Tre vedette a presidiare la zona, bustine che venivano calate dall’alto con una corda, spacciatori che se arrestati venivano rimpiazzati nel giro di pochi minuti. Centinaia di vendite giornaliere per quella che era la principale fonte di reddito di un gruppo mafioso legato alla famiglia Santapaola. Un’associazione a delinquere che per i suoi traffici utilizzava anche un bimbo di 6 anni. È questo il gruppo che i carabinieri hanno completamente smembrato questa mattina: 36 arresti, oltre 100 perquisizioni. La banda operava nel quartiere Librino e la piazza di spaccio era riconducibile a Rosario Lombardo, pluripregiudicato di Cosa Nostra della famiglia Santapaola. Quando i militari sono entrati in azione, però, non si aspettavano di trovare tra anche un bambino di sei anni. Il piccolo, probabilmente ignaro delle sue azioni, era utilizzato dalla banda durante la fase di spaccio con diverse modalità. “A questo bambino è stato sottratto il futuro – hanno detto gli investigatori durante la conferenza stampa a Catania – Cercheremo di recuperarlo al più presto possibile”. L’indagine è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia ed è partita nel 2016. Gli arrestati dovranno rispondere dell’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti.
La vendita di droga avveniva in un complesso residenziale in viale Percorino. L’attiva di spaccio era frenetica e il gruppo si era organizzato attraverso una struttura piramidale nella quale a ogni membro corrispondeva un ruolo ben preciso. Tre vedette tenevano sotto controllo la zona, mentre l’acquirente doveva prima contattare un pusher. Ricevuta la richiesta, lo spacciatore andava a recuperare la droga da un’altra persona che gli passava la droga con una corda da un appartamento ai piani superiori. Una procedura che veniva ripetuta fino a 200 volte al giorno. L’associazione era tanto ben organizzata che, nel caso di eventuali arresti in flagranza (25 nell’ultimo anno), il pusher veniva sostituito immediatamente e dopo 10 minuti la piazza riprendeva l’attiva di spaccio in maniera regolare.
L’operazione dei carabinieri ha disarticolato completamente quella che gli inquirenti ritengono la primaria fonte di reddito del gruppo riconducibile a Lombardo, come spiegato dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro: “Queste piazze di spaccio sono una delle fonti di reddito più importanti dell’organizzazione mafiosa, più ancora dell’attività estorsive, più ancora delle altre attività illecite. È un’attività che permette di foraggiare le attività lecite delle organizzazioni mafiose che fanno poi concorrenza sleale all’imprenditoria più sana. Purtroppo la droga a Librino – continua Zuccaro – è un’occasione perversa ed illecita di dare lavoro a persone che purtroppo non ce l’hanno”.