"I figli non si tolgono nemmeno ai mafiosi perché ogni bambino ha diritto a crescere nella famiglia dove è nato, e anche se Alexander Boettcher e Martina Levato sono responsabili di crimini raccapriccianti, dare in adozione il loro figlio equivarrebbe - sostiene il pg della Cassazione Francesca Ceriani - a una non consentita operazione di genetica familiare"
I giudici di primo e seconfdo grado avevano confermato l’adottabilità del figlio Martina Levato e Alexander Boettcher, condannati per le aggressioni con l’acido. Oggi da Roma invece l’accusa chiede che si scelga una strada diversa per il piccolo che ha compiuto due anni ad agosto: affidarlo ai nonni. “I figli non si tolgono nemmeno ai mafiosi perché ogni bambino ha diritto a crescere nella famiglia dove è nato, e anche se Alexander Boettcher e Martina Levato sono responsabili di crimini raccapriccianti, dare in adozione il loro figlio equivarrebbe – sostiene il pg della Cassazione Francesca Ceriani – a una non consentita operazione di genetica familiare, come se il piccolo fosse nato con una macchia. I nonni materni sono idonei a crescerlo e ne hanno diritto”
“La legge contempla l’affidamento quando ci sono rapporti significativi e nel caso del figlio di Alexandeer Boettcher e Martina Levato occorre dare rilievo al fatto che i nonni materni hanno avuto con lui 46 incontri, senza mancare mai ad un appuntamento tutte le volte che era loro consentito, e chiaramente la significatività del rapporto deve essere calibrata rispetto al fatto che si tratta di un neonato” ha detto il pg chiedendo di ottenere in affidamento il nipote nato nell’agosto del 2015 quando la figlia era già in carcere.
“I genitori di Martina – hanno sottolineato Maurizio e Massimiliano Gabrielli, legali dei nonni materni – sono insegnanti di scuola media, tuttora in servizio perché hanno solo 56 anni, e sarebbe singolare se lo Stato ritenesse che non sono in grado di crescere un nipotino quando tutti i giorni gli affida la formazione e l’educazione di decine di studenti”. Boettcher e Levato sono in prigione dal 2014 per aver sfigurato e rovinato la vita a tre giovani ragazzi con lanci di acido che hanno provocato ustioni gravissime, e per aver tentato di evirare una quarta vittima, con l’obiettivo di ‘purificarèe’ Martina, ex studentessa alla Bocconi, dalle sue precedenti relazioni. Lui è stato condannato a 24 anni in appello, e ha una ulteriore condanna a 14 anni, lei a venti di reclusione.
Se la Cassazione dovesse accogliere la tesi del Pg e il ricorso dei nonni materni, sarebbe annullata la decisione del Tribunale di Milano che ha dichiarato adottabile il piccolo. Il Pg ha chiesto invece di respingere la richiesta di affido avanzata dalla nonna paterna, la signora Patrizia Ravasi, e da Boettcher, anche lui detenuto per i raid all’acido che hanno sfigurato tre persone.
Il Comune di Milano, costituitosi in Cassazione come tutore del figlio ha chiesto alla Suprema Corte di respingere la richiesta dei familiari del bimbo, nonni compresi. “Rispettiamo le figure di questi nonni – ha detto il legale rappresentante del sindaco Giuseppe Sala – ma l’impegno che vogliono assumersi è sproporzionato alle loro forze, al divario di età, alla durata pesante della pena alla quale sono stati condannati i genitori del bambino che non potranno quindi subentrare presto ai nonni, e al fatto che le aggressioni con l’acido che hanno compiuto denotano un totale deficit di senso civico che può certo essere colmato, ma solo attraverso un processo lungo e dall’esito incerto”.