"Il primo cittadino ha risposto esponendo le proprie considerazioni", ha il legale di Mattia Palazzi, l'avvocato Paolo Gianolio. Confermata l'ipotesi di reato: tentata concussione continuata per un periodo di un anno, dal novembre 2016 al novembre 2017, ai danni della vicepresidente di un'associazione culturale mantovana alla quale il sindaco avrebbe chiesto favori di tipo sessuale in cambio di contributi
“Non ho nulla da dire, parla il mio avvocato. Rispetto il lavoro della magistratura. Se andrò avanti alla guida dell’amministrazione? Adesso devo concentrarmi sulla difesa per dimostrare che il sindaco di Mantova è una persona assolutamente onesta e trasparente“. Sono poche parole quelle rilasciate dal sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, al termine dell’interrogatorio portato avanti dal capo degli inquirenti, Manuela Fasolato, e dal pm titolare dell’indagine Donatella Pianezzi. Tre ore di domande da parte dei magistrati alle quali “il sindaco ha risposto esponendo le proprie considerazioni”, ha il legale di Palazzi, l’avvocato Paolo Gianolio. Confermata l’ipotesi di reato: tentata concussione continuata per un periodo di un anno, dal novembre 2016 al novembre 2017, ai danni della vicepresidente di un’associazione culturale mantovana alla quale il sindaco avrebbe chiesto favori di tipo sessuale in cambio di contributi.
Un’accusa tutta da dimostrare e dalla quale il sindaco si difende negando di aver mai approfittato della propria posizione pubblica. L’inchiesta si baserebbe su una lunga serie di messaggi mandati dal primo cittadino alla presunta vittima via facebook e whatsapp. “L’episodio contestato è quello riportato nel capo di imputazione – dice ancora l’avvocato Gianolio – e il delitto contestato è continuato perché c’è un rapporto che dura nel tempo. Questo non vuol dire che siano più episodi contestati. Non c’è questo automatismo”. A chi gli chiede se il sindaco andrà avanti a guidare la città l’avvocato risponde: “Presumo di sì. Siamo in sede di indagine e questa non significa né condanna, né disvalore. Aspettiamo che le indagini facciano il loro corso prima di dare dei giudizi definitivi”
Al momento rimane ancora ignoto chi sia stato a presentare l’esposto in procura che ha dato il via alle indagini, ma la presunta vittima, intervistata dalla Gazzetta di Mantova qualche giorno fa, ha negato di essere stata lei: “Sui giornali sono state riportate tante cose – ha detto ancora l’avvocato Gianolio – non sempre esattamente coincidenti con la realtà. In buona sostanza il reato, però, è quello contestato nel capo di imputazione. Ancora non abbiamo capito chi sia stato a presentare l’esposto, perché i procuratori possono non dirlo fino al termine delle indagini”. Non è escluso che nei prossimi giorni, essendo l’inchiesta tuttora in corso, il sindaco possa essere risentito dai magistrati. Domani, mercoledì 29 novembre, è in programma la seduta del consiglio comunale di Mantova il cui ordine del giorno non prevede, ufficialmente, comunicazioni da parte del primo cittadino in merito alla vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto.
Dalle minoranze, però, nei giorni immediatamente successivi all’esplosione della vicenda, è arrivata la richiesta che Palazzi riferisca in consiglio. “Il sindaco non fa numero legale per cui la mia eventuale assenza non creerà problemi”, ha detto Palazzi rispondendo ai cronisti che l’hanno accompagnato nel tragitto dal tribunale all’auto che lo attendeva poco più avanti. La vicenda è esplosa mediaticamente venerdì scorso, ma già lo scorso mercoledì i carabinieri del nucleo investigativo si erano recati a casa del sindaco con un avviso di garanzia e avevano sequestrato il telefono cellulare, il pc e il tablet. Stessa procedura adottata anche nei confronti della presidente e della vicepresidente dell’associazione culturale al centro di questa vicenda, sentite dai procuratori come persone informate sui fatti.