Il calcio perde altri 2 milioni e mezzo di soldi pubblici, ma viene “graziato” da Giovanni Malagò, che ha evitato un taglio ben maggiore. Troppo delicato il momento, troppo tesi i rapporti con il mondo del pallone dopo il tentativo (forse fallito) di commissariamento, per andare fino in fondo con la riforma dei contributi statali in favore dei cosiddetti “sport minori”. La rivoluzione, del resto, c’era già stata negli scorsi anni, in cui la Figc ha perso decine di milioni, e probabilmente proseguirà nei prossimi se non cambieranno i criteri: per il prossimo capo del pallone, chiunque sia il successore di Tavecchio, rinunciare a questi spiccioli sarà comunque un problema. Così il 2018 diventa un anno di tregua: i grandi competitor del pallone, dall’atletica leggera al tennis, passando per il nuoto e la pallavolo, si accontentano di mantenere lo stesso importo del 2017. La redistribuzione prosegue con una serie di mance e mancette alle discipline che più si sono distinte negli ultimi mesi (o più ne avevano bisogno): sorridono il canottaggio, ma soprattutto il ciclismo e l’equitazione, che guarda a caso sono anche le due Federazioni con i conti più preoccupanti.
FIGC SEMPRE PIÙ POVERA – Taglio doveva essere, e taglio è stato. Dal 2014, la FederCalcio non riceve più una quota fissa dal governo, ma deve dividersi i circa 150 milioni di euro di contributo statale con le varie Federazioni. Scendendo dal piedistallo e finendo nel calderone con tutte le altre, la riduzione è stata inevitabile. Poi l’anno scorso è entrata in vigore un’ulteriore revisione dei criteri, più meritocratica, che valorizza i risultati ottenuti. E il pallone italiano proprio non ha brillato negli ultimi tempi, come dimostra l’ultimo (e non unico) fallimento della mancata qualificazione ai Mondiali. Così la Figc, che nel 2011 incassava dallo Stato circa 80 milioni di euro, per il 2018 scenderà a 30,4 milioni: la cifra più bassa di sempre, del 7,87% inferiore anche rispetto al 2017.
LA “GRAZIA” DI MALAGÒ – In realtà, la riduzione avrebbe dovuto essere molto più drammatica: quasi il triplo, secondo le indiscrezioni dalla giunta del Coni, riunita per l’occasione a Bari. Ma Malagò aveva a disposizione un “tesoretto” da circa 30 milioni di euro, e l’ha usato in buona parte per salvare il mondo del pallone. “È stata una scelta condivisa con gli altri presidenti”, ha spiegato. “Abbiamo voluto evitare strumentalizzazioni in un momento particolare”. Se il taglio fosse stato più consistente, infatti, di sicuro qualcuno lo avrebbe accusato di voler mettere spalle al muro la FederCalcio, che il numero uno del Coni vorrebbe tanto commissariare. Meglio evitare ulteriori polemiche. Il pallone, del resto, avrà comunque problemi a sufficienza, considerando che nel 2018 dovrà già rinunciare a 25 milioni di euro di introiti per la mancata partecipazione ai Mondiali. E i 2,6 milioni in meno di contributi pubblici non aiuteranno di certo.
MANCE PER GLI “SPORT MINORI” – Stando così le cose, il Coni ha deciso di non andare a toccare i conti di tutte le principali Federazioni (che sono anche quelle più rappresentate in giunta, o più influenti), proprio per non suscitare malumori. La ripartizione è molto simile a quella del 2017: non c’è nessuna disciplina col segno meno oltre il calcio, in 23 su 40 portano a casa un “regalino” tra i 250mila e i 50mila euro. Fra queste ci sono tanti sport di nicchia, per cui anche pochi spiccioli sono una manna dal cielo: per bocce, danza, pattinaggio a rotelle, squash, sci nautico è festa grande.
REGALONE AL CICLISMO – Le più premiate sono giustamente scherma e canottaggio (+200mila euro), che anche nel 2017 hanno raggiunto grandi traguardi. Ma ancora più di loro il ciclismo. Certo, pure i campioni delle due ruote si sono distinti nell’ultima stagione (soprattutto su pista), ma la Federazione guidata da Renato Di Rocco ha anche un’altra particolarità: una situazione contabile disastrosa, ad un passo dalla bancarotta. Come premio per non chiuso tutti gli ultimi bilanci in rosso e non aver rispettato sistematicamente i piani di rientro, nel 2018 riceverà (unica fra tutte le Fsn) 250mila euro di contributi pubblici in più. Come a dire: aiutati, che il Coni ti aiuta.