo termine”. Di fatto, dichiara l’organismo, nella maggioranza delle economie della zona, “la crescita nel 2019 sarà modesta”. “Le prospettive di breve termine migliorano e il risanamento è promettente, ma bisogna fare di più per compensare i ritardi passati“, avverte Gurria, sottolineando che “le misure strutturali e di bilancio devono puntare al rafforzamento del potenziale di lungo termine”. E ancora: “I Paesi dovrebbero attuare riforme in grado di mobilitare il settore privato a servizio della produttività, dell’innalzamento dei salari e di una crescita più inclusiva”.