SMETTO QUANDO VOGLIO, di Sydney Sibilia, con Edoardo Leo, Luigi Lo Cascio, Stefano Fresi, Valerio Aprea, Valeria Solarino – Italia 2017 Durata: 96’ Voto: 2,5/5 (AMP)
La prima evasione nerd della storia? Forse, ma non solo. Smetto quanto voglio – Ad Honorem chiude la sua trilogia, o meglio il suo corso di laurea triennale. Botto o non botto, l’epica della “Banda dei professori” trova il suo compimento. Dove eravamo rimasti? La frase fatidica è: “Sopox è la formula del gas nervino. Ecco a cosa gli serviva il cromotografo. Sto pazzo si è messo a sintetizzare il gas nervino”. Protagonista assoluto del terzo film è quindi il gas nervino, sostanza altamente esplosiva con cui Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio) vuole far esplodere il mondo, o meglio, l’istituzione italiana che non ha permesso al suo tecnopolo di avere i finanziamenti necessari per attrezzarsi a dovere. Con tanto di incidente in corso d’opera. Il professore pertanto si è dato alla macchia criminale, quella vera però, non come gli scalcinati geniacci della Banda che si sono trovati nella miseria di un precariato come da intuizione del progetto iniziale. È noto che Sibilia e i suoi autori abbiano girato secondo e terzo capitolo insieme, ed è questo il motivo di un tutt’uno narrativo e drammaturgico, con diverse scene intersecate fra l’uno e l’altro film a sostegno di una continuità del racconto. Inutile rimarcare che le risate non mancheranno, benché in misura contenuta rispetto al primo esplosivo lungometraggio. La parabola deve portare a compimento la missione dei professori e il loro aprire, come del resto in buona parte del secondo film, è all’interno di mura carcerarie. Smetto quando voglio 2 e 3 sono di fatto dei prison movie accompagnati dall’accattivante commento musicale simile agli Ocean di Soderbergh in ovvia salsa romanesca. Gag esilaranti tra cui l’entrata in scena di un altro prof – il Murena – incarnato da Neri Marcorè. Le presenze femminili sono in questo gran finale drasticamente ridotte, con uno spazio pressoché imponente occupato tanto da Zinni e soci, e dei suoi antagonisti. In ballo c’è la salvezza del tempio della cultura, di quella che è in sostanza la loro vera casa: l’Università.
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