“Ho deciso di non dimettermi perché so di essere innocente. In questi due anni e mezzo di mandato sono stato un sindaco onesto e, anche se so che sarà doloroso e faticoso, voglio che venga certificato. Non ho mai favorito, né ostacolato nessuno in virtù dei miei interessi personali e approfittando del mio ruolo istituzionale”. Alla fine il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi – indagato dalla Procura per tentata concussione continuata ai danni della vicepresidente di un’associazione culturale mantovana alla quale, secondo l’accusa, avrebbe chiesto favori sessuali in cambio di contributi economici all’associazione stessa – mercoledì sera si è presentato in consiglio comunale e ha parlato ribadendo quanto dichiarato martedì sera all’uscita dalla Procura di Mantova, dove è stato interrogato per tre ore dal procuratore capo Manuela Fasolato e dal pm titolare dell’indagine Donatella Pianezzi.
La notizia che Palazzi si sarebbe presentato in consiglio e non si sarebbe dimesso aveva iniziato a circolare già in tarda mattinata, ma mancavano le conferme del diretto interessato che, in consiglio, ha ribadito: “Continuerò a non parlare del procedimento giudiziario nel rispetto dell’indagine e della magistratura. I processi non si fanno in piazza, perché non è la piazza che può determinare la giustizia e l’esito del procedimento”. Nell’aula consiliare colma di pubblico e giornalisti, l’ingresso del primo cittadino è stato accolto da un lungo applauso proveniente dai banchi della maggioranza, mentre i consiglieri di minoranza hanno protestato perché sulle dichiarazioni del sindaco e sul procedimento giudiziario che lo vede coinvolto non è stata aperta nessuna discussione pubblica. Tre consiglieri di opposizione – Alessandra Cappellari e Massimo Zera della Lega e Alberto Grandi di una civica – hanno abbandonato l’aula per protesta, mentre un altro consigliere di opposizione, Luca De Marchi indipendente vicino alla Lega, ha cercato di intervenire sul tema prima che il sindaco prendesse la parola, nonostante le minacce di espulsione arrivate dal presidente del consiglio Massimo Allegretti. “Vero che il regolamento non lo prevede – ha detto Alessandra Cappellari – ma, vista la gravità della situazione, sarebbe stato opportuno aprire un dibattito sulla vicenda giudiziaria che vede coinvolto il sindaco”. Più o meno unanime il commento che arriva dai banchi dell’opposizione sulla decisione del sindaco di non dimettersi: “Corriamo il rischio – ha detto Giuliano Longfils di Forza Italia – di avere un sindaco a metà servizio, diviso fra gli impegni istituzionali dell’amministrazione e quelli giudiziari per il procedimento che lo vede coinvolto”. “Le valutazioni politiche sulla vicenda – ha detto Pierluigi Baschieri di Forza Italia – le faremo al termine dell’indagine in corso. Certo le accuse nei confronti del sindaco sono gravi. Per la città di Mantova è un danno”. Il sindaco ha anche comunicato che, dopo un’attenta valutazione fatta con i suoi legali, ha deciso “per evitare strumentalizzazioni” di sostituire l’avvocato Paolo Gianolio con l’avvocato Giacomo Lunghini di Milano. Gianolio, infatti, è anche presidente della Fondazione Universitaria Mantovana di cui il Comune di Mantova è fra i soci fondatori.