Passerà alla storia come lo scisma di Palermo quello che si sta consumando nel capoluogo siciliano a causa della decisione del dirigente dell’istituto Ragusa Moleti di togliere dalla scuola le statue della Madonna e di Gesù Cristo oltre alle immagini dei Papi. In queste ore la città si è divisa sulla decisione di Nicolò La Rocca a colpi di raccolte firme. Da una parte i cattolici e molti genitori dall’altra i laici e molti presidi a difesa del collega.
Ieri è stata lanciata una petizione online sulla piattaforma “Citizen go” per chiedere che sia immediatamente ritirata la circolare che bandisce le immagini sacre e le preghiere dei bambini prima di mangiare. Un’iniziativa che nel giro di ventiquattr’ore ha raccolto più di diecimila firme. I firmatari definiscono la scelta del preside “una furia laicista degna del terrore giacobino, che oltre ad aver intristito i bambini dell’istituto, ha ricevuto immediatamente le durissime critiche di molta parte del corpo docenti e soprattutto dei genitori, del tutto esclusi da qualsiasi processo decisionale in merito a questa mossa ideologica”.
I genitori pongono l’attenzione sulla tradizione: “Recitare una preghierina cantata prima di mangiare è un atto di culto? Veramente non si riconosce la differenza che passa tra semplici elementi di tradizione e devozione popolare e, ad esempio, celebrare dei sacramenti o altre funzioni, che certamente non possono avvenire in orario scolastico (e infatti non avvengono)?”. Un appello che rivolgono ai superiori di La Rocca: “Chiediamo al direttore dell’ufficio scolastico regionale della Sicilia, di fornire quanto prima la corretta interpretazione di buon senso delle indicazioni del Miur, che nel caso concreto non possono essere considerate violate da un semplice segno della croce, e men che meno dal dolce volto di San Giovanni Paolo II”.
Intanto nei giorni scorsi la stessa ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha tirato le orecchie al dirigente: “Il preside di Palermo che ha fatto togliere il crocefisso dall’aula ha attuato in modo improprio una circolare del 2009 che indicava che non dovevano esserci scuole confessionali, che è cosa differente dall’avere in classe i simboli della religione cattolica. Chi è intervenuto in quel modo non ha ascoltato i genitori”. A difendere il dirigente invece sono intervenuti i colleghi e molti docenti. In quasi cinquecento (468 a ieri) hanno firmato una lettera di solidarietà a La Rocca: “Fatta salva la libertà di culto di ognuno, è opportuno considerare che la scuola pubblica non può e non deve essere luogo di professione di fede, di nessuna fede, la scuola è luogo di confronto, dove si può anche discutere di fede, ma dove il dogmatismo (sia esso di di tipo religioso, o storico, o scientifico, qualunque tipo) non deve trovare dimora. La scuola è luogo di incontro di numerose religioni e tra queste occorre trovare una convivenza civile, democratica, rispettosa della fede, della dignità, del diritto di ognuno”.