I periti nominati dalla Procura hanno concluso che la causa della morte del calciatore potrebbe essere un “soffocamento lento”. Sembrerebbe, infatti, che sia stato soffocato “con una busta”
È stato prima soffocato e poi investito dal camion. La sorella di Denis Bergamini, Donata, finalmente ha sentito in aula la verità sulla morte del fratello, il calciatore del Cosenza ucciso il 19 novembre 1989 sulla statale 106, all’altezza di Roseto Capo Spulico. Nonostante sia la terza inchiesta e con alle spalle già due archiviazioni, lo urla da 28 anni e oggi, in aula davanti al gip di Castrovillari Teresa Reggio, i periti le hanno dato ragione.
Al termine dell’incidente probatorio, durato cinque ore, l’avvocato Fabio Anselmi che assiste i familiari del calciatore ha spiegato che Denis Bergamini “è stato ucciso prima di essere coricato sotto il camion” davanti al quale, secondo la tesi dell’epoca, il giovane si era gettato per suicidarsi. La causa della morte potrebbe essere un “soffocamento lento”. Sembrerebbe, infatti, che Bergamini sia stato soffocato “con una busta” poco prima di essere investito dal camion guidato da Raffaele Pisano, indagato per l’omicidio assieme all’ex fidanzata del giocatore Isabella Internò. Per i periti, la ruota anteriore destra dell’automezzo è salita sul corpo di Bergamini quando questo era già morto oppure in fin di vita.
L’ipotesi della busta è la più probabile perché, stando a quanto trapela da chi ha partecipato all’udienza, se chi lo ha ucciso avesse utilizzato le mani, una sciarpa o un cuscino avrebbe certamente lasciato segni più evidenti sul collo del calciatore che, invece, non c’erano. La ricostruzione della dinamica, inoltre, sembra escludere che a soffocare Bergamini sia stata la sola Isabella Internò. Piuttosto sulla scena del delitto, oltre a lei, potrebbero esserci stati più uomini sui quali, adesso, la Procura di Castrovillari guidata da Eugenio Facciolla sta cercando di chiudere il cerchio.
Uomini che potrebbero essere stati complici della fidanzata del calciatore e del camionista Raffaele Pisano. Oppure, questi ultimi, potrebbero essere stati minacciati da qualcuno e costretti a partecipare all’omicidio. Non nasconde la sua soddisfazione il procuratore Facciolla che, all’Ansa, ha affermato: “Siamo in piena fase di indagini preliminari quindi questo fa capire che non si può parlare né di quello che si sta facendo, né di quello che si farà; finita l’udienza guardiamo avanti”. Per il magistrato, il lavoro dei periti è stato “egregio, davvero eccellente dal punto di vista scientifico, un grosso passo avanti”.
“La prima verità è arrivata perché mio fratello l’hanno soffocato, adesso aspettiamo le altre”. Sono le parole di Donata Bergamini uscendo dal Tribunale: “Sono soddisfatta tantissimo anche perché oggi è stato fatto quello che doveva essere fatto allora. È chiaro che comunque si tratta di una morte negata per 28 anni”.
Ad accompagnare in Tribunale la sorella del calciatore del Cosenza ucciso, oltre al suo avvocato, c’era Ilaria Cucchi: “Sono qui al fianco di Donata come associazione ‘Stefano Cucchi’ onlus e, soprattutto e prima di tutto come sorella di Stefano. Le nostre strade sembrano finalmente in un momento di svolta. Entrambe sappiamo la fatica che è stata arrivare fin qui. Entrambe sappiamo i sacrifici che abbiamo dovuto fare. Questo è sicuramente un momento positivo, nel quale si ha la netta sensazione che è proprio vero che non bisogna mai smettere di credere nella giustizia. Bisogna andare avanti utilizzando tutte le proprie energie ma ne vale assolutamente la pena”. “È emozionante – ha concluso Ilaria Cucchi – essere qui nel momento in cui, dopo 28 anni, si riapre la strada della verità su quanto è accaduto al povero Denis Bergamini. Coloro che per 28 anni hanno vissuto la propria vita tranquillamente nell’illusione che mai sarebbero stati chiamati a rispondere delle proprie responsabilità, oggi credo che debbano temere”.