Il presidente del Coni intervenendo alla presentazione del progetto "Sport e integrazione" si è schierato a favore del provvedimento che riforma l'acquisizione della cittadinanza. Che però ha sempre meno possibilità di essere discusso e approvato prima della fine legislatura
“Senza Ius soli negli ultimi 15 anni abbiamo perso 4 milioni e mezzo di potenziali atleti tra i 14 e i 19 anni”. Mentre la politica dà segnali negativi sulla riforma della cittadinanza e il ddl sembra ormai destinato a impantanarsi per sempre in Senato, è stato il presidente del Coni Giovanni Malagò a prendere la parola in favore del provvedimento. La settimana che si è aperta con le frasi di condanna di Silvio Berlusconi sul tema (“No alla cittadinanza a chi odia i cristiani e gli ebrei”), è proseguita con le manovre della maggioranza per far andare avanti la legge sul fine vita al posto di quella sullo Ius soli perché troppo divisiva in vista della campagna elettorale.
Malagò oggi, presentando i risultati del progetto “Sport e integrazione” al Foro Italico a Roma, ha dichiarato: “C’è qualcuno che cavalca certe cose per proprio tornaconto, come sulla legge per lo ius soli. Il mondo dello sport è da subito stato il portabandiera (della cittadinanza sportiva, ndr), ma non vuole essere strumentalizzato né tirato per la giacchetta. Sicuramente in Italia abbiamo una crescita demografica che è pari a zero e, guardando alle statistiche, negli ultimi 15 anni abbiamo perso 4 milioni e mezzo di potenziali atleti tra i 14 e i 19 anni”. Quindi ha aggiunto: “Oggi molte persone che risiedono in Italia non sono riconosciute come italiane e per questo non possono indossare la maglia azzurra. Ma lo sport non è né di destra né di sinistra, non può avere svantaggi: a tutti deve essere permesso di praticare la propria disciplina e bisogna lavorare per questo”. E poi la conclusione: “E’ inaccettabile che i nostri figli siano a scuola con altri ragazzi, vanno a fare sport e magari questi ragazzi sono anche più bravi di alcuni dei nostri ma non possono competere ai vari livelli dei campionati o addirittura in alcuni casi indossare la maglia azzurra: questo non è giusto”.
Mentre dalla politica arrivano segnali per cui la legge potrebbe non vedere la luce, dal campo Pd sostengono che invece non tutto è perduto. “Noi sui diritti siamo determinati”, ha detto il vicesegretario dem e ministro all’Agricoltura Maurizio Martina. “E andiamo avanti. Si può completare una legislatura di svolta e noi siamo impegnati con serietà sia sul biotestamento che sulla legge per la cittadinanza con nuovi diritti e doveri”. Non vuol dire niente, nel senso che da mesi i dem sostengono di avere lo Ius soli tra le priorità senza avere i numeri in Parlamento. Mentre procedono le trattative per l’intesa su una possibile coalizione a sinistra, è Campo progressista dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia a chiedere al Pd un “atto concreto”, ovvero la calendarizzazione del provvedimento. “Siamo consapevoli delle difficoltà e non vogliamo mettere a rischio la legislatura” ma almeno mettere in agenda la legge, anche se poi non si dovesse portare in aula, “sarebbe un segno di volontà, di impegno sul tema”.