La ricerca non si ferma e negli anni ha migliorato la vita di chi si infetta e di chi si ammala e solo pochi giorni fa è arrivata la notizia che sono positivi i test sugli animali di un vaccino. Una lotta senza sosta quella degli scienziati perché quella dell’Aids è guerra che ad oggi ha fatto in Italia oltre 44mila vittime, con più di 69mila casi. Dall’inizio dell’epidemia nel 1982 la malattia ha causato nel mondo 35 milioni di morti. Nel solo 2016, 120mila bambini sotto i 14 anni sono morti per cause legate all’Aids e ogni ora 18 bambini sono colpiti da Hiv, secondo le proiezioni dello Statistical Update on Children and AIDS 2017 sell’Unicef. Se questa tendenza dovesse persistere, nel 2030 sarebbero 3,5 milioni i nuovi casi di adolescenti colpiti da Hiv.

Cifre impressionanti, ed anche se negli ultimi anni il trend delle nuove diagnosi è in calo, non bisogna abbassare la guardia: il virus Hiv, infatti, continua a circolare e soprattutto i giovani sono a maggior a rischio, poichè tendono ormai a sottovalutare i rischi legati alla malattia e al contagio. Proprio per tenere alta l’attenzione, si celebra domani 1 dicembre la Giornata mondiale della lotta contro l’Aids, con iniziative in tutti i Paesi.

Innanzitutto i numeri che, avvertono gli specialisti, impongono di puntare sempre di più sulla prevenzione: nel 2016 nel mondo avevano l’Hiv 36,7 milioni di persone, i nuovi infetti erano stati 1,8 milioni. In Italia si stimano oggi 130mila sieropositivi, con 3.451 nuovi casi nel 2016: si è quindi osservata una lieve diminuzione sia nel numero delle diagnosi sia nell’incidenza, ma il calo è minore tra i giovani sotto i 25 anni. Ciò, ha sottolineato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, proprio a causa della “diminuita percezione del rischio soprattutto tra i ragazzi”.

Si è osservato inoltre un aumento dell’età media alla diagnosi, ma anche un cambiamento delle modalità di trasmissione: diminuisce infatti la proporzione di consumatori di sostanze per via iniettiva, ma aumenta la proporzione dei casi attribuibili a trasmissione sessuale. Sempre nel 2016 sono stati inoltre segnalati 778 casi di Aids conclamato e oltre il 50% era costituito da persone che non sapevano di essere Hiv positive. Per questo, il ministero della Salute ha lanciato la nuova campagna di comunicazione “Con l’Hiv non si scherza, proteggi te stesso e gli altri”, che utilizzerà, oltre alla televisione, anche i social media più diffusi tra i giovani, a partire da Youtube. Il fine è invitare alla prevenzione ed anche far conoscere la malattia se si considera che, rileva la Lega italiana per la lotta contro l’Aids (Lila), più di un ragazzo su 10 pensa che l’Hiv si possa contrarre con un bacio.

Secondo il ministero, proprio la popolazione giovanile tra i 15 e i 24 anni è tra le più colpite e quella tra i 25 e i 29 riporta l’incidenza più alta tra tutte le classi d’età: 14,8 nuovi casi per 100.000 residenti. È un dato “preoccupante che, purtroppo, non ci sorprende – sottolinea Massimo Oldrini, presidente Lila – poichè l’Italia è tra i pochi paesi Europei a non aver inserito nei programmi scolastici percorsi di educazione alla sessualità e all’affettività“. L’Onu giudica possibile la sconfitta dell’Aids entro il 2030 purché si adottino tutte le necessarie azioni: “L’Italia si è appena dotata di un Piano Nazionale di contrasto all’HIV/AIDS innovativo e in linea con questi obiettivi. Tuttavia – avverte Oldrini – senza le necessarie risorse questo piano non sarà attuabile e, al momento, queste risorse non sono state stanziate”. Non solo paesi industrializzati. L’Aids è infatti un’epidemia silenziosa che ancora affligge l’Africa: nei Paesi in cui, ad esempio, è presente la ong Medici con l’Africa Cuamm – dall’Angola all’Etiopia e il Mozambico – ancora oggi a causa del virus Hiv muore una persona ogni tre minuti.

Intanto un nuovo vaccino contro l’Hiv testato sugli animali ha iniziato a dare risposte positive. A compiere questa analisi, pubblicata sul Journal of Virology, sono stati i ricercatori del Centro tedesco dei primati del Leibniz Institut di Göttingen. Tra gli studiosi coinvolti, Antonia Redaelli e Massimiliano Bissa del Dipartimento di farmacologia e scienze biomolecolari dell’Università di Milano, Carlo Zanotto e Carlo De Giuli Morghen del Dipartimento di medicina biotecnologica e medicina traslazionale dello stesso ateneo. Il vaccino sperimentale è stato somministrato a dodici macachi che fungevano da modello animale per l’infezione da Hiv. “Abbiamo osservato che il virus in tutti gli animali vaccinati si replicava meno rispetto al gruppo di controllo”, ha sottolineato Ulrike Sauermann, primo autore dello studio.

Lo studio su Journal of Virology

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