Approdato a febbraio al Festival di Berlino nella sezione Panorama Special, Call me by your name, era stato accolto in autentico trionfo, tanto dal pubblico quanto dalla critica internazionale, che – come era accaduto alla premiére mondiale al Sundance poche settimane prima – non aveva potuto evitare di intonare mente e cuore davanti all’opera più bella del cineasta italo-etiope. E il percorso di questa pellicola – tratto dal romanzo di André Aciman -continua così felicemente che fa sperare in un approdo sul palco del Dolby Teather di Los Angeles dove si assegnano gli Oscar. Il film ha vinto ben due due Gotham Awards, miglior film dell’anno e attore rivelazione.
“Impossibile è, di fatto, resistere alla pelle d’oca scatenata dalla sensualità restituita – scriveva da Berlino Anna Maria Pasetti per il Fatto Quotidiano – attraverso la storia d’amore giovane ma matura fra il teenager Elio e il 24enne Oliver, che prende forma in una calda estate del nord Italia nel 1983. Pochi giorni fa la storia aveva conquistato diverse nominations agli Independent Spirit Awards 2018, che verranno consegnati il 3 marzo prossimo, 24 ore esatte prima degli Oscar. La speranza di una statuetta dell’Academy è legata a precedemti importati: i Gotham Awards sono i premi del cinema indipendente consegnati a New York e da tre anni chi trionfa nella categoria miglior film poi vince l’Oscar più importante, quello di Miglior Film dell’anno, appunto. È successo l’anno scorso a Moonlight, che battè in una confusa serata La La Land, mentre l’anno prima ci fu Il caso Spotlight e nel 2015 a Birdman.
Premiato anche Timothée Chalamet come attore rivelazione. È lui a interpretare Elio, 17 anni, protagonista di una storia di amore con Oliver (Armie Hammer), l’assistente americano del padre, durante un’estate Anni Ottanta.