Nell'informativa dei carabinieri agli atti dell'inchiesta ci sono due giorni di contatti telefonici di Claudio Ruffini, non indagato, che era delegato alla "delicata distribuzione dei mezzi" che spinge perché vengano rispettate le disposizioni del governatore, anche se c'era un'emergenza slavina a Campotosto. Emergono il caos e le "disposizioni confliggenti". Tanti mezzi in un solo paese, altri 'persi' oppure pronti o non ritirati. Il responsabile del Servizio emergenze della Protezione civile Abruzzo: "Dobbiamo fare un tavolo perché sennò qua ci scappa il morto"
Ci furono “sovrapposizioni e fraintendimenti”, turbine ‘doppione’ e altre che scompaiono. Vennero date “disposizioni confliggenti”, sintetizzano i carabinieri del Noe di Pescara, durante l’emergenza neve in Abruzzo nelle ore in cui la coltre bianca si accumulava e poi, spinta giù dal terremoto, travolse l’hotel Rigopiano di Farindola seppellendo 29 persone. E intanto i cellulari squillavano, arrivavano richieste da diversi sindaci e telefonate da consiglieri regionali per sollecitare interventi. Anche quando gli uomini di Anas dicono di avere un’emergenza perché “c’è gente sotto a una slavina”, arriva la reprimenda: “Non se ne frega niente D’Alfonso, queste sono le disposizioni”. Il caos di quelle ore è nelle conversazioni di Claudio Ruffini, allora capo staff del governatore Luciano D’Alfonso e delegato alla “delicata distribuzione dei mezzi”. Un sms ricevuto dal sindaco di Notaresco tratteggia la situazione: “Presidente, non mi altero mai. Sono 4 giorni che siamo soli. Stiamo investendo migliaia di euro con 11 mezzi nostri per pulire le provinciale più Strada provinciale 553 (ex statale) che sta franando. Per vostre mancanze sto lasciando le mie zone isolate. Con me c’è il comandante dei carabinieri. Mi alternerò. Vi sto scrivendo dentro la ruspa con me presente il comandante dei carabinieri”.
Appena due ore nel centro emergenza – Eppure Ruffini – che non è tra i 23 indagati nell’inchiesta della procura di Pescara ma intercettato in quei giorni per altre vicende – non presidiò “il luogo deputato al coordinamento dell’emergenza se non per 2 ore e 30 minuti, cioè dalle 15.30 alle ore 18 del giorno 18 gennaio”. Il resto del giorno lo trascorse “a casa propria o negli uffici di Viale Bovio a Pescara” e questo “ha senz’altro determinato un incomprensibile allungamento della linea di veicolazione delle informazioni con contestuali inevitabili sovrapposizioni e fraintendimenti, quando non addirittura non ha generato disposizioni confliggenti”, si legge nell’informativa redatta dal Noe e depositata agli atti dell’inchiesta.
“Hanno sottovalutato tutto” – Il braccio destro del governatore “si è dimostrato non pienamente competente sul piano tecnico (generando ulteriore confusione sulle caratteristiche dei mezzi richiesti e disponibili) ed assolutamente non a conoscenza di intere aree d’intervento” senza che ciò “lo abbia spinto quanto meno a dotarsi di un conoscitore d’area che pure, nella sede deputata alla gestione dell’emergenza (il palazzo della Provincia di Pescara) certamente non mancava”. Per dirla con le parole usate dal sindaco di Cortino in una telefonata del 19 gennaio con un consigliere regionale: “Gli ho detto preside’ non parlare, mo parlo io un minuto.. avete rotto i coglioni, non ci state a capire una mazza…. oh Sandro hanno sottovalutato tutto…”.
“Non se ne frega niente D’Alfonso” – C’è una telefonata del 18 sera che rappresenta plasticamente come è stato gestito il tutto. Ruffini chiama Sandro Sellecchia, dirigente Anas, e dice che un mezzo “deve andare nel Valfino, lo decide D’Alfonso e nessun’altro”. Sellecchia spiega: “Abbiamo avuto un’emergenza, c’è gente sotto a una slavina”. Non si riferisce a Rigopiano ma a una slavina a Ortolano, frazione di Campotosto. Ma la situazione è comunque di emergenza anche lì. E Ruffini: “Non se ne frega niente D’Alfonso, queste sono le disposizioni. È un problema di D’Alfonso, non è un problema vostro.. ”. A quel punto il dirigente di Anas spiega di aver avuto istruzione da un suo superiore e “ribadisce che a Ortolano c’è una slavina con delle persone rimaste sotto e stavano andando a liberare la strada lì”. Ma Ruffini insiste: “Io non ne voglio sapere perché adesso D’Alfonso darà da matto”. Selecchia ribatte che sono stati inviati dal Prefetto e Ruffini, sintetizzano gli investigatori, “dice che D’Alfonso conta più del Prefetto.
Il sindaco di Farindola ignorato – Tra quelle che il primo cittadino di Cortino chiama sottovalutazioni, alla luce di quanto accaduto poche ore dopo, può essere inserita la telefonata a Ruffini del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. Sono le 15.01 e il capo staff di D’Alfonso “non risponde né richiamerà”. Lacchetta chiedeva un intervento rapido? Di certo c’è, scrive il Noe, che “la Strada dei Parchi aveva messo a disposizione un mezzo già dalla mattina del 18 destinato a soddisfare le esigenze della zona vestina (compreso Farindola) ma nessuno è andato a prelevare il mezzo fino a sera, quando si è recato personale dell’Anas. Su tale circostanza le conversazioni intercettate sono di una chiarezza straordinaria”.
Il caos del giorno prima – Quel mezzo il giorno prima era tra quelli impegnati ad Atri, in provincia di Teramo, dove ne arrivarono fin troppi, secondo i carabinieri: “È emerso con forza un
“esubero” di mezzi in attività ad Atri il giorno 17 (rispetto ad altri centri della stessa provincia) evidenziato con tono critico dallo stesso presidente Di Sabatino”. Tra questi “ha certamente operato uno messo a disposizione da Strada dei Parchi, “rimandato indietro” in quanto troppo grande rispetto all’emergenza da soddisfare”. Eppure, sempre il 17, Ruffini chiede di verificare se i mezzi a disposizione possa essere utili nella città del Teramano “perché il Presidente vuole che lo mandiamo ad Atri”. E proprio il numero uno della provincia di Teramo, Di Sabatino, osserva “mo’ tutto a Atri serve.. guarda che una turbina e una fresa bastano”. In quelle ore Ruffini è a casa “per un allagamento davanti al garage dell’abitazione” e viene informato che di un’altra turbina, addirittura, “ne hanno perse le tracce da quando un poliziotto vi è salito a bordo e non si è capito dove sia andata”.
La tensione del 18, il giorno di Rigopiano – La situazione esplode il giorno successivo. Sull’Abruzzo continua a nevicare e la terra trema. Silvio Liberatore, responsabile del Servizio emergenze della Protezione civile regionale, dice allarmato: “Dobbiamo fare un tavolo perché sennò qua ci scappa il morto”. Anche il presidente della provincia di Pescara osserva al telefono con Ruffini: “Tieni conto che abbiamo problemi molto seri, abbiamo bisogno di turbine, siamo bloccati”. E alle 12.33 ancora Di Marco, riassume il Noe, “dice che ha bisogno a Sant’Eufemia prioritariamente e lì manderebbe il mezzo in arrivo dal 7° tronco, ma ha esigenza anche in area vestina, “a Montebello e Farindola””. È ancora Di Sabatino, a ora di pranzo, a criticare “la gestione dicendo “non ci si sta capendo niente”“.
“Mezzo pronto ma non lo siete andati a prendere” – Una situazione che emerge anche dalla telefonata tra l’amministratore delegato di Strade dei Parchi, Cesare Ramadori, e lo stesso Ruffini. Sono le 15.22 quando Ramadori “gli dice che il mezzo è già pronto “da un paio d’ore ma non lo siete andati a prendere”“. Appena un’ora dopo è il consigliere regionale Lorenzo Sospiri a sollecitare Ruffini: “Ha capito che là c’è gente che non risponde più nella case, non sappiamo se è viva o morta”. Poi commenta lapidario alle risposte del capo staff di D’Alfonso: “La gente sta morendo e voi non vi rendete conto”.
Le critiche da Anas – Nel pomeriggio la tensione sale ulteriormente, soprattutto da parte di Anas. Il dirigente Sellecchia, poco prima delle 18.30, “si altera”, annota il Noe, e dice: “Fammela coordinare a me questa cazzo di attività. Se diamo gli ordini in 20 non risolviamo i problemi“. Due ore dopo Igino Lai, direttore esecutivo di Strada dei Parchi, parla con Ruffini di mezzi che “erano pronti dalla mattina” e invece “si stanno ponendo il problema solo adesso” sottolineando che “avrebbero fatto in tempo a modificare i mezzi secondo le esigenze”. Poco dopo è Antonio Marasco, ingegnere Anas, a chiamare Ruffini e “molto arrabbiato” dice che “ha fatto perdere tempo” a un operatore che doveva recuperare una turbina a Celano, ma quando è arrivato “ha constatato che non si tratta di un mezzo completo e pronto all’opera ma solo della fresa da installare su mezzo, che ne aveva una disponibile già da tempo al comune di L’Aquila e che ci vogliono circa 6 ore di tempo per effettuare il cambio di attrezzo”. Quindi sbotta: “Adesso basta.. toglietevi da mezzo, dillo anche al Presidente, perché io mi sono stancato di queste pagliacciate..”. È il caos, sintetizzato da un sms di una dirigente della provincia di Teramo, Giuseppina Manente. Compare sul cellulare di Ruffini alle 21.45: “Qui conteremo i morti per carenza di soccorsi, forse non vi state rendendo conto”.