Il dirigente dell’Istituto per le Opere di Religione è stato letteralmente scortato fuori dalla Città Stato con una decisione che appare decisamente improvvisa. La notizia, subito confermata dalla vicedirettrice della Sala Stampa della Santa Sede, Paloma García Ovejero, ha destato non poche ipotesi su cosa di talmente grave sia stato scoperto. Unica certezza: ennesimo colpo per la riforma 'finanziaria' di Papa Francesco
Non c’è pace per lo Ior. Mentre Papa Francesco sta per lasciare il Myanmar per recarsi in Bangladesh, seconda e ultima tappa del suo viaggio in Asia, dal Vaticano trapela che il 27 novembre scorso è stato allontanato il vicedirettore della banca vaticana, Giulio Mattietti. Il dirigente dell’Istituto per le Opere di Religione è stato letteralmente scortato fuori dallo Stato della Città del Vaticano con una decisione che appare decisamente improvvisa e alquanto misteriosa. La notizia, subito confermata dalla vicedirettrice della Sala Stampa della Santa Sede, Paloma García Ovejero, ha destato non poche ipotesi su cosa di talmente grave sia stato scoperto da indurre i vertici del Vaticano ad allontanare fisicamente Mattietti dal suo ufficio.
Al momento la Santa Sede non ha voluto precisare i motivi dell’allontanamento di Mattietti che era stato nominato, nel novembre 2015, insieme all’attuale direttore generale dello Ior, Gian Franco Mammì. Una nomina, quest’ultima, che era stata comunicata dal Papa in persona quando, il 24 novembre 2015, aveva visitato la sede dello Ior e incontrato il Consiglio di sovrintendenza della banca vaticana. L’ipotesi iniziale era che Mammì sarebbe stato coadiuvato proprio da Mattietti in attesa della scelta di un nuovo vicedirettore. In realtà, però, in questi due anni Mattietti ha svolto proprio il ruolo di numero due di Mammì in qualità di aggiunto al direttore con funzioni delegate. A quanto trapela, inoltre, nei giorni passati ci sarebbe stato un analogo provvedimento a carico di un dipendente dell’Istituto.
Dottore in fisica e sviluppatore informatico, Mattietti ha lavorato per molti anni allo Ior e prima di approdare alla direzione generale era stato responsabile di un settore molto delicato, come quello dell’Information Technology. Francesco lo aveva scelto, insieme a Mammì che prese il posto di Rolando Marranci, proprio per ritornare a valorizzare le risorse interne allo Ior dopo un periodo che aveva visto l’ingresso nella banca vaticana di professionalità esterne, anche non italiane. Si trattava di dare un chiaro segnale di svolta anche dopo l’allontanamento di Paolo Cipriani e Massimo Tulli, rispettivamente direttore generale e vicedirettore dell’Istituto per le Opere di Religione, entrambi legati alla gestione precedente all’elezione di Francesco.
L’allontanamento forzato di Mattietti è una nuova pesante tegola per il pontificato di Francesco che va a colpire la parte delle riforme economiche già pesantemente minata. Prima, infatti, Bergoglio ha dovuto congedare il cardinale George Pell dal ruolo di prefetto della Segreteria per l’economia a seguito delle accuse pesantissime di pedofilia e stupri che la magistratura australiana gli ha rivolto. Attualmente, infatti, il porporato si trova ancora sotto processo. Successivamente c’è stato l’allontanamento improvviso del primo, e al momento unico, revisore generale vaticano, Libero Milone, dopo appena due anni dal conferimento del suo incarico. Una vicenda che si è subito colorata di tinte fosche dopo che lo stesso Milone ha puntato il dito contro la Santa Sede affermando che le sue dimissioni furono estorte con la minaccia dell’arresto. Immediata fu in quel caso la replica del Vaticano che ha accusato Milone di aver “incaricato illegalmente una società esterna per svolgere attività investigative sulla vita privata di esponenti della Santa Sede”.
Il Papa, dopo aver deciso di continuare a tenere aperto l’Istituto per le Opere di Religione, posizione tutt’altro che scontata all’inizio del suo pontificato, ha avviato una radicale opera di bonifica della banca vaticana con la chiusura di migliaia di conti e la lotta al riciclaggio di denaro sporco. Operazione che ha iniziato a dare i suoi frutti dato che in Vaticano, nel 2016, le segnalazioni di attività finanziarie sospette sono state 207 contro le 544 del 2015. Di questa opera di trasparenza, però, ne ha risentito in modo inevitabile il bilancio dello Ior che nel 2015 si è chiuso con 16 milioni di euro di utili, in forte calo rispetto ai 69,3 milioni di euro del 2014, e un capitale netto di 654 milioni di euro, invariato rispetto all’anno precedente. Nel 2016, invece, l’utile netto della banca vaticana è più che raddoppiato toccando quota 36 milioni di euro. Il patrimonio netto ha registrato un leggero calo attestandosi a 636 milioni. Attualmente lo Ior ha 15mila clienti diffusi globalmente che hanno affidato risorse per un valore totale di 5,7 miliardi di euro.
Nel suo recente libro sui misfatti dei sacri palazzi, Peccato originale (Chiarelettere), Gianluigi Nuzzi riporta anche una conversazione telefonica riservata tra l’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, tra i firmatari di una lettera in cui si sostiene che Francesco sia eretico, e un uomo delle istituzioni, come lo definisce il giornalista. “Dovrai evitare assolutamente – è il consiglio rivolto al banchiere – di conoscere i nomi dei correntisti. Così un domani, dovesse un’indagine penale coinvolgere l’Istituto, non ti toccherà. Pensaci, è un gran bel vantaggio”. “E se invece dovessi chiedere i nomi dei clienti?”, replica Gotti Tedeschi. “A quel punto, amico mio, avrai quindici minuti per mettere in sicurezza i tuoi figli”. Evidentemente nella banca vaticana c’è ancora molto da bonificare.
Twitter: @FrancescoGrana