Il danno all'edificio non era evitabile, la massa di neve avrebbe "distrutto anche un bunker in cemento armato" ma “la tempestiva evacuazione delle persone" avrebbe permesso di salvarle “ben prima che i quantitativi di neve al suolo rendessero ingestibile la percorribilità della strada provinciale”
La valanga che distrusse l’hotel di Rigopiano non fu causata dalle scosse di terremoto registrate la mattina del 18 gennaio. E non solo era prevedibile, ma si sarebbero potute salvare le vite umane evacuando l’albergo due giorni prima. Sono queste le conclusioni a cui sono giunti gli esperti nominati dalla Procura di Pescara. “Si può concludere, con una ragionevole certezza – si legge nella perizia depositata agli atti dell’inchiesta che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati altre 23 persone -, che le scosse sismiche non hanno giocato un ruolo causale diretto per il distacco della valanga, la quale viceversa è stata innescata per carico gravitativo“.
Il resort Rigopiano fu seppellito dalla neve che si era accumulata in abbondanza sulle cime dei monti e la nevicata era assolutamente prevedibile: “L’evento del 18 gennaio – ritengono i periti – può essere considerato relativamente eccezionale per la sua entità e magnitudo ma certamente e oggettivamente prevedibile sulla base di analisi, anche routinarie” affermano i periti Bernardino Chiaia, Igor Chiambretti e Barbara Frigo. Quindi “per salvare le vite umane era necessario evacuare l’hotel due giorni prima della tragedia. Tale evacuazione avrebbe dovuto avvenire – scrivono i periti – già dal primo pomeriggio del 16, quando sia i bollettini meteorologici e il relativo avviso di condizioni meteorologiche avverse sia il bollettino valanghe emesso dal Servizio Meteomont avevano confermato lo scenario di precipitazioni nevose intense e di possibile attività valanghiva”
Per i periti “il bacino valanghivo al termine del quale era ubicato l’Hotel Rigopiano dimostra di avere tutte le caratteristiche morfologiche, morfometriche, vegetazionali e nivologiche per poter essere catalogato quale un sito soggetto a fenomeni di magnitudo anche elevata con tempi di ritorno estremamente variabili”. Dalla lettura delle carte aeree quindi si comprende come ”in particolare il vallone che insiste sulla località di Rigopiano, mostri evidenti e numerose tracce di attività valanghiva” sostengono i periti, che evidenziano anche come “siano ben visibili, nelle valli limitrofe, numerose tracce penetranti causati dallo scorrimento di valanghe nella fascia occupata dalle faggete”.
Per questi motivi si poteva “evitare la perdita delle vite umane. Il danno all’edificio non era evitabile, anche se era costruito secondo buoni criteri, ma le pressioni di impatto erano tali che avrebbero distrutto anche un bunker in cemento armato“. La valanga avrebbe comunque distrutto l’hotel, ma “la sospensione temporanea dell’esercizio del Rigopiano e la tempestiva evacuazione delle persone” avrebbe permesso di salvarli “ben prima che i quantitativi di neve al suolo rendessero ingestibile la percorribilità della strada provinciale”. Strada da cui non fu tolta la neve per una lunga serie di ritardi e negliegenze.
Per i tre periti della Procura poi “è innegabile che proprio la costruzione del centro benessere abbia aumentato l’appetibilità del complesso alberghiero e, pur non avendo aumentato l’esposizione potenziale in termine di numero di posti letto, ha verosimilmente aumentato l’esposizione reale in termini di numero di posti letto realmente occupati, anche considerando la mancanza di attrattive differenti per l’albergo nel periodo invernale. Ciò ha peraltro anche incrementato il numero di lavoratori impiegati presso la struttura. A tal proposito si ricorda che l’albergo, prima delle trasformazioni degli anni dal 2006 e prima della chiusura, risultava comunque chiuso durante il periodo invernale. Sempre con riferimento alla spa, negli anni 2007 e 2008 sono state presentante istanze di permesso a costruire per varianti al progetto già assentito: anche in questo caso l’iter approvativo non ha fatto emergere l‘incompatibilità del manufatto con i Piani vigenti. Oltre alla non conformità urbanistica della spa, si rileva la presenza di ulteriori porzioni abusive (manufatti bassi e ampliamento della zona ristorante), come emerge dalla relazione finalizzata a una valutazione di due diligence redatta dal consulente della proprietà. Lo stesso consulente, in seguito, si occupò della redazione di relazione tecnica per l’ottenimento di permesso di costruire finalizzato a sanare parzialmente detti abusi”.