Il procuratore generale ha chiesto la conferma della condanna in primo grado con l'accusa di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e falso
Cinque anni per l’ex sindaco di Genova Marta Vincenzi, quattro anni e nove mesi per Francesco Scidone, ex assessore comunale alla protezione civile, 4 anni e 5 mesi a Gianfranco Delponte, dirigente comunale. Sono queste le richieste del procuratore generale Luigi Cavadini Lenuzza nel processo d’appello per l’alluvione di Genova del 2011 in cui morirono sei persone, quattro donne e due bambini. L’ex sindaca è accusata di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e falso. Il procuratore generale ha chiesto inoltre la trasmissione degli atti alla procura per i dirigenti scolastici che decisero di far uscire i ragazzi dalle scuole nonostante la situazione di pericolo e che ora potrebbero ritrovarsi a loro volta indagati per disastro colposo.
L’alluvione risale al 4 novembre 2011, quando un’ondata di maltempo si abbatte sul capoluogo ligure fa esondare i torrenti della città. “Mi considero innocente, ci sono tre gradi di giudizio” aveva dichiarato la Vincenzi dopo la sentenza di primo grado che la condannava a cinque anni. Secondo l’accusa, qualcosa nella macchina comunale si inceppò e l’emergenza non venne affrontata nella maniera corretta. Anzi, i verbali sull’esondazione vennero falsificati per modificare gli orari di esondazione, in modo da poter sostenere la tesi difensiva che l’alluvione derivava da una “bomba d’acqua” imprevedibile. Una versione smentita dagli atti d’indagine: “Gli uffici comunali di protezione civile avevano ricevuto notizie allarmanti già alle 11 mentre il rio Fereggiano esondò intorno all’una”. Le strade non vennero chiuse in maniera tempestiva e pure le scuole rimasero aperte.