Arriva il fondo per le persone che accudiscono in maniera continuativa i familiari disabili gravi e gravissimi. E’ previsto da un emendamento all’articolo 30 della manovra in via di approvazione. Ma lo stanziamento di 60 milioni nel triennio 2018-2020 è assai esiguo e nulla viene detto dei diritti di chi si occupa a tempo pieno dei parenti disabili. Inoltre le modalità di assegnazione e riparto dovranno essere definite da un successivo disegno di legge che toccherà al prossimo governo. L’iniziativa è insomma un primo timido, piccolo passo in un cammino decisamente lungo verso il riconoscimento di diritti fondamentali per i caregiver.
Per ora ci sono infatti solo due certezze. La prima è che il fondo sarà istituito presso il Ministero del lavoro. La seconda è il riconoscimento della figura giuridica del caregiver: nell’emendamento, proposto dalla senatrice gruppo misto Laura Bignami (Movimento X) e controfirmato da tutti i capigruppo al Senato, il caregiver viene infatti identificato come un familiare entro il terzo grado che si prende cura di un parente non autosufficiente. La situazione di gravità del disabile viene poi definita “ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 11 febbraio 1980, n. 18”. Con questa formulazione, il fondo andrà principalmente a beneficio di circa 3 milioni di caregiver che accudiscono familiari con invalidità riconosciuta al 100 per cento. Tuttavia non è escluso che il disegno di legge successivo possa aprire anche a parenti di persone affette da non autosufficienza grave e gravissima, anche se non certificata dal massimo di invalidità.
Difficile quindi, in questa fase, stabilire a quanto ammonterà il sostegno economico per ogni familiare impegnato a tempo pieno nella cura del parente disabile. Se, per ipotesi, lo stanziamento indicato in manovra venisse equamente suddiviso, ad ogni caregiver italiano toccherebbero appena 6 euro e 60 centesimi l’anno. Ma è probabile che il legislatore decida di concentrare le risorse solo su alcuni caregiver sulla base della gravità dello stato del familiare assistito. In questa fase, non si può però escludere che il criterio per l’assegnazione dei fondi possa essere semplicemente la data di presentazione delle domande fino ad esaurimento dello stanziamento.
“Al di là del sostegno economico alle famiglie con disabili gravi e gravissimi, questo emendamento è importante perché per la prima volta riconosce l’esistenza del caregiver nel nostro ordinamento e gli attribuisce una funzione sociale” spiega la senatrice Bignami. “Questo non migliorerà nell’immediato la vita dei familiari che si occupano assiduamente della cura dei loro cari disabili, ma se un domani ci si arriverà come spero, sarà certamente merito di questo emendamento – precisa la senatrice – E’ un punto di partenza per riconoscere ai caregiver diritti che ho chiesto già con un disegno di legge del 2015”. E’ da allora che la senatrice Bignami si sta battendo per il riconoscimento della figura del caregiver, del suo diritto alla salute e ai contributi figurativi per l’accesso alla pensione. “Due anni fa sono arrivata ad un passo dal far approvare un emendamento che avrebbe cambiato le cose per queste persone, ma poi non ce l’ho fatta per sette voti”, ammette amaramente la senatrice che sul tema caregiver avrebbe voluto #unaleggesubito, come riferiva il suo slogan a sostegno della calendarizzazione del disegno di legge 2128 del 2015.
Non a caso anche l’accoglienza riservata dalle famiglie disabili alla notizia dell’emendamento caregiver in manovra è stata decisamente fredda. “Dopo 20 anni di attesa, la montagna ha partorito il topolino – dichiara Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento nazionale famiglie disabili – Temiamo sia solo un’iniziativa a scopo elettorale come è accaduto per il Dopo di Noi”. Il rischio è che “sia solo una mancia in vista di imminenti elezioni”, ammonisce Chiara Bonanno, mamma di Simone, ventenne costretto a letto da una cerebrolesione grave, e da trent’anni in prima linea per il riconoscimento dei diritti dei familiari di disabili gravi e gravissimi. Ormai da tempo le famiglie con persone non autosufficienti chiedono per i caregiver il riconoscimento del diritto alla salute (malattie retribuite), il diritto al riposo, alle ferie e ai contributi figurativi per il lavoro svolto accanto dei loro cari. Finora sono rimasti inascoltati. Anche a dispetto del fatto che l’Italia è rimasta uno degli ultimi paesi d’Europa a non riconoscere e tutelare la figura del familiare impegnato a tempo pieno nella cura di un parente disabile.