Il dirigente della Provincia di Pescara e un dipendente Anas ridono per una battuta di quest'ultimo pochi minuti prima della valanga: "Alla Spa ci andiamo domattina". Gli atti dell'inchiesta restituiscono la disorganizzazione negli interventi di soccorso nei giorni della grande emergenza a causa della neve. Il dirigente provinciale: "Il prefetto non vuole l'esercito? Se ne assume la responsabilità". Ad Atri "esubero di mezzi" mentre altre zone, tra le quali Rigopiano, attendevano
“E insomma, mica deve arrivare a Rigopiano? Perché se dobbiamo liberare la Spa, al limite ci andiamo a fare pure il bagno”. Così diceva il dipendente dell’Anas, Carmine Ricca, pochi minuti prima che valanga travolgesse l’hotel sopra a Farindola facendo 29 morti. E ride dall’altra parte del telefono, assieme al suo interlocutore, il responsabile del settore viabilità della Provincia, Paolo D’Incecco. “Cioè, ho capito che dobbiamo arrivare fin lì, però insomma è una bella tirata, lo sai meglio di me”, afferma Ricca.
Il dialogo – che restituisce la totale mancanza di consapevolezza di quanto sia critica la situazione nell’hotel di lusso – è contenuto nell’informativa della Squadra mobile di Pescara agli atti dell’inchiesta nella quale sono indagate 23 persone, tra le quali D’Incecco. In quel momento stanno valutando la possibilità di distaccare una turbina, che ritengono stia operando nel circondario di Penne. D’Incecco chiede: “quanto tempo… oggi pomeriggio non si può fare niente?”. Ricca risponde che “mò, penso… oggi… la Madonna che c’è qua… eh… mò penso no“. D’Incecco a quel punto chiede se se ne parli per la mattina seguente e il dipendente dell’Anas conferma che “sì, almeno domattina, anche perché quello con la turbina fino a mò ha faticato…”. E invece alle prime luci dell’alba del 19 gennaio ad arrivare a quota 1.200 saranno i vigili del fuoco procedendo con gli sci in mezzo alla tormenta, quando ormai sotto le macerie della spa ci sono già 29 morti e altre 11 persone intrappolate.
Mentre Rigopiano poteva aspettare, c’erano troppi mezzi ad Atri, in provincia di Teramo. E ci sono anche “evidenti contraddizioni nella ricostruzione dei fatti” da parte dell’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, nei giorni successivi alla valanga che travolse l’hotel di lusso sopra a Farindola, nel quale morirono 29 persone. Gli atti dell’inchiesta nella quale sono indagate 23 persone tra sindaci, funzionari, dirigenti provinciali e regionali restituiscono la disorganizzazione negli interventi di soccorso nei giorni della grande emergenza a causa della neve. E poi le contraddizioni, i presunti favori ai politici. Migliaia di pagine e diverse informative nelle quali gli investigatori coordinati dalla procura di Pescara hanno ricostruito il loro atto di accusa.
Al prefetto Provolo, i carabinieri della Forestale imputano “evidenti contraddizioni nella ricostruzioni dei fatti” a posteriori. In una riunione del 24 gennaio, sei giorni dopo la valanga, “iniziava la riunione elencando tutte le operazioni effettuate dalla Prefettura di Pescara già dal 16: ovvero l’apertura della sala operativa, l’insediamento del centro di coordinamento dei soccorsi e la convocazione del comitato operativo viabilità”, ma annotano i militari che quella ricostruzione è una “circostanza smentita nelle evidenze investigative”.
A mettere nero su bianco che il quadro descritto da Provolo non corrisponde a quanto avvenuto in quei giorni è la comandante della polizia stradale di Pescara, Silvia Conti, sorella dell’ex generale della Forestale, Guido, suicidatosi nelle scorse settimane pur avendo agito in maniera corretta: “Non ho ricevuto alcuna convocazione per il comitato di viabilità da parte della Prefettura di Pescara”, mette a verbale la poliziotta smentendo la versione dell’ex prefetto. Provolo in quelle ore non è propenso anche a chiedere l’aiuto dei soldati. Che non sia possibile fronteggiare l’emergenza autonomamente è chiaro anche a Paolo D’Incecco, dirigente provinciale che aveva detto di riferire al direttore dell’albergo di Rigopiano di “non rompere i c…”: “Se devi intervenire sulle comunali, devi far venire l’esercito”, dice intercettato con il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco che spiega di aver avuto un contatto con il prefetto e “se necessario intervengo sulle comunali”.
Ma ci vorrebbero i militari, appunto, e Provolo non lo ritiene necessario. È un’altra telefonata di D’Incecco a chiarire il quadro. Il dirigente parla con una consigliere provinciale, Silvina Sarra, che ha partecipato al vertice in prefettura. “Con una certa nonchalance il Prefetto, secondo il mio punto di vista, sta sottovalutando lo stato di emergenza…”, dice Sarra. E D’Incecco: “Adesso noi dobbiamo fare prima le strade e le scuole, dopo aiutiamo il territorio…fa venire l’esercito, fa venire gli elicotteri…”. Sarra a quel punto risponde: “Il Prefetto ha detto no!”. D’Incecco ribatte lapidario: “Se ne assume la responsabilità”.
Il Noe sottolinea anche nella sua informativa “come sia emerso con forza un “esubero” di mezzi in attività ad Atri il giorno 17″ mentre c’erano altri centri in attesa, tra cui Rigopiano. L’aspetto viene “evidenziato con tono critico dallo stesso presidente della provincia di Teramo Di Sabatino che, tuttavia, è apparso impossibilitato ad intervenire per “correggere” la distribuzione dei mezzi stessi”. Tra tali mezzi “ne ha certamente operato uno messo a disposizione da Strada dei Parchi spa, “rimandato indietro” in quanto troppo grande rispetto all’emergenza da soddisfare”.
La stessa Strada dei Parchi, il giorno successivo, si legge ancora nell’informativa “aveva messo a disposizione un mezzo già dalla mattina del 18 destinato a soddisfare le esigenze della zona vestina (compreso Farindola) ma nessuno è andato a prelevare il mezzo fino a sera, quando si è recato personale dell’Anas. Su tale circostanza le conversazioni intercettate sono di una chiarezza straordinaria“. Lorenzo Sospiri, consigliere regionale, dice a Claudio Ruffini, capo dello staff di Luciano D’Alfonso, governatore dell’Abruzzo: “La gente sta morendo e voi non vi rendete conto”.